Il disturbo alimentare (DCA) non un capriccio, ma una malattia seria e complessa che comporta un senso d’inadeguatezza. In Italia ne soffrono oltre tre milioni di persone. Cosa devono dire o fare i genitori davanti a quella che una vera emergenza? Come riconoscere i segnali di allarme e capire che cosa fare? Lo abbiamo chiesto a Renato Borgatti, direttore della neuropsichiatria infantile della Fondazione Mondino, Laura Dalla Ragione, direttore della rete per i disturbi alimentari dell’Usl Umbria 1, Stefano Erzegovesi, psichiatra, nutrizionista e divulgatore scientifico e Fiorenza Sarzanini, vicedirettrice del Corriere della Sera, autrice di un libro sul tema.
Cos’ successo nel lockdown
Il periodo del Covid stato un periodo traumatico per gli adolescenti e preadolescenti, lo conferma Laura Dalla Ragione, direttore della rete per i disturbi alimentari dell’Usl Umbria 1. Il lockdown non stata tecnicamente la causa dei disturbi alimentari, ma ha fatto venire fuori il disagio diffuso. Il risultato visibile stato nelle diagnosi di disturbo alimentare: il 30% in pi di pazienti malati, soprattutto in bambini tra i 10 e gli 11 anni. La bulimia nervosa e l’alimentazione incontrollata sono state le diagnosi principali. Con una particolarit: il disturbo alimentare non pi una malattia di genere: il 20% dei pazienti sono stati maschi tra i 14 e i 17 anni.
I centri ospedalieri
Renato Borgatti, direttore della neuropsichiatria infantile della Fondazione Mondino, ha parlato del suo centro multidisciplinare, che prende in carico i pazienti (e le famiglie). Questa realt, ospedaliera, si rivolge ai giovani pi gravi (la diagnosi di anoressia quella che comporta anche il dato numerico peggiore sulle vittime). Il centro multidisciplinare perch spesso sotto a un disturbo alimentare c’ un disturbo psichiatrico. L’anoressia, in particolare, una malattia di fatto psichiatrica. Il professore ha parlato di un’et di esordio che si abbassata: spesso si inizia nella preadolescenza (anche dagli 8-9 anni).
La non consapevolezza
La vicedirettrice del Corriere ha ricordato come l’aumento in pandemia del numero dei casi di disturbi alimentari l’abbia portata alla decisione di raccontare la sua esperienza con i DCA nel libro Affamati d’amore (ed. Solferino) e in un podcast, con lo scopo di non lasciare sole le famiglie che affrontano la malattia. Sarzanini ha ricordato come l’elemento di fondo sia spesso la non consapevolezza di avere un problema. Raccontare una storia serve anche a tratteggiare il percorso necessario a uscire allo scoperto. A volte le persone che soffrono di questi disturbi non si sentono deboli, anzi: gestire il cibo una prova di forza, ma anche un modo per attirare l’attenzione e chiedere aiuto, attraverso il corpo.
I segnali da non trascurare
I segnali da non sottovalutare sono difficili da interpretare: il ragazzo non chiede aiuto perch percepisce il suo comportamento come una soluzione ai suoi problemi. Una volta che si sia capito che c’ un disagio alimentare, bisogna trattare il disturbo come fosse un tumore in un adulto — specifica Stefano Erzegovesi, psichiatra, nutrizionista e divulgatore scientifico —. pari a un grave problema di salute. Pretende cure di lunga durata e attenzione costante. Quali sono i segnali? Cambia il modo di stare a tavola: si perde la convivialit, si sta al tavolo in modo silenzioso e concentrato. Cambia l’immagine corporea, ci sono ragazzi che chiedono continuamente rassicurazioni sul proprio corpo. Il cervello di un giovane a digiuno, poi, in carenza: ci sono pensieri ossessivi, scatti di rabbia, voglia di isolarsi.
La bulimia un fenomeno pi nascosto: perch la persona normalmente normopeso. Anche in questo caso per si registrano: Un modo diverso di stare a tavola, di correre via dopo il pasto e di avere attenzione per il proprio corpo.
Che cosa fare e dove
L’ossessione il nucleo: i malati pensano tutto il giorno a questo, al cibo, al peso, al corpo, dice Laura Dalla Ragione. L’ossessione collegata alla dis-percezione, il vedersi in modo alterato. davvero il cervello che vede in modo malato: anche uno degli ultimi sintomi a scomparire, ci mette almeno due anni, ecco perch servono cure da centri che abbiano all’interno diversi specialisti che collaborano. Anche le cause dei disturbi alimentari sono multifattoriali. La prima figura da contattare sarebbero il medico curante o il pediatra. necessario chiedere aiuto anche se nel dubbio. Una volta si sia avuta una diagnosi ci saranno gli psichiatri e i nutrizionisti, sempre insieme con la famiglia, perch si ammala anche tutta la famiglia, che va aiutata, dice la specialista. Nel 60% dei casi un buon ambulatorio integrato riesce a rispondere alle esigenze pi importanti. Poi ci sono centri pi specifici, che arrivano fino al ricovero salvavita in ospedale. L’offerta italiana ancora disomogenea tra le Regioni. L’Istituto Superiore di Sanit ha un sito che offre l’elenco dei centri presenti sul territorio. C’ anche un numero verde: 800 180 969, che offre un servizio di orientamento alla famiglia.
L’aiuto per le famiglie
Parlando di famiglia, stato ricordata la necessit del servizio psicopedagogico: i genitori fanno tante domande cui necessario rispondere. In seconda battuta, ha spiegato Renato Borgatti, serve uno spazio di ascolto proprio perch l’individuo si occupi della sua sofferenza. I ragazzi malati sono l’anello debole di una catena famigliare, dice lo specialista, Noi tentiamo di spostare l’attenzione dal comportamento alimentare all’analisi delle emozioni e dei problemi.
Il problema generale la negazione della patologia da parte di chi coinvolto: l’adolescente deve aver fiducia degli adulti e fidarsi di poter essere aiutato.
La prevenzione avrebbe un ruolo centrale: costruire centri di ascolto dove i ragazzi possono manifestare il loro disagio. L’adolescenza mitizzata: un periodo faticoso, osserva Borgatti. Se l’adolescente riesce a esprimere il disagio, non deve manifestarlo con il proprio corpo.
La rieducazione e l’appello finale
Dal punto di vista nutrizionale, il punto da cui partire la ricostruzione di una familiarit con il cibo, ricorda Stefano Erzegovesi. Lo si fa poco a poco, ci sono dei training specifici su questo. Il secondo passaggio eliminare l’idea che esistano alimenti vietati, usare magari il ricordo dell’infanzia per far tornare la curiosit su quel sapore. Con equilibrio, per — conclude l’esperto —, perch in quest’epoca si parla troppo di cibo.
L’incontro si chiuso con un appello alle Istituzioni: da Fiorenza Sarzanini stato ricordato che i disturbi alimentari non sono ancora malattie riconosciute. urgente intervenire, aumentare i centri dove si possono affrontare i casi pi difficili, non sottovalutare la gravit e la diffusione di queste patologie.
10 novembre 2022 (modifica il 18 marzo 2023 | 11:53)
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