L’attrice inglese espone per la prima volta i suoi dipinti al Muse d’Art Moderne di Parigi: Non ho mai preso lezioni e non uso il pennello ma le mani. Dal quadro devono uscire l’inconscio, il silenzio, la solitudine
Questa intervista con l’attrice e pittrice Charlotte Rampling stata pubblicata su 7 in edicola il 19 maggio. La proponiamo online per i lettori di Corriere.it
Ha lasciato in me sospeso il desiderio d’incontrarla di persona. Ed stata solo una voce, vibrante, al di l dell’iPhone. Non facile creare un’empatia. Ma ci stiamo riuscendo, ridacchia Charlotte Rampling, che vive un po’ tutto come una sfida, conservando il suo carattere franco e anticonformista. Lei da dove mi sta chiamando? chiede. Da Milano. Ah s, certo che la conosco, dai tempi del film Yuppi Du, con Celentano. Con lei che ballava sexy, di veli vestita, con il Molleggiato in quella commedia musicale. Un genere non lontano dal music-hall a lei familiare, avendolo praticato da giovane con la sorella Sarah, alla quale era legatissima. Naturalmente quelli erano spettacoli amatoriali, la cultura inglese ha sempre molto incoraggiato la pratica del teatro, della musica. E questi music-hall, questi cabaret si tenevano prima di Natale in un teatro della cittadina inglese dove abitavamo all’epoca, era un teatro parecchio conosciuto in quella regione e l si esibivano diversi talenti, ricorda l’attrice, nata a Sturmer il 5 febbraio 1946.
Qualche volta sente ancora Celentano?
Di tanto in tanto ci telefoniamo, ma non abbiamo pi avuto occasione di rivederci, quando si ha lavorato con qualcuno in un film spesso si perdono i contatti. Ricordo con simpatia sia lui che gli altri attori della troupe, tutto ci fa parte della propria storia.
Da trent’anni l’attrice coltiva, da autodidatta, la pittura, che gi scorreva nelle vene di sua madre Anne. Era una pittrice dilettante, cominci tardi e frequent dei corsi, quando noi figlie eravamo gi fuori casa, aveva un grande talento. Realizzava con vera sensibilit artistica dei pastelli, che naturalmente ho conservato. Erano delle opere di stile classico ma non troppo, dei paesaggi, dei fiori, e non erano solamente bei lavori, erano il frutto di un gesto. Una passione contagiosa anche per Charlotte, che si poi rivelata quando viveva con il secondo marito, il musicista Jean-Michel Jarre, preso dal cimento dell’arte. Ma
ora, in una sala al Muse d’Art Moderne de la Ville de Paris, per la prima volta, lei espone nella collettiva
Mondes parallles
diciotto suoi dipinti.
PRIMA IL PORTIERE DI NOTTE POI ‘YUPPI DU’ CON CELENTANO: DA 30 ANNI LA MIA VITA DIPINGERE LA LUCE NEL BUIO
Non ho mai preso lezioni. Ma sono arrivata a quel punto perch, evidentemente, stavo cercando dentro di me qualcosa. Trovando poi proprio questo cammino. Per ho avuto un buon viatico, avendo incontrato un grande maestro come Pierre Soulages. Il mio ex marito, Jean-Michel Jarre, amava molto il suo lavoro e un giorno siamo stati insieme a colazione in un bistrot con l’artista, cos gli confidai che avevo appena incominciato ma non sapevo n dipingere n disegnare, per avevo l’impressione che, attraverso le mie mani, fossi in grado di fare qualcosa, e quindi se lui poteva consigliarmi qualche scuola, qualcuno con cui parlare. Mi rispose: “No, no, se questo desiderio in lei molto forte, trover lei stessa il modo di esprimere la sua vocazione”. E ha avuto ragione.
Pierre Soulages, artista francese morto di recente, stato il maestro soprattutto di una pittura al nero, ma che conteneva tutti gli altri colori. E anche i suoi dipinti, Charlotte (fatti su un pannello di fibra di legno ricoperto di tela), hanno questa caratteristica scura. Per, poco a poco, da questo fondale, emergono figure chiare, quasi ectoplasmatiche. Quasi fantasmi del suo inconscio…
S, non disegno ma eseguo direttamente sul supporto. Mi sono venute incontro come delle apparizioni che hanno scavato dentro me. Figure che ho quasi scolpito, con le mie dita, utilizzando anche del gesso. Uso le mani, il pennello lo avverto come un distacco. Da sempre il mio desiderio quello di estrarre qualcosa dalla materia vera, come accarezzando l’opera.
E quando poi alla fine si guarda le mani impastate e impregnate di colore?
