«La sconfitta russa sarà irreversibile e arriverà già quest’anno», ha detto il presidente dell’Ucraina. Ma l’Occidente farebbe bene a non essere così ottimista, spiegano due esperti: e la vera sfida è un’altra
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«La sconfitta russa sarà irreversibile e arriverà già quest’anno». La frase del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante il suo tour europeo, segna un significativo cambio di tono rispetto alle ultime settimane, nelle quali le autorità di Kiev sembravano invitare a non caricare di eccessive aspettative l’annunciata controffensiva di primavera o estate). Difficile dire se Zelensky si sia davvero sentito confortato dai sostegni anche militari ricevuti in Italia, Germania e Francia («Ad ogni visita, le capacità difensive e offensive dell’Ucraina aumentano. Il legame con l’Europa si rafforza e la pressione sulla Russia aumenta», ha scritto su Telegram), o se voglia, piuttosto, convincere i partner Ue che il loro aiuto porterà i frutti auspicati. Ma tra gli esperti militari non manca lo scetticismo sulla probabilità che la controffensiva ucraina sia davvero in grado di far svanire lo spettro di una «guerra infinita» o di uno «scenario coreano».
Un esempio è l’articolo che Michael Kofman, analista militare (di origine ucraina) del Center for a New American Security e grande esperto di forze armate russe, e Rob Lee, del Foreign Policy Research Institute, hanno scritto qualche giorno fa per Foreign Affairs. I due partono da una constatazione abbastanza scoraggiante: «Questa è già una lunga guerra ed è probabile che si protrarrà. La storia è una guida imperfetta, ma suggerisce che le guerre che durano per più di un anno hanno un’alta probabilità di continuare per molti altri e sono estremamente difficili da terminare. Una teoria occidentale della vittoria deve quindi prevenire una situazione in cui la guerra si trascina, ma i Paesi occidentali non sono in grado di fornire all’Ucraina un vantaggio decisivo. L’Ucraina potrebbe benissimo raggiungere il successo sul campo di battaglia, ma ci vorrà del tempo per tradurre le vittorie militari in risultati politici».
In fondo, lo stesso andamento della guerra in Ucraina induce a essere prudenti sulla decisività delle controffensive, visto che quella delle truppe di Kiev l’estate scorsa non è proseguita durante l’inverno, e men che meno hanno avuto successo i tentativi russi di una contro-controffensiva (anche per i continui errori strategici di Mosca: «Fortunatamente per l’Ucraina, la leadership politica russa si è dimostrata impaziente, abbandonando una strategia difensiva e sostituendo il più competente generale Sergey Surovikin con Valery Gerasimov, il capo di Stato maggiore russo, come comandante delle sue forze in Ucraina. Gerasimov ha lanciato un’offensiva mal concepita e inopportuna nel Donbass a partire dalla fine di gennaio»).
Da un punto di vista strettamente militare, non soltanto gli ucraini hanno avuto poco tempo per addestrare — con l’aiuto della Nato — le truppe all’uso di nuovi armamenti e rimpiazzare i soldati caduti nei primi mesi del conflitto, ma devono fare i conti con un difetto che potrebbe, per così dire, stare nel manico: «L’approccio occidentale è stato quello di addestrare le forze ucraine in manovre ad armi combinate, nel tentativo di farle combattere come farebbe un militare Nato, ossia in modo simile a ciò che l’Occidente ha insegnato nei passati programmi di addestramento e assistenza. L’incognita di questo approccio è che le forze armate della Nato non sono abituate a combattere senza la superiorità aerea, in particolare quella assicurata dalla potenza aerea americana. Di conseguenza, i soldati ucraini devono affrontare le difese preparate dalla Russia senza il tipo di supporto aereo e logistico a cui i loro istruttori occidentali sono da tempo abituati».
È vero che le forze ucraine si sono dimostrate «più adattabili e molto più motivate» di quelle russe. Ma anche se le linee difensive costruite in questi mesi da Mosca lungo la linea del fronte «non sono impenetrabili», potrebbero in ogni caso essere «abbastanza forti da tenere impegnate le forze ucraine su più linee difensive, guadagnando tempo in modo che possano arrivare i rinforzi. La loro difesa in profondità è progettata per impedire a una svolta tattica di ottenere effetti strategici, in particolare per impedire a un successo ucraino di generare uno slancio decisivo. L’imminente offensiva metterà quindi alla prova l’attuale teoria del successo a Kiev e nelle capitali occidentali: ossia che le forze ucraine, addestrate ed equipaggiate con sistemi occidentali, possono combattere in modo più efficace e sfondare le linee russe fortificate».
Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina
Nella prospettiva di Kofman e Lee c’è il rischio che la «vittoria entro l’anno» annunciata da Zelensky possa in realtà suonare come un «adesso o mai più», che apre scenari foschi nel caso la controffensiva ucraina non si rivelasse determinante: «La sfida dell’imminente offensiva è che, nonostante sia gravata da grandi aspettative, sembra essere uno one-shot affair, un colpo singolo. È probabile che l’Ucraina riceva una consistente iniezione di munizioni di artiglieria prima di questa operazione, ma questo pacchetto offrirà una finestra di opportunità piuttosto che un vantaggio duraturo. Gli sforzi occidentali per sostenere l’Ucraina soffrono di un pensiero a breve termine, fornendo capacità giusto in tempo o come una forte ondata per l’operazione offensiva, ma con poca chiarezza su ciò che seguirà».
Invece, ad avviso dei due analisti, bisognerebbe prendere in considerazione la possibilità che, anche se Kiev mettesse a segno una serie di vittorie, ciò potrebbe non significare affatto la fine della guerra in tempi rapidi: «Tocca al perdente decidere quando una guerra è finita, e questo conflitto è probabile che continui come una guerra lungo il confine russo-ucraino. Al momento, ci sono pochi indizi che il presidente russo Vladimir Putin porrà fine di sua volontà al conflitto, anche se l’esercito russo stesse affrontando una disfatta». Lo «Zar» del Cremlino potrebbe, dal suo punto di vista, avere buoni motivi per continuare una guerra d’attrito: «Putin può presumere che questa offensiva rappresenti il punto più alto del sostegno occidentale e che, nel tempo, la Russia possa ancora portare all’esaurimento l’esercito ucraino, magari nel terzo o quarto anno di conflitto. Queste supposizioni possono essere oggettivamente false, ma fintanto che Mosca crede che la prossima offensiva ucraina sia un affare una tantum, potrebbe continuare a pensare che il tempo sia ancora dalla parte della Russia. Allo stesso modo, se l’Ucraina avesse successo, né la sua società né la sua leadership politica vorranno accontentarsi di qualcosa di diverso dalla vittoria totale. In breve, è improbabile che l’imminente offensiva crei buone prospettive per i negoziati».
A differenza di altri esperti e analisti, Kofman e Lee non sono, peraltro, così convinti che una guerra lunga o addirittura «infinita» andrebbe davvero a vantaggio di Mosca. «La Russia non sembra ben posizionata per una forever war. La sua capacità di riparare e ripristinare le attrezzature militari dai magazzini sembra così limitata che il Paese fa sempre più affidamento sulle attrezzature sovietiche degli anni ‘50 e ‘60 per rifornire i reggimenti mobilitati. Man mano che l’Ucraina acquisiva attrezzature occidentali migliori, l’esercito russo è diventato sempre più simile a un museo del primo periodo della Guerra Fredda. Ci sono anche crescenti segnali di tensione sull’economia russa, i ricavi della vendita di energia stanno iniziando ad essere compressi dalle sanzioni e dall’allontanamento dell’Europa dal gas russo. Anche se Mosca può continuare a mobilitare uomini e portare sul campo di battaglia vecchie attrezzature militari, la Russia dovrà affrontare crescenti pressioni economiche e carenze di manodopera qualificata. Le forze russe in Ucraina devono affrontare un problema strutturale di uomini e, nonostante una campagna di reclutamento nazionale, Mosca dovrà probabilmente mobilitare di nuovo per sostenere la guerra. E tenta disperatamente di evitarlo (per evitare proteste sociali, ndr). Se l’Occidente sarà capace di sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina, allora, nonostante la sua resilienza e le sue riserve per una mobilitazione, la Russia potrebbe vedere il suo svantaggio crescere nel tempo».
La conclusione di Kofman e Lee è che l’Occidente farebbe bene a non essere altrettanto ottimista di Zelensky su una sconfitta russa decisiva entro fine anno. Ed attrezzarsi di conseguenza: «Anche se l’imminente offensiva ucraina farà molto per determinare le aspettative sulla traiettoria futura della guerra, la vera sfida è pensare a ciò che verrà dopo. L’offensiva ha consumato grandi sforzi di pianificazione, ma un approccio sobrio dovrebbe riconoscere che sostenere l’Ucraina sarà uno sforzo a lungo termine. È tempo, quindi, che l’Occidente cominci a pianificare più attivamente il futuro, al di là dell’imminente offensiva. La storia dimostra che le guerre sono difficili da terminare e spesso vanno ben oltre le fasi decisive dei combattimenti, anche mentre vanno avanti i negoziati. Per l’Ucraina e i suoi sostenitori occidentali, una valida teoria della vittoria deve basarsi sulla capacità di resistenza, affrontando le esigenze di qualità, capacità e sostentamento a lungo termine delle forze ucraine. Gli Stati Uniti e l’Europa devono fare gli investimenti necessari per sostenere lo sforzo bellico ben oltre il 2023, sviluppare piani per operazioni successive ed evitare di riporre le speranze in ogni singolo sforzo offensivo».
16 maggio 2023 (modifica il 16 maggio 2023 | 14:53)
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