Si usano pezzi speciali che rendono i mezzi velocissimi ma rigidi, e in certe condizioni diventano difficilissimi da controllare
A Tortona era toccato a Tao Geoghegan (frattura dell’anca), Oscar Rodriguez (trauma renale) e allo sventurato Alessandro Covi che, dopo aver atterrato Tao, si era rotto l’osso sacro. Ieri sono caduti (per loro fortuna passando indenni sotto la lama di un guardrail) Alberto Dainese e Jack Haig.
Nel ciclismo si finisce a terra sempre pi spesso. Oltre che alle strade bagnate e alle imprese di qualche corridore temerario, molti tecnici danno la colpa a bici ormai troppo estreme. davvero cos?
Negli ultimi anni le biciclette non si sono alleggerite (sotto i 6,8 kg non si pu andare, per regolamento) ma hanno migliorato sensibilmente aerodinamicit (con tubi a sezione pi larga) e rigidezza (fibre di carbonio sovrapposte in modo speciale e geometrie pi compatte), due caratteristiche che servono a farle scorrere pi veloci sull’asfalto riducendo la resistenza dell’aria e aumentando la risposta allo scatto.
Le velocit medie di tappa sono impressionanti. Quando la gara diventa difficile (strade bagnate, percorsi tortuosi, stanchezza del corridore) una bici troppo rigida pu diventare un cavallo imbizzarrito. A peggiorare la situazione contribuiscono certe forcelle e sopratutto alcuni tipi di ruota. Quelle in carbonio a profilo alto (iper performanti), specie se i copertoncini sono gonfiati a pressioni troppo alte, scorrono ma non ammortizzano, trasformando la bici in un bolide di F1 lanciato su un circuito stradale.
I freni a disco, che qualcuno ancora contesta, non creano problemi diretti. Ma la loro spietata precisione induce alcuni corridori a staccare tardi (a volte troppo tardi) prima di una curva o di una situazione di pericolo. Morale: gli estremismi tecnologici in situazioni meteo sempre pi imprevedibili, e su strade che a volte non sono in buone condizioni, portano spesso guai.
19 maggio 2023 (modifica il 19 maggio 2023 | 07:26)
© RIPRODUZIONE RISERVATA