Ho le unghie cortissime, anche perch suono il pianoforte, di cui ho imparato tutte le basi da piccola, suono quello che mi piace e compongo anche un po’ a modo mio. Anche in questo caso, mi fa bene la manualit, toccare la tastiera.
Ma questi colori scuri sono forse il retaggio della depressione che lei ha avuto anni fa?
Per me l’inconscio abitato pi dal nero, bench attraversato dalla luce. Ed ha anche a che fare con il silenzio e con la solitudine. Non essendo come Soulages che ha dipinto il nero e in modo astratto, avevo bisogno di qualcosa di figurativo. La mia ricerca non era per basata su un pensiero razionale. Aspettavo che sgorgasse una sorta d’incontro che emanasse da me e che era gi in me, a furia di toccare, di modellare la materia della pittura. Mi piaceva poi l’idea di lavorare in rilievo sulla superficie piatta, rilievo che poi viene quasi eliminato, ma che tuttavia sempre rimane nel processo del mio dipingere. Inizialmente ho cercato di lavorare con i colori, ma non mi corrispondevano.
AVERE IN SOTTOFONDO LA RADIO, CON PAROLE E MUSICA, DURANTE QUESTO LAVORO DELLA PITTURA, CHE ATTIVO E MEDITATIVO, COME UN RIPOSO DELLA MENTE, UNA COMPAGNIA MOLTO PIACEVOLE
Normalmente, in un film o a teatro, non si recita da soli, a meno che non sia un monologo. La pittura solitudine?
S, per avere un dialogo con me, con l’invisibile, con l’universo. Senza altre voci, senza altri sguardi. Solo il mio, per penetrare il silenzio e trovare qualcosa.
Per l’universo non affatto silenzioso, ce lo dice la radioastronomia….
L’invisibile a me piace sognarlo. Per, quando sono fissa in questo lavoro della pittura, che attivo e meditativo, avere in sottofondo la radio, con parole e musica, come un riposo della mente, una compagnia molto piacevole. Ci sono delle voci ma non le ascolti veramente, c’ un po’ di vita. E anche quando scrivo mi piace non farlo in solitudine, ma seduta al caff, mi fa piacere essere circondata dalle persone.
Una vecchia abitudine un po’ rtro degli intellettuali sia a Parigi che a Vienna…
Al caff ci si pu restare per ore. E c’ una vita l attorno, che si svolge senza occuparsi di te.
I QUADRI SONO IL MIO MODO PER INVOCARE L’INCONTRO CON QUALCOSA DI UMANO, PER QUESTO LE MIE FIGURE HANNO TUTTE UN VERO VISO (FORSE MAGARI LEI NON LO VEDR) CHE MI PARLA E CHE IO POSSO GUARDARE
E in quale caff si rifugia?
Ah, non glielo dico altrimenti le persone verrebbero a scovarmi; in verit non ne ho uno preferito, cammino molto per Parigi, un esercizio per me salutare, e ho individuato dei luoghi poco conosciuti dove vado, perch non amo essere abitudinaria.
La pittura, come la letteratura, parla dell’eterno umano. Non si dipinge per compiacere gli altri, ma sicuramente c’ un messaggio che poi viene trasmesso all’osservatore…
S, e la pittura il mio modo per invocare l’incontro con qualcosa di umano, per questo le mie figure hanno tutte un vero viso (forse magari lei non lo vedr) che mi parla e che io posso guardare. La pittura come un cantiere, dove sei tu che costruisci tutto e che poi decidi quando hai finito. Hai tutta la libert del tempo, e tutto ci molto benefico per il tuo spirito, la tua anima, anche per il tuo benessere.
PER ME LA RELIGIONE MOLTO IMPORTANTE, FATTA DELLA VOLONT DI VOLER CREDERE. IO SONO PROTESTANTE, MIA MADRE ERA RELIGIOSA, MA POI HO STUDIATO DALLE SUORE IN UN ISTITUTO CATTOLICO. TUTTE LE DOTTRINE SONO IMPORTANTI PER LA COSTRUZIONE DEL PENSIERO
Ma oltre a credere nell’eterno umano crede anche in un essere superiore?
S, assolutamente perch non ho strumenti dell’esperienza di ci che sto facendo, del cammino che voglio fare e che improvvisamente mi apparso davanti. Penso che tutta la creativit si fondi su una fede, di qualunque tipo si tratti, nella religione, nella spiritualit, nell’occulto, nelle dottrine, e nell’invisibile perch il potere di quello che puoi immaginare, pu guidarti. E pu essere l per te. Per me la religione molto importante, perch fatta della volont di voler credere. Io sono protestante, mia madre era religiosa, e nella mia giovinezza andavo in chiesa. Tutte le dottrine sono importanti per la costruzione del pensiero, ci vale per qualsiasi educazione, sono un potenziale per la persona.
