I segnali di raffreddamento nella relazione economica tra la Repubblica Popolare e il Vecchio continente si moltiplicano. finita la corsa cinese a investire da noi, i dati lo confermano. Con una eccezione molto rilevante: batterie per veicoli elettrici, l’unico settore in controtendenza dove gli investimenti cinesi in Europa continuano ad aumentare. Ma questa eccezione a sua volta fa da sfondo alle tensioni nei rapporti fra Pechino e Berlino: l’industria tedesca dell’automobile si sente minacciata da una Cina che determinata a penetrare sul suo stesso mercato domestico.
Tra i numeri recenti che illustrano lo stato delle relazioni Cina-UE, il pi significativo il dato sugli investimenti esteri diretti. Gli investimenti cinesi nell’UE sono scesi a 7,9 miliardi di euro nel 2022, un calo del 22% rispetto al 2021, che li ha fatti ritornare indietro di un decennio. Per la prima volta gli investimenti diretti, cio l’apertura di nuove fabbriche, hanno superato le acquisizioni di societ europee gi esistenti. Il settore in controtendenza ha visto invece un balzo del 53% negli investimenti cinesi in Europa per la fabbricazione di batterie per auto elettriche: ormai questa la voce principale nel flusso di capitali cinesi. Nell’ultimo quinquennio gli investimenti cinesi nell’UE in questo settore hanno superato i 16 miliardi di euro. La pi grande fabbrica di batterie cinesi in Europa in progetto quella che la Catl vorrebbe costruire in Ungheria. Anche i big cinesi dell’auto elettrica stanno pensando di potersi insediare direttamente nel Vecchio continente. Questo interesse stato accelerato dalla decisione di Bruxelles di mettere fuori legge le vendite di auto a carburanti fossili nel 2035.
Il quadro di un divorzio al rallentatore con l’Europa – e anche con gli Stati Uniti – arricchito da un altro dato che riguarda il commercio estero. Le importazioni cinesi sono scese del 7,9% in aprile rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In parte questo significa che la ripresa economica della Repubblica Popolare si rivela meno vigorosa di quanto previsto; in una certa misura anche il segnale di un mercato meno ricettivo per i beni di consumo prodotti in Occidente. Con l’eccezione rilevante del lusso, dove le vendite di gruppi come Lvmh e Herms sono state brillanti.
Il divorzio al rallentatore pu avere molte concause. Sul fronte degli investimenti la diminuzione delle acquisizioni di aziende europee da parte di capitali cinesi pu essere provocata anche da un clima meno tollerante nella capitali europee e da nuovi controlli governativi sulle acquisizioni in settori strategici. Si ha anche l’impressione che la Repubblica Popolare tragga le conseguenze dal nuovo clima geopolitico riorientando le proprie relazioni soprattutto verso i Brics (Brasile Russia India Sudafrica) e altri paesi emergenti.
Sul fronte del commercio estero una vittima illustre di questo divorzio al rallentatore la Germania. Per decenni la Repubblica Popolare stata una vorace acquirente di tecnologia tedesca, dai macchinari alle automobili. Ora diventata sempre pi spesso una concorrente diretta, che con le sue tecnologie punta a sostituire il made in Germany, sia in casa propria che su altri mercati.
I rapporti politici tra Berlino e Pechino ne risentono. stata cancellata all’ultimo minuto una visita in Cina da parte del ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner. Non chiaro se a provocare la cancellazione o il rinvio abbiano contribuito le posizioni molto critiche dei liberali tedeschi sul dossier di Taiwan. La ministra tedesca degli Esteri, la Verde Annalena Baerbock, stata a sua volta protagonista di uno scontro con il suo omologo cinese Qin Gang, sull’appoggio della Repubblica Popolare alla Russia nella guerra in Ucraina. Su quel fronte, da Pechino trapelano voci secondo cui una missione cinese a Kiev sarebbe ormai imminente.
10 maggio 2023, 18:17 – modifica il 10 maggio 2023 | 18:17
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