La giornalista parla per la prima volta della malattia a Belve: «Perché quello è solo un pezzo della vita»
Un paio di mesi fa hanno scritto su un giornale che «le signore in rosso» come Concita De Gregorio avevano copiato il taglio di capelli «long bob biondo miele»
della premier Giorgia Meloni. Non potevano sapere quanto l’avrebbero ferita quelle parole, che certo ora vorrebbero non aver mai pubblicato. Perché il lungo caschetto biondo della giornalista e conduttrice tv (volto noto di In onda su La7) era ed è una parrucca. Indossata non per vezzo ma per nascondere uno degli effetti collaterali più visibili e temuti delle terapie contro il tumore.
«Sono stata sul punto di telefonare al direttore, perché io preferirei avere i miei capelli, però adesso porto una parrucca, abbastanza simile ai miei capelli di una volta», ha rivelato lei stessa, intervistata da Francesca Fagnani per la quarta puntata di Belve
, che è andata in onda ieri sera su Rai2.
«Ho avuto un anno molto impegnativo», ha spiegato l’ex direttrice dell’Unità, 59 anni, da pochi giorni alla guida della versione europea del The Hollywood Reporter, giornale americano che racconta l’industria cinematografica. «Ho avuto un cancro e mi sono operata ad agosto. Ne parlo al passato perché ho tolto tutto quello che dovevo togliere, ma non si può mai parlare completamente al passato, però diciamo che siamo sulla buona strada». Niente lacrime né esitazioni. Un racconto asciutto, pacato, che è arrivato ancora più dritto al cuore di chi era in ascolto. Specie se ha vissuto il suo stesso percorso.
Finora Concita De Gregorio non ne aveva mai parlato in pubblico. In pochi sapevano. «Questa è la prima volta — ha detto —, perché poi tutti tornano da te con l’aria un po’ dolente chiedendoti come stai. Ma quello è solo un pezzo della tua vita, non tutta». Nata a Pisa (padre italiano, mamma catalana), sposata da trent’anni con il collega giornalista Alessandro Cecioni, madre di quattro figli, di cui una adottiva, per lei il momento più difficile è stato capire come dirlo al più piccolo, che vive in Australia. «Volevo farlo di persona, ma a quel tempo facevo una terapia molto fitta». Non si è arresa nemmeno allora. «Ho convinto i medici che mi avrebbe fatto meglio vedere mio figlio che fare la terapia senza vederlo».
15 marzo 2023 (modifica il 15 marzo 2023 | 08:23)
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