La citt e la grande festa per il risultato della sua squadra: il terzo scudetto dopo quelli sollevati nelle stagioni 1986-1987 e 1989-1990; entrambi con Diego Armando Maradona in squadra. Roberto Saviano racconta il rapporto della citt con il calcio
Questo articolo di Roberto Saviano stato pubblicato sul numero di 7 in edicola il 12 maggio. Lo pubblichiamo online per i lettori di Corriere.it insieme a tre articoli tratti dall’archivio del Corriere e scritti nel 1987, in occasione del primo scudetto del Napoli, da Gaetano Afeltra, Mario Soldati e Raffaele La Capria. Li trovate tutti nel Leggi anche all’interno di questa pagina web
A Napoli il clima si scaldato lentamente. Non avvenuto tutto all’improvviso. Tutto cresciuto piano piano, sotto un panno umido e caldo, come lievita il casatiello. Ma qui gli ingredienti sono altri. Non farina strutto e uova, ma visione talento e tenacia. Nessuna fortuna, anzi, nessuna ciorta. La
ciorta questa volta non c’entra: quello che accaduto a Napoli, al Napoli Calcio, frutto di impegno costante, di tenacia, e di “mentalit”. Mentalit: come sentiamo dire quando Spalletti, labbra increspate che tradiscono soddisfazione, si complimenta in diretta tv, dopo ogni partita e qualunque sia il risultato, con i suoi giocatori. Perch possiamo dirlo senza temere smentite: anche quando ha perso, anche quando ha pareggiato, anche quando il risultato non stato quello sperato per ottenere la qualificazione in Champions o la vittoria matematica dello scudetto, il Napoli ci ha fatto divertire, piangere, godere e disperare.
MAI NOIA, ANCHE NELLA RABBIA, MA EMOZIONI CHE RIEMPIONO LA VITA E TE LE PORTI ADDOSSO PER GIORNI
Mai noia, anche nella rabbia, ma emozioni che riempiono la vita e te le porti addosso per giorni. Emozioni che ti portano a Napoli con la testa, ovunque tu sia fisicamente. Insomma, un miracolo partenopeo, che per non ha nulla di miracoloso, ma ha tutto della costruzione lenta e certosina. Piano piano, senza fretta, la citt ha reagito al cambiamento. Alle installazioni permanenti che celebrano Maradona, ai murales che ormai sono diventati parte integrante della citt e che, per indicare la via, funzionano meglio di Google maps; alle bancarelle che vendono bandiere e trombette, rotoli di carta igienica con i volti dei giocatori della Juventus e dei politici antimeridionali, si sono, giorno dopo giorno, sfidando la pi tenace delle scaramanzie, aggiunti striscioni, altri murales, bandiere, rotoli di nastri bianchi e azzurri distesi a creare legami tenaci, a collegare tutto: balconi antenne ringhiere, senza soluzione di continuit. (continua a leggere dopo i link e la foto)
Kvara e Osimhen con le aureole, accanto a San Gennaro, campeggiano sopra le insegne di una pescheria; ogni pasticceria espone la sua torta Osimhen, i suoi biscotti Osimhen. Mascherine nere ovunque, per bambine e bambini ormai chiaro: anche Napoli ha il suo supereroe. Chi oggi visitasse la citt, non potrebbe fare a meno di credersi immerso in un luogo magico, in una citt-festa in cui tutto — palazzi, marciapiedi, lampioni, pali, saracinesche, vetrine — bianco e azzurro, come il cielo e come il mare. Come le pendici del Vesuvio, imbiancate da coraggiose costruzioni, come la superficie del mare che, di questi tempi, ospita grandi barche; che bello di sera, quando si riempiono di luci e fanno arrivare musica sulla terra ferma.