Meglio il protestantesimo del cattolicesimo?
Nel mio caso ho mescolato entrambi, sono partita dal protestantesimo per arrivare poi al cattolicesimo, ma in modo anche molto laico.
Mi faccia capire meglio…
Quando avevo circa dieci anni i miei genitori (mio padre era un colonnello dell’esercito britannico) e abitavamo in Francia a Fontainebleau, mi misero in una scuola cattolica, dalle suore. E cos feci il catechismo come tutti gli altri ragazzi. Per ero furiosa di non poter andare a Messa, perch amavo questo aspetto della ritualit, il fasto, il canto. E poi anche da non credente si possono amare le chiese.
PENSO CHE L’ARTE SALVI LA VITA, SENZA QUESTA, CHE COME UNA FORMA DI ADORAZIONE, NON POSSIAMO ESSERE SENSIBILI… LE PERSONE POSSONO PRENDERE ANCHE BRUTTE STRADE… LA VERA ARTE DEVE SERVIRCI A NON ESSERE BRUTALI, A NON FAR DEL MALE ALLE PERSONE, A NON FARE LA GUERRA
Difficile scappare dalla disciplina con un padre ufficiale dell’esercito…
Eh beh s certamente, per mio padre non era militaresco, aveva un fondo molto buono e simpatico, amava il teatro, e gli piaceva recitare per hobby.
La vera arte quella che ci permette di costruire il futuro?
Penso che l’arte salvi la vita, senza questa, che come una forma di adorazione, non possiamo essere sensibili, le persone possono prendere anche delle brutte strade
Quindi vale sempre l’antica affermazione che la bellezza salver il mondo…
L’arte pu essere anche molto drammatica, violenta. Per deve servirci fondamentalmente ad aprire la nostra sensibilit, in modo diverso. E quindi a non essere brutali, a non far del male alle persone, a non fare la guerra, ma a capire in modo diverso, ad essere compassionevoli, vivere senza violenza. E quindi nelle scuole bisogna insegnare l’arte, il teatro (quando s’interpreta un ruolo, davvero ci s’immagina di essere un altro, bench sempre con il proprio corpo) bisogna insegnare come amarsi, toccarsi, parlarsi in modo diverso, per mezzo dei testi, del gioco, che tanto importante quanto l’arte, quando si cresce.
Lei ha due figli maschi, e due nipotini (femmina e maschio). Ha con loro una bella dinamica?
Purtroppo li vedo poco, abitano a Londra e negli Usa. Con i bambini s’instaura un rapporto molto franco, essenziale. Si pu parlare a loro come a dei piccoli adulti. Pongono domande dirette e se con loro si naturali, c’ veramente un meraviglioso scambio reciproco. Quando sono venuti a Parigi hanno voluto che io riprendessi ad andare bicicletta, da ragazza andavo ovunque e mi piaceva molto. Loro insistevano ma io ero molto riluttante, ma tanto hanno fatto che alla fine ho ceduto e mi hanno rimesso in sella. E adesso sono contenta che mi abbiano convinto cos ora mi sposto sempre in bici, e fa bene al fisico, mentre con i monopattini…oggi banditi a Parigi.
IL NUDO PER TELLER? IN QUELLE SALE DEL LOUVRE, SENZA VESTITI, MI SENTIVO AL MIO POSTO… LA GIOCONDA? LA GENTE HA DECISO CHE FOSSE QUASI UN MIRACOLO, E QUESTO IL PENSIERO E LO SGUARDO CHE DA TANTO TEMPO SI HA SU DI ESSA
A 65 anni lei ha posato nuda al Louvre per Jrgen Teller, un grande artista fotografo. Che sensazioni trattiene di quel particolare momento?
La cosa fantastica che avevamo tutto il museo per noi, c’erano solo due guardiane che ci accompagnavano e davvero potevamo fare quello che volevamo, circostanza incredibile. Abbiamo fatto delle cose belle e anche molto pudiche. Io ero completamente a mio agio in quelle sale, non solo perch nei dipinti c’ molto nudo (e questo anche in quelli di soggetto sacro dove ci presente come un’evocazione del corpo), ma perch davvero mi sentivo al mio posto, con le statue greche vicine a me. stata una sessione fotografica che si svolta in grande semplicit, non ho veramente “posato”. C’erano anche altre giovani donne, eravamo cos, nude, tra le mani della bellezza.
Ma essendo al Louvre, l tutti soli, ha avvertito l’aura della Gioconda, normalmente presa d’assalto dalla folla?
