La studentessa: «Ho fatto squadra con gli amici della pizzeria, ma non dovete chiamarmi angelo, ho semplicemente dato una mano»
DAL NOSTRO INVIATO
CESENA — «Sono tornata a casa proprio adesso. Ero lì dalle nove e cominciavo ad essere un po’ stanca. Tra l’altro mi è venuta pure la febbre: ho trentotto e mezzo e i brividi… ma è stato bellissimo». Alle sette di sera Nina Macori si è appena liberata della maschera di fango che aveva la mattina mentre, con centinaia di coetanei, spalava fango in una delle stradine che costeggiano il fiume Savio.
«Un aiuto subito», la raccolta fondi per aiuti concreti in Emilia-Romagna
Ha 16 anni, frequenta il liceo linguistico e tra qualche anno andrà a Londra per laurearsi in Business Management. Ma quando attacchi parlando di «angeli del fango», da autentica romagnola tutta cuore e concretezza, ti gela. «Ma chi sono? Questa espressione non l’avevo mai sentita… C’era solo da dare una mano, ho preso pala e rastrello e sono andata».
Com’è nata l’iniziativa?
«Tutto attraverso i social. Ci siamo ritrovati in tanti tra gli amici con cui il sabato siamo in pizzeria o al cinema e abbiamo fatto la squadra».
Com’è andata?
«Direi bene. Con il mio gruppo abbiamo liberato un capannone dove c’erano oggetti di antiquariato. Erano ormai fradici e purtroppo li abbiamo dovuti buttare. Il proprietario, poverino, era disperato».
Dalle 9 alle 19 è dura.
«E l’altro ieri lo stesso. Ecco perché mi è venuta la febbre. Ma ora prendo le caramelle e qualcosa di caldo e spero di poter continuare»
I tuoi genitori cosa hanno detto quando ti hanno visto arrivare in queste condizioni?
«Il mio babbo nel pomeriggio mi ha scritto un gran bel messaggio: “Sono molto fiero di te”. Mi ha commossa. Comunque lui non è ancora rientrato: uscito dal lavoro è andato ad aiutare dei nostri conoscenti che hanno ancora la casa allagata».
Tutti mobilitati…
«Proprio così. Anche le altre mie due sorelle di 12 e 15 anni sono con mia mamma a dare una mano da altri conoscenti e sono ancora fuori».
È la tua prima esperienza di volontariato?
«Sì, ma ho scoperto che mi piace tantissimo. Con mia sorella stiamo parlando di fare un’esperienza di aiuto a chi ha bisogno in Africa».
Come hanno reagito le persone vedendovi all’opera?
«C’è un clima di grande solidarietà. Chi non spalava il fango portava pizze, panini, bevande».
Dopo alluvioni come questa si parla degli effetti del cambiamento climatico. Cosa ne pensi?
«Penso che sia vero e io ci tengo tantissimo a questi temi. Mi dà fastidio che le persone se ne disinteressino».
Conosci Greta, ti senti coinvolta dalle sue iniziative?
«Sì, anche se prima di questa occasione faticavo a trovare il modo per dare un contributo pratico. Anche se quando vedevo delle persone che buttano in giro la spazzatura non riuscivo a stare zitta».
Ti ritieni dunque un’attivista per l’ambiente?
«Non lo so, cerco di non essere indifferente perché è un tema che tocca tutti noi».
E cosa pensi di chi imbratta le opere d’arte per richiamare l’attenzione su questi temi?
«Quello no, non lo condivido. Non è il modo giusto per ottenere dei cambiamenti».
Secondo te sta crescendo la sensibilità dei giovani su questi temi?
«Onestamente non lo so. Direi un 50 e 50. Anzi quelli della mia età secondo me sono poco interessanti».
Ritieni che realmente la mobilitazione dei giovani sul’ambiente possa cambiare qualcosa oppure, come dice qualcuno, è solo folklore?
«Anche qui, non lo so. Io penso solo che ognuno debba dare il proprio contributo».
20 maggio 2023 (modifica il 20 maggio 2023 | 08:16)
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