Nella capitale del vino di Spagna forte lo spirito provinciale, Chiese barocche, palazzi rococ e attorno una pianura di verdi vigneti. L’odore acuto e aspro ovunque, nelle botti pi antiche il tesoro del luogo ormai ridotto a melma. Il nome del pi vecchio e rinomato riporta a una novella dello scrittore statunitense. Che qui nessuno conosce
Gran parte delle firme storiche del Corriere della Sera hanno scritto articoli che fanno parte della storia di questo giornale e del Paese. Dal numero di 7 in edicola il 3 marzo, all’interno di uno “Speciale viaggi”, vi proponiamo questo reportage di Alberto Moravia, che apparve sul quotidiano il 10 luglio 1954. Buona lettura
La capitale del vino spagnolo sta a sud, in Andalusia, e si chiama Jerez de la Frontera. Alcuni amici spagnoli ci avevano descritto Jerez de la Frontera come la citt pi conservatrice di Spagna; anzi uno aveva dato di quella citt una definizione curiosa: una citt di civilt anglo-araba, alludendo in tal modo alla mescolata influenza degli Arabi che qui dominarono pi a lungo che altrove e degli Inglesi che tuttora posseggono la vicina Rocca di Gibilterra. Comunque, Jerez de la Frontera, addormentata tra i vigneti verdi di una ricca pianura, con le sue case basse e bianche, le sue chiese barocche, le sue piazze erbose in cui giocano i monelli, i suoi palazzi rococ, tra le citt dell’Andalusia quella che sembra avere una pi forte concentrazione d spirito provinciale (…).
Come avviene spesso in provincia (…) il centro della vita locale, oltre ai soliti caff, l’albergo principale o meglio il bar dell’albergo. Qui i rappresentanti della suddetta civilt anglo-araba, i proprietari delle grandi distillerie di liquori (…) si riuniscono verso sera, bevendo i propri vini fino ad intontirsi e chiacchierando con gli stranieri di passaggio. Fu in questo bar che trovammo uno dei maggiori fabbricanti di vini, (…) ci offr di farci visitare la fabbrica e noi accettammo.
(…) Visitammo dapprima lo stabilimento dove i vini vengono imbottigliati con macchinari e sistemi dei pi moderni. (…) Le bottiglie disposte a distanze eguali sul nastro passano prima di tutto davanti uno scrutatore seduto sotto una forte lampada. Se la bottiglia difettosa o incrinata, lo scrutatore con rapido gesto la toglie dal nastro. Dopo lo scrutatore, ecco la macchina che, simile a un poppatoio di metallo, con pochi getti forti di vino o di liquore riempie fino al collo le bottiglie. Ecco la macchina che ficca il tappo di sughero, l’altra che copre il tappo con un cappuccio di stagnola, l’altra ancora che applica l’etichetta. (…) Questi nastri semoventi del lavoro tailorizzato fanno quasi d’istinto riflettere sui problemi di sopraproduzione e di organizzazione della civilt industriale moderna.
(…) Dopo la fabbrica visitammo le cantine, locali non sotterranei come si potrebbe credere, ma vastissimi e altissimi, simili a navate di cattedrali o a quelle tenebrose prigioni che Piranesi si compiaceva di disegnare. (…) Per l’aria c’ un odore acuto e aspro di vino e si ha l’impressione che se si accendesse una sigaretta tutta la cantina prenderebbe fuoco in un attimo e salterebbe in aria come una polveriera. Si arriva all’abside di questo tempio del vino, un angolo della cantina dove sono le botti pi antiche le quali, come ci spiega il proprietario, contengono un vino ormai ridotto a una specie di melma. Da queste botti venerabili, vecchie talvolta di due o tre secoli, la melma vinosa viene attinta con speciali ramaioli e versata in botti recenti, onde dar forza sapore e tono al vino nuovo.
Queste botti antiche, tutte polverose e grommose, portano sui coperchi i nomi di personaggi storici a cui furono dedicate. Leggo: Pitt, Fox. Wellington, e, stranamente, Ruskin: ancora la civilt anglo-araba. (…) Il proprietario ci fa assaggiare il vino delle grandi occasioni, un Amontillado vecchissimo. Mentre sorseggiamo, ci torna alla memoria la famosa novella di Edgardo Poe: Il barile di Amontillado. Domandiamo al proprietario se conosca quel testo cos celebre, ma egli risponde alla nostra domanda con una espressione, a sua volta, di domanda come a dire: Poe? Chi era costui?. Civilt anglo-araba, certo, ma per quanto riguarda i vestiti, il gioco del polo, i cocktails e altre cose simili; non gi la letteratura.
L’AUTORE
Scrittore, drammaturgo, giornalista, reporter di viaggio e anche critico di cinema, Alberto Moravia (pseudonimo di Alberto Pincherle) nacque nel 1907 e mor a 83 anni nel 1990 sempre a Roma. Colpito da tubercolosi ossea a 9 anni, fin in sanatorio. Vi usc nel 1925. Nel 1929 pubblic il primo romanzo, Gli indifferenti. Con i racconti vinse lo Strega nel 1952. Sul Corriere scrisse tra il 1945 e il 1990.
4 marzo 2023 (modifica il 4 marzo 2023 | 09:28)
© RIPRODUZIONE RISERVATA