L’indagine di Greenpeace porta l’attenzione su queste sostanze nocive per la salute (se in quantit elevata) e presenti ormai in tutte le acque e in molti cibi. Gli esperti, tuttavia, invitano a non creare allarmismi. L’acqua del rubinetto si pu bere, salvo allerte diramate dalle Asl, perch controllata
I Pfas, acronimo inglese di perfluorinated alkylated substances, sono sostanze perfluoroalchiliche (o acidi perfluoroacrilici), molto utilizzate nell’industria. Come anticipato dal Corriere della Sera, una nuova indagine di Greenpeace Italia ha mostrato la loro presenza anche nelle acque lombarde destinate al consumo umano.
Finora il caso pi noto di emergenza Pfas causata dall’esposizione ad acque e cibi contaminati era stato quello della regione Veneto.
Che cosa sono
Sviluppati per la prima volta negli anni ‘40, i Pfas appartengono a un ampio gruppo di oltre 4.000 sostanze chimiche di sintesi. Sono ovunque attorno a noi. Si trovano nelle pentole antiaderenti, in abbigliamento e scarpe impermeabili, in alcuni imballaggi alimentari, pesticidi, nei prodotti anti formiche. Il successo industriale dipende proprio dalla loro caratteristica di comportarsi in modo da essere repellenti all’acqua e all’olio, ma al tempo stesso di essere traspiranti e altamente resistenti alle alte temperature. L’azione dei Pfas il risultato di una reazione chimica di carbonio e fluoro, spiega Emilio Benfenati, capo dipartimento Ambiente e salute dell’Istituto di ricerche Mario Negri di Milano.
I rischi per la salute
L’Ente europeo per la sicurezza alimentare (Efsa) si pronunciato valutando i risultati degli studi scientifici a disposizione, sia epidemiologici sia su animali (questi ultimi, nel caso dei Pfas, non sono sempre direttamente trasferibili all’uomo), e ha rilevato un aumento del colesterolo, mentre altri rapporti hanno mostrato alterazioni a livello di fegato e tiroide, del sistema immunitario e riproduttivo, sviluppo di alcuni tipi di neoplasie — dice Benfenati —. Oltre a essere sostanze persistenti e tossiche, sono anche sostanze mobili, caratteristica che rende i Pfas particolarmente perniciosi. La via espositiva principale quella orale, li assorbiamo quindi da quello che mangiamo e beviamo. Nessun allarmismo, per. In questo momento possiamo bere l’acqua del rubinetto perch i controlli ci sono e sono serrati anche perch, se si superano i limiti autorizzati, si rischia il penale.
Come ci si protegge dai Pfas?
Grazie ai sistemi di controllo. La protezione pi una pianificazione per il futuro, imparare a valutare tutte le propriet di una sostanza che introdotta sul mercato, non una sola. Esistono gi oggi metodiche che consentono di modellare contestualmente sia le caratteristiche funzionali sia quelle ambientali di persistenza, stabilit, tossicit e cos via, conclude l’esperto del Mario Negri.
Le soglie
Come fissato dalla direttiva sull’acqua potabile del 2020, recepita in Italia lo scorso febbraio, il limite di potabilit di 0,1 mcg/l per la somma di 24 Pfas, i pi comunemente riscontrati nelle acque. Nel settembre 2020, l’Efsa ha indicato una nuova soglia di sicurezza per quattro tra le principali sostanze perfluoroalchiliche che si accumulano nell’organismo: una dose settimanale tollerabile di 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo a settimana, precisa Stefano Polesello, ricercatore dell’IRSA (Istituto di ricerca sulle acque) – Cnr di Brugherio.
L’importanza dei controlli
I gestori dell’acqua lombardi sono gi attivi dal 2016 a controllare la presenza di Pfas nonostante come riferimento di sicurezza ci fosse soltanto un limite provvisorio di Usepa, l’agenzia del governo federale degli Stati Uniti preposta alla protezione della salute umana e dell’ambiente, il cui valore, poi abbassato di almeno 100 volte, era di 200 ng/l. Oggi l’azione mitigativa pi utilizzata dai gestori dell’acqua il ricorso ai carboni attivi attraverso i quali, in generale, possibile riportare l’acqua entro i limiti di potabilit indicati dalla direttiva. Solo nei casi pi seri si pu ricorrere a un trattamento pi impegnativo come l’osmosi inversa.
I Pfas sono ormai diffusi in tutte le acque, sono stati misurati persino nelle piogge in aree remote, quindi continuiamo per ora a bere l’acqua del rubinetto perch , in genere, controllata. L’unico modo per difendersi sarebbe quello di non bere e di non mangiare, una soluzione non praticabile, spiega Polesello.
I cibi a rischio
Per quanto riguarda i cibi, gli alimenti che accumulano maggiormente i Pfas sono le uova e il fegato. Non significa che non dobbiamo pi mangiare uova, il messaggio di limitare il consumo di uova provenienti da aree impattate. Per quanto riguarda gli ortaggi e la frutta, ricchi di acqua, vero che possono assorbire Pfas dal terreno. Si tratta, per, di Pfas a catena corta che il nostro organismo non accumula, anche se non possiamo escludere a priori che abbiano qualche effetto. Comunque, non sono tra quelli che Efsa ha normato nel valore di 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo, conclude Polesello.
18 maggio 2023 (modifica il 18 maggio 2023 | 14:39)
© RIPRODUZIONE RISERVATA