Il volontario Davide Solaroli racconta la drammatica giornata nella comunit di Alabareto, vicino a Faenza, sommersa da acqua e fango. Ieri l’aiuto di amici e dei ragazzi della Comunit di San Patrignano
Diciotto ore con l’acqua che, all’interno delle strutture, superava i tre metri di altezza. Dalle 5.30, quando scattato l’allarme, fino alle 23.15 quando arrivato il primo elicottero dell’Aeronautica militare. Praticamente l’intera giornata di mercoled scorso. Tra la paura e l’attesa dei soccorsi. Mentre l’alluvione si allargava in gran parte dell’Emilia Romagna. Poi in piena notte sono state tratte in salvo le prime due persone, una donna e un anziano. Nel racconto di Davide Solaroli, volontario della Comunit Papa Giovanni XXIII e della Sant’Antonio di Albareto, vicino a Faenza (Ravenna), si percepisce ancora tutta la drammaticit vissuta dalla casa famiglia e dall’intera comunit. Pioveva. Mancava la corrente elettrica. Eravamo del tutto isolati. E l’acqua continuava a salire. Ci ha salvati un power bank con il quale abbiamo ricaricato i cellulari e siamo rimasti in contatto con la sala operativa dei soccorritori. Soltanto ieri i volontari della comunit sono potuti tornare per iniziare a sgomberare il fango negli alloggi, aiutati da amici e sostenitori, oltre che da alcuni ragazzi della Comunit di San Patrignano, che si sono fin da subito messi a disposizione della casa terapeutica.
mercoled. Sono le 5.30 alla Papa Giovanni XXIII di Albareto, una delle comunit dell’associazione internazionale fondata nel 1968 da don Oreste Benzi . L’alluvione era gi arrivata alle porte e oltre a Faenza e non riuscivo a dormire. Pensavo ai familiari, agli amici. stato allora che, per primo, ho sentito il rumore dell’acqua che entrava nella casa. Ho dato l’allarme: all’interno eravamo in 13 persone e abbiamo chiamato i soccorsi. Sono state, come comprensibile, ora di grande paura. Alle 23.15 finalmente arrivato l’elicottero. Quattro viaggi per portarci tutti in salvo. Prima all’aeroporto di Forl e poi alla palestra del ginnasio locale dove abbiamo trascorso la prima notte per poi trasferirci a Forn di Forl in un’altra struttura della Papa Giovanni XXIII. Quindi il ritorno ad Albareto, dove dopo l’acqua rimasto il fango: stata ripristinata la corrente elettrica: ora stiamo lavorando con tanti amici per sistemare la comunit. E per fortuna ritornato il sole.
Tanti amici arrivati da Ravenna, Rimini, Moderna. E anche, come detto, i ragazzi della Comunit di San Patrignano, vicina geograficamente e anche moralmente alla Papa Giovanni XXIII: una squadra impegnata in citt a Faenza per ripulire le abitazioni e un’altra appunto in aiuto alla comunit terapeutica. Abbiamo dovuto parcheggiare a 600 metri dalla struttura e raggiungerla a piedi attraverso i campi – racconta Gioele –. Una volta raggiunta la casa abbiamo trovato una situazione drammatica. Praticamente tutto da buttare e stiamo cercando di liberare le stanze dai mobili per poi spalare via il fango. Non so come facciano a vedere la loro casa ridotta in questa condizione – continua Gioele –. Provo a mettermi nei loro panni ma troppo dura. davvero difficile per loro riuscire a sorridere e anche per questo, quando in comunit ci hanno prospettato la possibilit di venire a dare una mano, non ho esitato un attimo.
Qua si respira solidariet a pieni polmoni – gli fa eco Matteo, altro ragazzo di San Patrignano –. Essendo di Parma avevo gi visto situazioni tragiche, ma mai un caos del genere. Ci sembrava doveroso portare aiuto a dei ragazzi in comunit come noi. Abbiamo trovato dei giovani che non si sono scoraggiati, nonostante qui si possa fare affidamento solo sul lavoro delle braccia- spiega Andrea di Treviso –. E non nascondo che dopo anni gettati al vento perso dietro alla droga, finalmente torno a sentirmi utile. Finch ne avranno bisogno nei prossimi giorni, noi saremo qua.
22 maggio 2023 (modifica il 22 maggio 2023 | 17:48)
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