ESISTE UN SOGNO: VEDERE LA PROPRIA CITT VINCERE. VINCERE PER PRIMA COSA L’ATTENZIONE DEGLI ALTRI, E POI VINCERE UN TROFEO
festa perenne. E poi ci sono le piccole barchette a vela, che si muovono tutte insieme, come sciame: sono i pi piccoli che prendono lezioni. Tutto ha i colori della squadra, tutto ci racconta di questa stagione calcistica che ha riempito d’orgoglio chiunque abbia un legame, anche flebile, con la citt. Un bisnonno partenopeo d a chiunque la possibilit di partecipare alla festa. un ritorno alle origini, finalmente, perch esiste un sogno: il sogno di vedere la propria citt vincere. Vincere per prima cosa l’attenzione degli altri, e poi vincere un trofeo. Vincere con la schiettezza pulita dell’intesa, della bravura. Anzi: dell’intesa che crea bravura. Il sogno di essere al di sopra di tutti, ed esserlo in maniera talmente oggettiva, al di l delle opinioni, al di l delle speranze, al di l degli imbrogli, al di l delle manipolazioni. E c’ una citt che sogna di essere presente nel dibattito nazionale, per una volta mostrando i suoi meriti, e questo lo vede realizzarsi in una squadra. Una squadra che per la prima volta unisce tutti, ma proprio tutti: tifosi e non tifosi, borghesi, proletari e sottoproletari, disoccupati e persone che hanno il privilegio di avere la fedina penale immacolata accanto a chi, per colpa o per sorte, ce l’ha piena di macchie e condanne.
PI SI LONTANI PI SI SENTE FORTE UN SENSO DI APPARTENENZA, PI CI SI STRINGE ATTORNO A QUESTA SQUADRA CHE INCREDIBILMENTE RESTITUISCE QUELLO CHE LA CITT NEI SUOI SOGNI MIGLIORI VUOLE ESSERE: UN LUOGO D’INTESA, DOVE TUTTE LE SUE PARTI CONTRIBUISCONO ALLA CRESCITA COMUNE
A Napoli tutti viaggiano dentro lo stesso sogno, un sogno che per reale, che si pu toccare. Tutti: napoletani a Napoli e napoletani lontani da Napoli. Anzi, pi si lontani pi si sente forte un senso di appartenenza, pi ci si stringe attorno a questa squadra che incredibilmente restituisce quello che la citt nei suoi sogni migliori vuole essere: un luogo d’intesa, dove tutte le sue parti contribuiscono alla crescita comune. Napoli non questo, ma desidera esserlo. Napoli non ha strumenti e risorse per essere questo, ecco perch ci che sta accadendo importante, perch realizza nello sport ci che potrebbe accadere nel quotidiano. Tutti, a Napoli, vivono dentro lo stesso sogno… un sogno che nessuno rincorre a Milano o a Parigi, che non troverete a Torino e nemmeno a Madrid. Ma lo troverete a Buenos Aires, lo troverete a Rio de Janeiro. Un sogno che troverete solo laddove difficile realizzarsi, dove le classi sociali sono diventate caste per la reale impossibilit di attraversarle, dove ogni volont di realizzazione si concretizza, al pi, in una posticcia imitazione di quello che era la promessa, di quello che era l’intento.
I NAPOLETANI SONO STANCHI DI ESSERE CONSIDERATI QUELLI CHE PER FARCELA DEVONO FOTTERE, QUELLI CHE SONO ABITUATI A FOTTERE DAL CONTESTO IN CUI VIVONO
Questo sogno lo troverete solo dove tutti cercano un modo per disfarsi del cinismo quotidiano, quel cinismo che ti porta a non fidarti delle istituzioni, a diffidare dello Stato. Dove impossibile ogni realizzazione tutto diventa privilegio, e dove tutto privilegio hai la sensazione che solo se fotti riesci a cavartela. Ecco, i napoletani sono stanchi di essere considerati quelli che per farcela devono fottere, quelli che sono abituati a fottere dal contesto in cui vivono. Di tutto questo i napoletani vogliono disfarsi, un armamentario di resistenza di cui farebbero volentieri a meno e, durante le partite, il miracolo accade. Questo sogno lo troverete nelle citt che hanno bisogno di alimentare la grande illusione che prassi diverse siano possibili. Ma oggi questa illusione si fa concreta perch genera felicit e, per un momento, probabilmente per un solo momento che vale una vita intera, quell’illusione si fa forza attiva, diventa bene abbracci e slancio. Condivisione e vicinanza.
