Una diversit marcata anche dai gesti (e dalla voce)
L’incarico: raccontare ogni dettaglio di questo primo incontro tra Giorgia ed Elly
. Toni della voce e occhiate, postura, sospiri, mani. Ecco: le mani. Sono due leader che gesticolano molto. Graditi anche particolari minori: tipo come sono vestite (quass, nella tribunetta stampa di Montecitorio, evocato subito il fantasma di Giampaolo Pansa, principe dei cronisti, che infatti veniva con un binocolo).
La premier: in tailleur nero (o di un blu talmente scuro da apparire nerastro). La segretaria del Pd: con giacca rosa pallido e camicia fantasia. E, gi qui, gente brava tirerebbe gi ottanta righe. Ma adesso Elly in piedi e, subito, attacca Giorgia sulla necessit di introdurre il salario minimo. La chiama: Signora presidente… ( noto che la Meloni chiede invece di essere definita il premier, o il presidente). Elly: voce meno spezzata del solito (sensazione: con un po’ di rodaggio pu migliorare ancora), argomenti lunari per i dem degli ultimi anni (Sotto una certa soglia, non si pu chiamare lavoro: ma sfruttamento!), dito indice puntato verso Giorgia.
Strategia evidente: sono venuta qui per te, parlo con te, guardami mentre parlo con te. Ora: se un po’ conoscete la Meloni, provate a immaginare anche la faccia che mette su. Una roba che, pi o meno, dice: tranquilla cara, sto qui, adesso ti rispondo.
Difficile dire se lo viva come un duello: di certo questa segretaria di 37 anni – determinata, libera, di puro fascino – Giorgia l’ha vista arrivare fin troppo bene; e sa certamente valutarne la travolgente freschezza (poi, tra qualche mese, vedremo se alla tramontana di novit, avr saputo aggiungere anche solidit politica).
Comunque: il giochino del question time prevede, per la premier, una sola risposta (mentre Elly avr diritto alla controreplica). Ma tanto Giorgia sa tutto, ha visto tutto. Si porta addosso un mestiere pazzesco: entrata qui dentro a soli 29 anni, divenne subito vice-presidente della Camera, poi un pomeriggio si present dal Cavaliere (ai tempi in cui le luci di Palazzo Grazioli restavano accese – diciamo cos – tutta la notte) e gli spieg: Sono a disagio, me ne vado. Cosa ti serve?, replic il Cavaliere, pensando che chiunque abbia un prezzo. Non ha capito: fondo un partito tutto mio.
Insomma: pensare che la Meloni possa essere anche solo preoccupata di rispondere alla Schlein, un po’ troppo. Per sa che la politica una lunga partita quotidiana. E che, oggi, adesso, ha appena una manciata di minuti a disposizione per la replica. E cos: snobba la sua avversaria, definendola gli interroganti. Poi, prima picchia duro sulle opposizioni (Chi ha governato finora ha reso pi poveri gli italiani), quindi propone l’estensione della contrattazione collettiva.
Con i deputati che l’hanno incalzata poco fa, stata pacata, con botte di sarcasmo. Ora la voce gli va su. Scandisce le parole. Quanti comizi avr fatto in vita sua? una richiesta precisa: dai banchi della maggioranza, puntuale, rotola una standing ovation.
Calma. Sentiamoci Elly (che l’ha ascoltata tamburellando le dita della mano destra). Sensazione confermata: impara in fretta. Signora presidente, le sue risposte non ci soddisfano!.
La premier ascolta con una vaga aria di sufficienza, il mento appoggiato sulla mano, mezza parola a Matteo Salvini, che le siede accanto, e che annuisce ( sempre emozionante vedere Salvini annuire alla Meloni: un po’ meno vedere il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, bello pacioso, mentre Napoli in fiamme).
Elly prende forza: Le ricordo che ora sono io all’opposizione, e lei al governo…. Aspettate. Elly dice — esattamente — cos: O-ra-so-no-io-all-oppo-si-zio-ne.
Cio: siamo io e te. Personalizzazione totale dello scontro. Uno schema che, in questi minuti, tutti ci accorgiamo che gi quasi un classico. Ecco: mentre la segretaria del Pd conclude il suo intervento, sugli appunti resta uno scarabocchio, un concetto: mondo nuovo. Perch davvero l’aver visto le due donne pi potenti del Paese – una alla guida del governo, l’altra dell’opposizione – affrontarsi senza indugi, la dimostrazione plastica che tutto quanto ci siamo detti, in queste ultime settimane, era perfettamente vero.
C’ una scena, completamente, rivoluzionata (e il primo ad averlo compreso Giuseppe Conte, il capo dei 5 Stelle: muto, imbambolato, ingrigito, l’uomo con la pochette cammina dentro il suo precoce tramonto).
15 marzo 2023 (modifica il 15 marzo 2023 | 22:58)
© RIPRODUZIONE RISERVATA