Viktorija Cmilyte-Nielsen, presidente del parlamento lituano: «Il 2% del Pil è la base minima per la Difesa da cui partire. Speriamo che l’Italia sarà più interessata ai problemi dei Paesi orientali»
Pur essendo un Paese relativamente piccolo, la Lituania si ritrova al centro delle due principali sfide geopolitiche della nostra era: quella con la Russia, per motivi geografici, e quella con la Cina, perché nel novembre del 2021 il governo di Vilnius ha autorizzato l’apertura del primo ufficio di rappresentanza di Taiwan — invece che di Taipei, come pretende la Cina — nel continente europeo, scatenando la reazione rabbiosa di Pechino che ha troncato ogni rapporto politico e commerciale con lo Stato baltico.
Presidente del parlamento lituano, il Seimas, è la 39enne Viktorija Cmilyte-Nielsen, gran maestro di scacchi dal 2010 e leader del movimento dei Liberali, in questi giorni in Italia per una serie di incontri, a cominciare da quelli di ieri con il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.
Presidente, quali sono gli obiettivi di questo viaggio?
«Sono diversi, a cominciare dal rafforzamento delle relazioni bilaterali. Dopo l’aggressione russa dell’Ucraina è particolarmente importante, e vogliamo intensificare la cooperazione anche in vista del prossimo summit Nato di luglio a Vilnius».
Quali sono le sfide?
«Dopo gli attacchi ibridi del regime di Lukashenko nell’estate 2021, quando i migranti furono portati in Bielorussia e spinti oltre il confine lituano, la nostra prospettiva è cambiata: vogliamo mostrare la nostra solidarietà, capiamo i problemi che quest’area dell’Ue deve affrontare. Al tempo stesso speriamo che l’Italia sarà più interessata ai problemi dei Paesi dell’area orientale».
Si riferisce alla spesa per la Difesa, in cui l’Italia investe l’1,5% del Pil?
«In Lituania dopo l’invasione dell’Ucraina abbiamo deciso di allocare il 2,52%. Ritengo che il 2% sia la base minima da cui partire, e che i Paesi che non l’hanno raggiunta dovrebbero impegnarsi a farlo».
Quali sono le vostre aspettative per il summit di Vilnius? Spingerete per alzare il budget per la Difesa al 3%?
«Al momento la Russia è impegnata in una guerra fredda a lungo termine contro l’Occidente, che può surriscaldarsi come abbiamo visto in Ucraina. Il nostro parlamento ha adottato una risoluzione in cui chiediamo, fra le altre cose, una prospettiva per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Dobbiamo fare di più, mantenendo l’unità: vogliamo vedere l’Ucraina nell’Alleanza il prima possibile. Ripetere vecchie promesse non è più abbastanza».
Pensa che l’invasione abbia spostato l’equilibrio continentale verso Est?
«Con Lettonia, Estonia e Polonia ci siamo sentiti ambasciatori dell’Ucraina. A causa della nostra esperienza storica avevamo capito la minaccia russa molto prima di alcuni Paesi occidentali, per i quali fare affari con un Paese implicava che questo non gli si sarebbe rivoltato contro. Questa strategia ha fallito. Noi abbiamo una competenza in materia, e ora i nostri Paesi vengono ascoltati di più».
Perché sostenete così apertamente anche Taiwan?
«Per lo stesso motivo per cui sosteniamo l’Ucraina. Per noi è importante chiarire che è pericoloso fare affidamento su regimi autocratici, è una strada che porta grandi rischi e può finire in tragedia».
Il decoupling forzato imposto dalla Cina potrebbe verificarsi anche in Italia, se non rinnoveremo il memorandum d’intesa sulla Via della Seta. Come siete sopravvissuti economicamente?
«La cosa più difficile è essere i primi, hai le conseguenze peggiori. Direi però che il decoupling con i regimi autocratici è la strategia giusta. Per noi è stato molto importante il sostegno dell’Ue, che ci ha aiutato a superare queste misure coercitive».
16 maggio 2023 (modifica il 16 maggio 2023 | 22:30)
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