Lo abbiamo visto sorridere. Michele Bravi in questo nuovo ruolo di giudice sembra essere definitivamente rinato. Sì, di nuovo. Vederlo evolversi e allontanarsi dal dolore che per lungo tempo ha rischiato di rovinarlo per sempre, fa bene al cuore. Da quando è tornato sulle scene, si è sempre distinto per l’eleganza di modi e outfit. È oggettivamente uno dei pochissimi personaggi a cui il vestiario «fluido» non sembra essere appiccicato addosso per trend, ma come spontanea espressione del proprio essere. Peccato che questa sera, in completo color anice fluo, abbiamo dovuto rinunciare allo stile sopraffino fin qui decantato, scegliendo invece di flagellarci le retine. I suoi commenti alle esibizioni dei ragazzi, comunque, suonano sempre «fraterni», misurati. Al giovane Aaron, per esempio, consiglia di mettere meno rabbia nell’interpretazione, «e te lo dico da persona pesante, eh? So bene cosa si prova. Ma ti assicuro che è possibile lavorarci». E va bene, camomilla per tutti. I momenti in cui lo preferiamo sono quelli in cui molla l’ago della bilancia e si lascia andare alla locura. Un esempio? Senza alcuna ragione tecnica plausibile, fa vincere il guanto di sfida tra Professori a Zerbi e Celentano che si erano appena esibiti in una terribile imitazione-omaggio di Cristiano Malgioglio. Baracconissimi. «È che io ho un debole per le cafonate», si giustifica Bravi. Nel momento in cui smetterà, appunto, di «giustificarsi» limitandosi a divertirsi come gli viene, diverrà un giudice coi fiocchi. Ben lontano dal Diario degli Errori. Finalmente.
19 marzo 2023 | 07:45
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