DA PULCINELLA A TOT, DA EDUARDO A TROISI, DA PINO DANIELE A NINO D’ANGELO, CHIUNQUE ABBIA RAPPRESENTATO O RAPPRESENTI NAPOLI HA LA MALINCONIA NEL SORRISO E NEGLI OCCHI IL SOGNO DI CI CHE POTEVA ESSERE E NON STATO
Tutto questo non scontato, nemmeno nella patria del sole e della pizza, dove l’allegria ha sempre gli occhi tristi. Fateci caso: da Pulcinella a Tot, da Eduardo a Massimo Troisi, da Pino Daniele a Nino D’Angelo, chiunque abbia rappresentato o rappresenti Napoli ha la malinconia nel sorriso e negli occhi il sogno di ci che poteva essere e non stato. Ecco perch Napoli ha sempre bisogno di miracoli, per scrollarsi di dosso la tristezza che viene dalla sofferenza che nessuno pu ignorare. E il miracolo questa squadra lo ha compiuto. Tutto ha un unico generatore, Aurelio De Laurentiis che arriva al calcio tra mille diffidenze: produttore cinematografico romano, non capisce nulla di calcio, dicevano. Dicevano anche che non avesse passione per la squadra e tantomeno per la citt, in realt riesce a costruire, lentamente, anno dopo anno, una struttura peculiare. Innanzitutto una squadra senza debiti, una vera rarit nel campionato. E poi ingaggia una lotta muscolare contro quelle strutture ultras compromesse con la criminalit organizzata.
DE LAURENTIIS IL PRIMO E UNICO PRESIDENTE CHE PARLA DI DROGA NELLE CURVE… CHE RACCONTA COME CERTE PARTITE POSSANO ESSERE USATE COME DIMENSIONE PER LO SPACCIO
De Laurentiis il primo e unico presidente che parla di droga nelle curve; il primo e unico presidente che racconta di come certe partite di calcio possano essere utilizzate come dimensione per lo spaccio. prassi nota nell’opinione pubblica, ma guai a parlarne… il calcio intoccabile! De Laurentiis si emancipato dai condizionamenti delle curve che, col pretesto di difendere questo o quel giocatore simbolo, facevano pressione sulla squadra egemonizzando la comunicazione, occupando spazi, provando a indirizzare convocazioni e formazione. De Laurentiis ha rotto con tutto questo, anche a rischio di inimicarsi parti sane della citt e della tifoseria, che oggi stanno riconoscendo lungimiranza e capacit imprenditoriali. Il Napoli Calcio non un’emanazione di fondi economici o della grande imprenditoria settentrionale come la Juventus e come stato il Milan, non catalizzatore di fondi mediorientali e orientali: il miracolo economico e politico che ha attuato il Napoli senza precedenti. E il sogno tanto pi bello perch sano.
QUESTA VITTORIA VERA, VERA AL DI L DI OGNI OPINIONE, AL DI L DI OGNI PRECONCETTO. QUESTA VITTORIA VERA, VERA COME LE OMBRE E VERA COME LE LUCI DI UNA CITT CHE NON HA ANCORA IMPARATO A RICONOSCERE LA SUA GRANDEZZA
Le fotografie in queste pagine le ha scattate Valerio Bispuri. Lavoriamo spesso insieme e la prima volta non la dimenticher mai… stata quando abbiamo raccontato il carcere di Poggioreale, la tragicit di Poggioreale. Il direttore del tempo si risent perch le foto in bianco e nero, diceva, rendevano il racconto pi drammatico. E invece non era cos: la scelta del bianco e nero rendeva quelle immagini universali, finanche meno dolorose. La scala di grigi addirittura riusc a rendere poetica la privazione di spazio, di libert, di diritti. Lo stesso accade adesso che il racconto diametralmente opposto. Il luogo lo stesso: Napoli, ma tutto diverso. Queste sono foto che raccontano l’euforia di una citt abituata ad attaccarsi a quanto di bello ha per non sprofondare, l’euforia di una citt che ha bisogno di verit. E questa vittoria vera, vera al di l di ogni opinione, al di l di ogni preconcetto. Questa vittoria vera, vera come le ombre e vera come le luci di una citt che non ha ancora imparato a riconoscere la sua grandezza. Il Napoli Calcio ha vinto perch ha fatto della solidariet la sua bandiera. So che una vittoria sportiva, non mi illudo che riesca nell’immediato a plasmare il resto, ma un buon inizio… S, un buon inizio.
12 maggio 2023 (modifica il 12 maggio 2023 | 03:16)
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