Gli editori analizzano il mercato: «Rassicurante». In ripresa i negozi fisici. Cresce il genere «romance». Lagioia cede il testimone. Annalena Benini: felice di cominciare
Gli editori che fanno il tradizionale punto sullo stato del settore; le lunghe code sotto la pioggia alle biglietterie (molti gli studenti) e davanti alle sale degli incontri più richiesti, sale ancora più affollate dal maltempo che rende inutilizzabile l’ampia area esterna; il passaggio di testimone informale tra Nicola Lagioia, direttore per sette anni, e Annalena Benini, direttrice dal 2024, mentre tra gli stand ci si interroga su come cambierà il Salone e su quanto il nuovo corso del governo inciderà sulle scelte. Lo fa, per esempio, Zerocalcare secondo cui «per gli intellettuali possono arrivare tempi duri perché la destra vuole riprendersi posti piazzando le gente che ha in panchina da ottant’anni».
Nessuno fornisce i numeri ma sembra che ormai i record non interessino più di tanto. Lagioia si commuove alla fine dell’incontro con Benini, in cui hanno parlato dei loro libri, di letteratura e maestri, mentre molti si aspettano il commiato da una parte, l’anticipazione dall’altra. Lagioia scherza con la madre seduta in prima fila («Non le sembrava vero che avessi trovato il posto fisso, se mi volete dare una mano spiegateglielo voi») e promette che Annalena Benini sarà una eccellente direttrice del Salone del Libro: «Datele una mano, perché Torino non è una piazza così facile. Sicuramente il Salone crescerà ancora, ne sono certo». «È una cosa immensa, veramente grande, di cui sono felicissima — dice lei — e penso che si potrà fare una cosa bella, così come è stato meraviglioso il Salone di questi anni, con l’amore per i libri e per i lettori che ha generato. Non vedo l’ora di cominciare. In questi giorni con Nicola, prima dell’apertura, ho osservato il Salone che cresceva, che si costruiva. Questa cosa non l’avevo mai vista. Sono sempre venuta al Salone, amandolo, non avevo mai osservato la passione con cui tutte le persone lo fanno». Delle idee che ha in mente non parla e neppure dei consulenti che l’accompagneranno, dice che il consiglio più importante ricevuto dal direttore uscente «è che il Salone di Torino è il Salone dei lettori».
Ma chi sono i lettori? Per il mercato è fondamentale farne un identikit e gli editori, piccoli grandi, presenti venerdì al convegno dell’Associazione italiana editori (Aie) hanno cercato di disegnarlo commentando i dati dei primi quattro mesi del 2023. «Rassicurante» ha definito Enrico Selva Coddé di Mondadori Libri Trade il mercato che stabilizza la crescita rispetto ai livelli prepandemia con un incremento sui primi quattro mesi del 2019 del 17% (si parla di vendite di narrativa e saggistica, esclusa la scolastica), mentre le librerie fisiche mostrano segnali di ripresa e consolidano la loro posizione come primo canale di vendita.
Una cosa è chiara: i lettori giovani sono oggi quelli più capaci di spostare i trend. Lo scorso anno erano i fumetti e i manga, oggi è il cosiddetto romance, i romanzi d’amore che negli ultimi due anni hanno conquistato le classifiche e che nei primi quattro mesi del 2024 hanno visto una spesa dei lettori più che raddoppiata rispetto al 2019 (più 101,3%). Sono libri che spesso mettono insieme young adult e fantasy, in un contesto di frammentazione che costringe l’editore a ripensare sé stesso, dice Selva: «Penso che dovremmo cominciare a ragionare in termini di fenomeni editoriali più che di generi. Nel senso che le nuove generazioni ragionano sempre meno per categorie e generi tradizionali, sono decisamente più imprevedibili nelle logiche dell’acquisto, cercano libri emotivi, che abbiano tratti di autenticità. Più che nicchie sono forme letterarie che si ibridano, appunto come il romance. Questo fa sì che il lavoro dell’editore sia più sartoriale, più costruito sul titolo, l’offerta è più schiacciata sul lettore».
La nuova generazione di lettori, più spesso lettrici, che avanza — dice Stefano Mauri (Gruppo Gems) — «è l’ultima, la Z, perché quella un po’ prima già aveva gusti diversi, non leggeva su carta. Che futuro ha questa generazione? Orrendo, perché noi gliel’abbiamo bruciato e in questa passione per il romance c’è sicuramente una dimensione escapista. Però sarebbe limitante fermarsi lì: c’è anche la riscoperta dei sentimenti, di una dimensione privata indotta dalla pandemia, che produce una narrativa emotiva. Il libro è così, nasce dalla discontinuità della società. Certo, non sappiamo quanto durerà: gli esperti di marketing dicono che una volta i gusti delle generazioni cambiavano ogni sette anni, adesso ogni tre».
Un’analisi confermata anche da Alessandra Carra (Gruppo Feltrinelli) sulla base dei dati delle librerie del marchio: «Rispetto all’anno scorso sono diminuiti manga e fumetti ma i giovani, nella fascia sotto i 24 anni, comprano. I ragazzi stanno tornado in libreria e acquistano appunto fantasy e romance, ma è anche vero che, grazie al fenomeno TikTok, arrivano in classifica titoli come
Follia
di Patrick McGrath e Un giorno questo dolore ti sarà utile
di Peter Cameron. Sono loro la nostra scommessa, sia come editori che come librerie: bisogna stare all’erta sui fenomeni che interessano loro. Ed è forse questa la novità più interessante: i social portano nuovi lettori che leggono su carta».
Sull’altro dato positivo che emerge dall’indagine, cioè la ripresa delle librerie fisiche, c’è una grande differenza tra i grandi gruppi che possiedono i loro retail e i piccoli editori, spesso tenuti fuori dagli scaffali. Per Marzia Corraini (Corraini Edizioni) il problema è anche «la forza di fuoco delle novità» (circa 70 mila all’anno) che frena l’ingresso a molti marchi piccoli. Mentre Diego Guida, che nell’Aie è anche il presidente del Gruppo dei Piccoli editori, spiega: «Per l’algoritmo delle grandi catene il piccolo editore è un rischio, quindi partiamo dallo 0,01 e resteremo allo 0,01». «Più facile — dice Maria Teresa Panini (Franco Cosimo Panini Editore) — il rapporto con le librerie indipendenti. Lì c’è un rapporto diretto con il libraio. Però a volte anche da noi piccoli arrivano sorprese e scoperte che ci permettono di entrare nelle grandi catene». Anche se il vero nemico per tutta la filiera, che siano piccoli o grandi, secondo Martino Montanarini (Gruppo Giunti), è la scarsa propensione degli italiani a leggere: «Noi abbiamo aperto la nostra prima libreria trent’anni fa e la nostra politica di sviluppo è aprire punti vendita non nelle grandi città ma nei centri commerciali, nelle periferie. Cerchiamo di strutturare l’offerta per quel tipo di contesto e di pubblico, diversificando rispetto agli indipendenti o alle catene. Noi limitiamo il numero dei titoli presenti per un problema di sostenibilità, perché le nostre librerie sono molto piccole. Non vedo questa grande contrapposizione tra grandi e piccoli. Lo sforzo comune è fare crescere i lettori e quindi fare crescere il mercato. Solo così la torta si allarga per tutti».
19 maggio 2023 (modifica il 19 maggio 2023 | 22:30)
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