Maria Cristina Zoppo, componente del collegio sindacale della Juve fino al 5 gennaio, ammette di essersi sentita «colpita per qualcosa che il club aveva fatto», per svolgere l’attività di controllo: «Un’escalation difficile da capire. Era la tempesta perfetta»
TORINO
Una volta si è sentita «quasi sbeffeggiata», altre «colpita e attaccata, per qualcosa che Juventus stessa aveva fatto», pur di svolgere al meglio l’attività di controllo da componente del collegio sindacale: Maria Cristina Zoppo, 51 anni, in carica dal 29 ottobre 2021 fino alle dimissioni del 5 gennaio scorso, per oltre cinque ore racconta ai pm che indagano sui conti del club mesi di riunioni e discussioni fino alla delibera della Consob, sulla non conformità del bilancio al 30 giugno 2022. «Era la tempesta perfetta».
L’incipit: «Da settembre in poi c’è stata un’escalation di momenti di gestione societaria su cui io non riuscivo più a capire perché ci si volesse incanalare in un processo di valutazione di poste di bilancio oggettivamente poco condivisibile». Spuntavano guai all’orizzonte: «Noi eravamo venuti a conoscenza dell’esistenza delle carte della Procura che evidenziavano un breach nei sistemi di controllo (side letter)»; ma il cda approva comunque un progetto di bilancio «senza avere contezza dell’esito dell’attività del revisore», che presenterà rilievi. Motivo? «Perché accettare questi rilievi, è una mia conclusione, avrebbe potuto sgonfiare tutta la linea difensiva in sede penale». Il consiglio vuole spostare l’assemblea, ma «senza alcun impegno o previsione» di rivedere i conti: «Su questo punto è iniziato lo scontro, il challenge con il cda». C’era il rischio di eventuali sanzioni sportive: «Al collegio sindacale non interessava nulla questo, perché se un bilancio è non corretto, è non corretto». Altra anomalia: «Non mi è capitato che gli avvocati avessero un peso così significativo». Dunque, i sindaci chiedono di modificare il bilancio, per le manovre stipendi («trovino diverso trattamento»). Sulle plusvalenze invece: «Abbiamo parlato con il revisore e abbiamo ritenuto che il metodo da lui utilizzato conducesse ad esiti non irragionevoli».
La sera del 25 novembre riceve la telefonata di Daniela Marilungo, amministratore indipendente: «Mi chiama e, piangendo, mi dice: “Ho dato le dimissioni”». Il cda di tre giorni dopo sarà tesissimo: Zoppo domanda più volte che venga letta la lettera di dimissioni di Marilungo, come dalla stessa richiesto, ma non viene ascoltata: «Loro volevano spingere ad arrivare subito alla deliberazione, approvare il bilancio». Prende la parola: «Permettete al revisore di pronunciarsi». Lì, con i sindaci collegati da remoto, per 50 minuti «viene interrotto l’audio della riunione». Protesta: «Quanto ci mettete a fare la traduzione di due pagine?». Domanda dei pm: di fatto vi hanno estromesso dal consiglio? Risposta: «Eh». Alla ripresa, i sindaci vengono sottoposti a una serie di domande, con un senso: «Metterci in cattiva luce e crearci una forte sensazione di disagio. Anche Forte (altro sindaco dimessosi, ndr) era in difficoltà. Questa è stata una mitragliatrice». E ancora: «Abbiamo denunciato a Consob che mancavano al 23 dicembre 2022 (e che mancano tutt’ora, 9 gennaio) i verbali del 24 e del 28 novembre, anche il 20 lo abbiamo solo in bozza». Cosa le hanno riferito i suoi legali? «Di comportamenti aggressivi». Ha esperienza di altissimo livello — è nel cda di Intesa Sanpaolo e di Newlat Food — ma non restavano che le dimissioni: «Preciso che non sono una persona che lascia, è la prima volta in tanti anni di carriera».
2 marzo 2023 (modifica il 2 marzo 2023 | 07:28)
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