Il fondatore della onlus da poco nominata al Nobel per la Pace ha illustrato al Corriere il modello educativo che ha messo a disposizione di 300 tra i minori pi vulnerabili della capitale keniana. E che – assicura – esportabile anche in Italia
La donna che ha cambiato la vita di Nicol Govoni risponde al nome di Nicoletta Fiorani. Docente di italiano presso il liceo Manin di Cremona, seppe infatti intravedere in quel ragazzo irrequieto e pluribocciato la fiamma che nel 2018 lo avrebbe portato a dare vita a Still I Rise, onlus appena nominata al Premio Nobel per la Pace dai consiglieri sammarinesi Sara Conti e Giuseppe Maria Morganti che offre protezione e istruzione di alto livello ai minori di alcune delle aree pi svantaggiate del pianeta: in Siria e in Congo tramite scuole di emergenza, in Kenya addirittura attraverso la messa a disposizione, in via totalmente gratuita, di un prestigioso percorso di Baccellierato Internazionale (diploma valido per l’ammissione alle migliori universit del mondo). E presto sar anche la volta della Colombia. Profondamente grato, stato quindi proprio intorno all’approccio didattico della sua ex professoressa che Nicol ha plasmato negli anni il suo modello di scuola solidale, peraltro da lui stesso illustrato in un recente contributo per il saggio collettaneo a scopo benefico Fiaccole, non vasi
(Rubbettino).
Fu la prima ad avermi a cuore
vero: Nicoletta stata senza dubbio una delle persone pi importanti della mia vita – ha raccontato mercoled al Corriere
in diretta Instagram dalla sua scuola di Nairobi, frequentata da circa 300 allievi –. Stavo affondando e lei mi ha salvato. Ero il classico “cattivo ragazzo” che aveva un brutto rapporto con tutto (autorit comprese) e in precedenza ero passato tra le mani di insegnanti che avevano usato nei miei confronti frasi che non smetteranno mai di bruciare. Appellativi che sgretolarono la mia autostima. Ebbene, non so con quale forza, ma lei fu la prima a dimostrare di avere a cuore un adolescente cos chiuso e strafottente com’ero io all’epoca, nella turbolenza dei miei 16 anni. Ancora oggi ripete che aveva notato qualcosa di speciale in me, e malgrado le difficolt non si mai arresa. stata un autentico spartiacque: se non ci fosse stata lei, di sicuro adesso non sarei dove sono.
L’insegnante mentore
Con un esempio del genere dal quale trarre ispirazione, naturale che uno dei quattro pilastri della scuola di Still I Rise sia quello in base al quale L’insegnante mentore: Ben al di l dei curricula – afferma infatti Nicol –, ci che guardiamo con maggiore interesse quando cerchiamo un nuovo docente la motivazione cardine. L’amore nei confronti di quello che reputo uno dei mestieri pi importanti in assoluto. In altri termini, noi vogliamo professori che si alzino la mattina pensando di andare a cambiare il mondo, che brucino di passione nell’essere disposti a dare tutto per i loro alunni. E questo si riflette sulle domande che poniamo loro ai colloqui. Obiettivo: Creare un ambiente che sia anche una famiglia – illustra –. Anche perch spesso i nostri studenti, che selezioniamo a partire da segnalazioni di estrema vulnerabilit verificate in loco dai nostri psicologi e dai nostri assistenti sociali, o hanno alle spalle situazioni familiari difficili o una famiglia non ce l’hanno del tutto. In quest’ottica sono convinto che una scuola che faccia sentire al sicuro sia una scuola migliore: fisicamente impossibile apprendere se si ha paura, se si prova ansia o se ci si sente giudicati. Il che, purtroppo, esperienza comune.
La scuola casa
Stando cos le cose, non stupisce che uno dei quattro pilastri reciti: La scuola casa. Il luogo d’elezione per lo sviluppo di una simile relazione tra studenti e insegnanti diventa cos, nel campus di Still I Rise di Nairobi, la sala comune: Si tratta di uno spazio in cui possibile incontrarsi negli intervalli delle lezioni tra tappeti, divani, poltrone e cuscini – spiega Govoni – e avendo a portata di mano strumenti educativi, anche tecnologici, per approfondire ci che si imparato. Permettiamo dunque all’apprendimento di espandersi e ramificarsi in maniera pi umana attraverso lo sviluppo di rapporti che valichino la cattedra, peraltro non a caso nelle nostre aule nemmeno prevista. Il fatto inoltre che un simile modello didattico valorizzi il tempo libero tanto quello trascorso in classe fa anche s che i nostri iscritti stiano a scuola tutto il giorno, in alcuni casi fino alle 18, ma se dipendesse da loro farebbero carte false per restarci ancora pi a lungo.
