La ministra per la Famiglia: vogliamo colpire questo mercato, non gli omosessuali
Ministra Eugenia Roccella, a Milano il prefetto ha detto al sindaco di sospendere le trascrizioni dei figli delle coppie gay. In Parlamento è stata bocciata la proposta di regolamento europea sul certificato di filiazione. Che sta succedendo?
«Il problema è uno solo».
Quale?
«La maternità surrogata, che preferisco chiamare utero in affitto perché è più chiaro che c’è una compravendita della genitorialità, un vero e proprio mercato. I bambini di coppie di uomini omosessuali nascono con l’utero in affitto. La questione è se vogliamo legittimarlo oppure no».
Ma sono più le coppie eterosessuali che ricorrono alla maternità surrogata rispetto a quelle omosessuali…
«Non è un problema di omosessuali o eterosessuali, è molto sbagliato pensare che chi è contro questo mercato voglia colpire gli omosessuali, vorrei che non si confondessero proprio le due cose: l’utero in affitto e l’orientamento sessuale, le scelte sessuali delle persone. È la pratica dell’utero in affitto che va combattuta anche a livello internazionale».
Il quotidiano Avvenire parla della «giustizia del giorno dopo» per tutelare i bambini che, venuti al mondo, ora vivono con due papà o con due mamme. Che fare per loro?
«Non mi sembra che ci sia una discriminazione nei confronti di questi bambini soprattutto dopo la sentenza della Corte costituzionale sulle cosidette adozioni in casi particolari con cui si inserisce completamente il bambino nel nucleo familiare».
Adozione particolare sarebbe la step child adoption che dalla legge sulle unioni civili è stata stralciata?
«È quello che dice la Cassazione: in questi casi si deve passare dalla valutazione del giudice».
E non si potrebbe inserire in una legge invece che lasciarla in mano ai giudici?
«I giudici hanno il compito di verificare che il rapporto con l’altro genitore non biologico ci sia davvero e sia continuativo. Questo una legge che attiva un procedimento automatico non lo può fare. Ma poi stiamo parlando sempre dello stesso problema».
L’utero in affitto?
«Già. Se una persona va all’estero a fare la pratica dell’utero in affitto e sa benissimo che in Italia c’è una legge che garantisce che il bambino sarà figlio del committente — voglio chiamarlo committente, è un mercato — così non lo combatti il problema».
Però ci vanno lo stesso.
«Ma se noi regolarizziamo tutto incrementiamo questa pratica. E noi invece vogliamo combatterla a livello internazionale, facendolo diventare un reato universale. Un emendamento contro l’utero in affitto proposto in Europa è stato bocciato, non votato da Elly Schlein».
Non è d’accordo con una legge che regoli le step child adoption e non le deleghi al giudice volta per volta. Perché non pensare invece alle adozioni per le coppie omosessuali?
«Noi abbiamo un grande problema, sono pochissimi i bambini adottabili. Anche con le adozioni internazionali questo problema si è acuito».
È quindi una questione legata al numero di bambini che si possono adottare?
«È chiaro che vengono privilegiate alcune situazioni. La legge sulle adozioni prevede una serie di condizioni e, chiaramente, il migliore interesse per il bambino. I bambini si affidano alle famiglie che hanno requisiti richiesti».
Quindi alle famiglie con una mamma e un papà?
«Si riserva al bambino la garanzia di maggiore stabilità e di migliore accoglienza familiare possibile».
E non si può dire che le coppie omosessuali diano ai bambini un’assistenza familiare colma d’amore?
«Questo non lo discuto affatto, anzi io penso che singolarmente un papà o una mamma omosessuale possono essere una splendida mamma o uno splendido papà. Ma si deve valutare il maggior interesse per il bambino, i suoi diritti. Come il diritto all’origine».
Il diritto di sapere da dove proviene ?
«Ai bambini figli di coppie omosessuali questo diritto viene negato perché hanno un solo genitore biologico. L’altro genitore è stato volutamente cancellato. Con l’utero in affitto vengono negati due genitori (la donna che vende l’ ovocita e quella affitta l’utero). Ormai per tutto questo abbiamo smarrito alcuni termini. La parola mamma non si può più dire».
Ma si può dire genitore.
«Sono affezionata alla parola mamma».
16 marzo 2023 (modifica il 16 marzo 2023 | 07:06)
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