La malattia si manifestata quando aveva 25 anni. E, da modello votato al successo, lo ha trasformato in un simbolo di resilienza. Ora ha scritto un libro in cui si racconta e porta la sua danza in tutta Italia per testimoniare che niente impossibile
Chi Ivan Cottini e perch ha voluto scrivere un libro sulla sua malattia, la sclerosi multipla? (La danza della farfalla. La mia vita con la sclerosi multipla; Ivan Cottini ; Piemme; Pagg. 190; Euro 17,90) il personaggio bello, sfigato e ribelle, come si descrive? Oppure il malato dissacratore, quello che organizza toga party mentre ricoverato in ospedale? Chi Ivan Cottini? Il bambino ciccione e bullizzato dai compagni di classe o il brutto anatroccolo che si trasforma poi in cigno e in cinico sciupafemmine? L’uomo dai 106 tatuaggi, il vanesio, il superficiale, l’ignavo impegnato a correre dietro il vessillo vuoto dei social, la comparsata in televisione, il mondo della moda, l’ossessione di tornare sul palco di Sanremo? Oppure l’uomo che sussurra alle piante, il danzatore sulla sedia a rotelle che incanta, il figlio e fratello sensibile, il padre tenero e un po’ folle di Viola, che oggi ha 8 anni?
Il prima e il dopo
Tutti e nessuno. Ivan divisivo, sotto tutti i punti di vista. O si odia o si ama. E lui lo sa. Con questa sua capacit di suscitare sentimenti contrastanti ha sempre giocato a rimpiattino e continua a farlo. Gli servita per emergere da un angolo sconosciuto della provincia marchigiana. Lo ha sorretto, mentre cavalcava l’onda di una notoriet effimera. Ma questo prima che la malattia, come spesso accade, separasse le acque della sua esistenza, erigendo un muro invalicabile. Fino ai 25 anni, c’ l’Ivan edonista, votato a scalare il mondo con tutti i mezzi possibili.
un Ivan che non riconosco, non mi piaceva. Non voglio cercare giustificazioni, ma a 20 anni si ha tanta fame di apparire. Ti butti a capofitto nelle cose con tanta ingenuit. Ora la malattia mi fa vedere il mondo in un prospettiva diversa e, mi piace dirlo, oggi sono una persona migliore. brutto ammetterlo, ma devo ringraziare la malattia: mi ha “salvato” dall’Ivan che era immerso in un mondo dal quale di sicuro sarei rimasto schiacciato. Per lui, il dopo una mattina di aprile del 2013. Si sveglia e non ci vede praticamente pi con l’occhio destro. Un breve ricovero in ospedale, le dimissioni e dopo due giorni si manifestano i problemi di equilibrio, l’insensibilit alla gamba destra. Altre indagini, macchie a livello del cervelletto e il verdetto finale: sclerosi multipla.
Uomo-immagine
A casa morimmo tutti, annota nel libro. Ma in quei mesi convulsi, bui e dolorosi, il nuovo Ivan viene alla luce. E inizia la rinascita. La motivazione pi forte mi arrivata dal desiderio di rendere felici gli altri, di non farli soffrire. Da perfetto uomo-immagine, sfrutta i social e documenta ogni momento della malattia. Viene contattato da Aism (l’Associazione italiana sclerosi multipla) Pesaro-Urbino che gli propone di realizzare un calendario per trasmettere la mia forza agli altri malati e raccogliere fondi da destinare alla ricerca sulla malattia. Ogni mese avrebbe rappresentato una situazione diversa in cui i limiti della sclerosi multipla venivano sbeffeggiati, nel tentativo di renderli meno invalicabili.
Un successone racconta, seguito da interviste e articoli, richieste di partecipazione a eventi. Siamo all’inizio dell’estate del 2015. Durante una serata lo contatta Giovanna, una ragazza impegnata in una raccolta fondi. Gli propone di danzare, facendo dei piccoli movimenti con le braccia. Una danza statica, poco intrigante, scrive. In grado per di far scattare qualcosa. Capisce che anche quei gesti goffi fanno subito presa sul pubblico. Intuii la portata rivoluzionaria di quel primo passo nel mondo della danza, il valore simbolico positivo che la mia persona unita alla danza poteva testimoniare. E da quell’esibizione cominciano a chiamarlo il malato di sclerosi che balla.
Dall’ospedale al palco
La danza diventa il carburante potente per andare avanti. Quando danzo, come fare l’amore. Ho un’esplosione di endorfine che mi basta per uno o due mesi anche se poi mi tocca stare una settimana, dieci giorni, a letto con tutti gli acciacchi i problemi vari in aggiunta a quelli della malattia. Per poi ripartire. La danza mi fa prendere a calci nel c… la malattia e mi fa stare bene mentalmente. Posso affrontare qualsiasi difficolt.
Nella seconda vita di Ivan, quelle proprio non mancano: oltre alle montagne della sclerosi multipla da scalare in ogni istante, l’ostilit anche di altri malati come lui che lo giudicano troppo sopra le righe, lo accusano addirittura di sfruttare la malattia per soldi e vomitano odio sui social. Ma lui non si smonta. Quando ti ammali hai due strade: o ti incattivisci ogni giorno, fomenti rabbia contro te stesso, tutto e tutti oppure reagisci, vai avanti con il sorriso e ti carichi la malattia sulle spalle come una compagna di viaggio e di giochi. Io ho scelto la seconda. Che a Ivan per costata molto anche dal lato personale. Affetti e amore sono sfuggiti come sabbia tra le dita.
Gli restano la danza, sua mamma, Viola e l’incertezza del domani. Purtroppo non guardo al futuro, navigo a vista e vivo giorno per giorno. Spero di veder crescere mia figlia il pi a lungo possibile. il mio pi grande desiderio. In eredit, vorrei lasciarle i veri valori della vita. Quei valori per i quali vale realmente la pena di svegliarsi, ogni mattina.
20 maggio 2023 (modifica il 20 maggio 2023 | 08:05)
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