Lo studente al centro
Come il pilastro Lo studente al centro lascia intendere, tuttavia, va da s che buona parte della rivoluzione di Still I Rise passi proprio dalle ore di lezione. In questo senso, il metodo prescelto si configura come un mix di approcci – tra cui lo steineriano e il montessoriano – di impronta spiccatamente costruttivista. Le “classi del futuro” sono state ideate dai nostri esperti sulla base delle pi aggiornate ricerche sul classroom design – afferma Nicol –. Non essendoci una cattedra non c’ una direzione, in compenso ci sono pi lavagne, computer, librerie e tavoli circolari per i lavori di gruppo. Questo perch
noi pensiamo che i ragazzi non siano scatole vuote, contenitori da riempire, bens possessori di un prezioso bagaglio di informazioni, culture ed esperienze. Sono loro i padroni dell’apprendimento, per cui i nostri insegnanti non si presentano in aula con nozioni da trasferire, ma con una domanda fondamentale alla quale trovare risposta. Sta quindi agli allievi raggiungere l’obiettivo didattico indicato, da soli o in gruppo, utilizzando libri, Internet o naturalmente ricorrendo anche al docente stesso come fonte di informazioni. In questo modo tutti impareranno qualcosa in maniera pi propria e attraverso percorsi non predefiniti. Alla fine, poi, previsto un momento di confronto per rendere patrimonio comune tutte queste differenti prospettive.
Pensiero globale
Un simile focus sui concetti – anzich sui contenuti – da un lato sventa il pericolo di una didattica sterilmente nozionistica, dall’altro informa il quarto e ultimo pilastro: quello del Pensiero globale. Come Govoni fa notare, infatti, mentre nella scuola tradizionale si insegnano principalmente eventi, date e luoghi, Still I Rise chiede agli studenti di riempire i percorsi di conoscenza con qualsiasi elemento sia rilevante per loro. Sembra fuffa, in realt qualcosa di molto pratico. Un esempio? Per arrivare al concetto di “impero” non insegniamo Carlo Magno, ma lasciamo che i ragazzi si sentano liberi di studiare le figure pi vicine alla loro cultura e ai loro interessi. I rifugiati etiopi approfondiranno perci Hail Selassi, ma nulla esclude che un loro compagno sudsudanese si concentri sul Giappone perch magari appassionato di anime. Ecco di nuovo la diversit dei percorsi di apprendimento e, in ultima analisi, la creazione di una classe in cui ogni concetto viene arricchito e scambiato: prima preso nella sua universalit, poi riutilizzato e applicato concretamente. Il che al giorno d’oggi fondamentale. In questo modo diamo ai nostri ragazzi gli strumenti per riscattarsi e, chiss, diventare una classe dirigente migliore di quella attuale.
Un modello replicabile
Se messo a confronto con l’obsoleta rigidit didattica che contraddistingue la scuola italiana (e non solo), tale sistema parrebbe utopistico. Invece lo stesso Govoni a precisare come sia gi la norma negli istituti che offrono il Baccellierato Internazionale: D’altronde come potrebbe mai esistere un programma unico rilevante e appropriato per ogni singolo studente in scuole che contano decine di nazionalit diverse?, si chiede. Ecco perch vanno creati dagli obiettivi e va assicurata ai ragazzi la fiducia necessaria per centrarli da protagonisti. Preso atto della replicabilit del modello, Still I Rise punta ora a esportarlo anche in Italia, naturalmente sempre a beneficio dei minori pi vulnerabili: nei nostri programmi – rivela il Ceo –, pensiamo di poter cominciare a lavorarci nel 2025: non sar facile ma non ci tireremo indietro. Quanto infine agli obiettivi a lungo termine, Nicol sembra avere le idee chiare: Nei prossimi dieci anni vogliamo continuare ad affinare il nostro metodo in modo da poterci presentare ai vari ministeri dell’Istruzione con un’alternativa testata sul campo in varie aree del mondo. “Mettiamo a confronto i nostri e i vostri risultati”, diremo. “Permetteteci di adattare una struttura pubblica alla filosofia di Still I Rise e, se funziona, contaminiamo i modelli”. Ritengo infatti che non soltanto in Siria, in Congo o in Kenya ci sia bisogno di una scuola per tutti e pi umana, ovvero che non faccia convivere con un costante senso di ansia e paura. Perlomeno, senz’altro quella che avrei voluto frequentare io.
17 marzo 2023 (modifica il 17 marzo 2023 | 13:46)
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