In una intervista il regista romano prende posizione contro la guerra in Ucraina a pochi giorni dal debutto in concorso a Cannes de «Il sol dell’avvenire»
Mercoledì sarà il giorno di Nanni Moretti a Cannes, dove il suo «Il sol dell’avvenire» è tra i film in concorso. Al festival il regista romano, 69 anni, è di casa, nel 1978 qui ha presentato il suo secondo film, «Ecce bombo», nel 1994 «Caro diario» (che è del 1993), premio alla miglior regia, fino al trionfo nel 2001 con «La stanza del figlio» che si portò a casa la Palma d’oro. A pochi giorni dal debutto sulla Croisette, il regista romano si è raccontato in una intervista sul quotidiano «La Stampa», attraversando tra molti temi di attualità anche quello della guerra in Ucraina.
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«Mi ha sempre stupito — racconta Moretti — che fino a novembre del 1989 (anno del crollo del muro di Berlino e inizio della fine del Partito Comunista Italiano) rimanesse incredibilmente radicato in tanti a sinistra il legame con l’Urss e i Paesi del blocco sovietico. Credo invece che nel rifiuto di oggi di schierarsi totalmente dalla parte dell’Ucraina aggredita ci siano altri motivi, per esempio l’antiamericanismo. Ma oggi, nel 2023, come ci si può tranquillamente dichiarare filoputiniani? Mi sembra una cosa incredibile, da mattarelli totali».
«Il sol dell’avvenire» è un film che contiene molti film. C’è quello che il regista Giovanni, interpretato da Nanni Moretti stesso, sta girando, mentre ne scrive un altro — tratto dal racconto «Il nuotatore», di John Cheever — e ne immagina un altro ancora — la storia d’amore di una coppia lunga cinquant’anni, raccontata attraverso le canzoni d’amore italiane —: una pellicola sulla crisi che fratturò il Partito Comunista Italiano all’indomani della «primavera di Budapest» duramente repressa dalle truppe sovietiche nell’autunno del 1956. Difficile non cogliere similitudini tra l’invasione russa dell’Ucraina. «Abbiamo finito la sceneggiatura nell’estate del 2021 — ricorda Moretti nell’intervista —. Tutto mi aspettavo tranne che quel drammatico e lontano episodio tornasse improvvisamente e imprevedibilmente d’attualità». A proposito di attualità, il regista sottolinea: «non l’ho mai inseguita. Mi è invece capitato spesso di precederla. Un po’ di fortuna, un po’ di attenzione».
Parlando di Nanni Moretti non si può non fare cenno al suo impegno politico, da sempre centrale nella vita del regista. Per anni molto coinvolto nella politica di sinistra (un impegno che ha prodotto il documentario «La cosa», «viaggio» nelle sezioni del Pci durante la famosa «svolta» del 1989 che porterà, due anni dopo, allo scioglimento del Partito Comunista Italiano e alla sua confluenza nel Partito Democratico della Sinistra), lo si ricorda alla guida dei cosiddetti «girotondi», movimento nato nel 2002 durante il governo Berlusconi, quando un gruppo di cittadini si ritrova davanti al palazzo di Giustizia di Milano per chiedere il rispetto di magistratura e Costituzione. I «girotondini» sono critici però anche con i partiti della sinistra, per la loro eccessiva lontananza dalla società. Celebre il «j’accuse» lanciato da Moretti nei confronti dei leader dell’Ulivo durante una manifestazione del comitato parlamentare del centrosinistra in piazza Navona, a Roma. «Con questa classe dirigente, non vinceremo mai», grida dal palco.
21 maggio 2023 (modifica il 21 maggio 2023 | 13:12)
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