Paese che vai, diritti delle lavoratrici che trovi. Come ogni anno L’Economist ha pubblicato i dati sulla condizione delle donne in 29 Paesi Ocse. L’Indice «del soffitto di vetro» misura il ruolo e le tutele per le lavoratrici nei diversi mercati. Il risultato è una classifica generale che tiene conto dell’evoluzione della condizione femminile in questi Paesi dal 2016 a oggi. Sul podio Svezia, Islanda, Finlandia e Norvegia tra i migliori paesi in cui lavorare se si è donna. In fondo Turchia, Giappone e Corea del Sud, dove le donne devono ancora scegliere tra famiglia e carriera e vedono ridotte le chance occupazionali e di carriera. L’Italia si piazza 16esima appena sopra alla media Ocse e davanti a Regno Unito e Irlanda.
L’Indice si basa su dieci parametri, tra cui il divario retributivo tra i sessi, il congedo parentale, il costo dell’assistenza all’infanzia, il livello di istruzione e la rappresentanza nei posti di lavoro dirigenziali e politici. Per l’Italia gli elementi positivi c’è l’Istruzione, con un numero di laureate che supera il numero di laureati, mentre pesano in negativo la scarsa partecipazione al mercato del lavoro con un tasso di occupazione appena sopra al 50% e un gender pay gap di almeno il 7,6%.
L’Italia, nonostante gli ultimi governi siano intervenuti sulla questione, sconta poi delle politiche familiari inadeguate specialmente in termini di congedi di paternità: 1,4 settimane contro una media di 6,5. Un cortocircuito come sottolinea l’Economist: « Gli studi dimostrano che quando i padri usufruiscono del congedo parentale, le madri tendono a rientrare nel mercato del lavoro, l’occupazione femminile è più elevata e il divario retributivo tra uomini e donne è minore».