In realt sempre molto lontana, protetta, ed anche un quadro di piccole dimensioni. Per no, non ho sentito quest’aura, certo un gran bel dipinto, ma sulla Gioconda stato messo tutto un gran peso per farla diventare ci che diventata: la gente ha deciso che fosse quasi un miracolo, e questo il pensiero e lo sguardo che da tanto tempo si ha su di essa. Ma quando si davanti a lei, la si ammira come un ritratto magnifico, un dipinto misterioso, di una donna che accenna un sorriso. Ed tutto.
S MI PIACE ANDARE ALLE FESTE, CHIACCHIERARE, MA NON ESSERE RICONOSCIUTA… IL PROBLEMA DELLA MONDANIT CHE DIVENTA QUALCOS’ALTRO, PER VIA DELLA TUA NOTORIET. CI SONO PERSONE CHE AMANO QUESTO, IO NON TROPPO. SONO PIUTTOSTO SCHIVA, PRIVATA
Lei abita a Parigi, una delle citt pi glamour. Ama la mondanit?
Di tanto in tanto. Il problema della mondanit che diventa qualcos’altro, per via della tua notoriet. Ci sono persone che amano questo, ma io non troppo. Sono piuttosto schiva, privata, s mi piace andare alle feste, chiacchierare, ma non essere riconosciuta. La gente ha uno sguardo diverso sulle persone famose. E con me non funziona tanto.
Lei rimane nell’immaginario come il personaggio che ha interpretato nel celebre film
Il portiere di notte
di Liliana Cavani.
Fissata come in una sorta di scultura, proprio cos. Ma questo non mi d alcun fastidio, al contrario sono riconoscente, perch questo anche il senso del lavoro che faccio. Quasi un’idolatria, che riconosco. E mi fa piacere, perch questo mio ruolo nel film ha prodotto un effetto molto profondo nelle persone. Che dura anche nelle generazioni.
NON HO VOLUTO INTERFERIRE SULLA NATURA CON LA CHIRURGIA ESTETICA, PER CAMBIARE IL MIO VISO E NON PERDERE LA GIOVINEZZA. INVECE CHE ESSERE TERRORIZZATA DALL’INVECCHIAMENTO, PENSO SIA INTERESSANTE VEDERE ALLO SPECCHIO COME IL TEMPO CI CAMBI
L’autoritratto, vanit dell’artista o necessit d’introspezione?
Un’investigazione, non certo una vanit. Non sempre i pittori hanno avuto la possibilit di avere dei modelli. E poi anche il cinema fa di te un ritratto, per questo non ho voluto interferire sulla natura con la chirurgia estetica, per cambiare il mio viso e non perdere la giovinezza. Invece che essere terrorizzata dall’invecchiamento, penso sia interessante vedere allo specchio come il tempo ci cambi. E poi, visto che la mia ricerca personale rivolta al mondo dell’invisibile, ho paura di far arrabbiare la Natura. E se gli dei della bellezza mi si rivoltassero contro, sfigurandomi? Poi la cosa che non mi piace affatto che con la chirurgia plastica non si possa pi tornare indietro!
La vita sentimentale di questa grande attrice stata quanto mai turbolenta e pubblica, libera e non ipocrita. Come quando dichiar, nel 1972, appena sposata, di vivere a tre sotto lo stesso tetto con il marito Bryan Southcombe (da cui ha avuto il figlio Barnaby, regista che ha diretto nel 2012 sua madre Charlotte Rampling nel thriller I, Anna) e il loro amico modello Randall Lawrence. Poi, nel suo cuore, irruppe il musicista francese Jean-Michel Jarre, sposato nel 1978 (dall’unione nacque David). Bella e giovane, l’amore l’ha appagata ma poi non le ha risparmiato cocenti delusioni e perdite, come quella del suo precedente partner, Jean-Nol Tassez, nel 2015. Oggi ha un nuovo compagno, il professor Mario Christian Meyer, neuropsichiatra, ma anche fondatore, con incarichi internazionali, di un programma per la salvaguardia dell’Amazzonia del suo sviluppo sostenibile e del patrimonio culturale indigeno.
La scienza un argomento di conversazione tra di voi?
Ah, s moltissimo. Lui uno scienziato, svizzero di nascita, ma stato educato in Argentina e in Brasile. E questo ha un peso nel suo modo di essere medico, un bel mlange di qualit e di cose, che vanno, diciamo, al di l della scientificit. E direi poi che ha un’indole molto artistica. Uno scienziato con un sapere che gli deriva dall’invisibile. E in questo modo c’ della poesia nella scienza. Ci siamo conosciuti a una cena da amici. Ho fatto dei film in Brasile ma non sono ancora stata con lui in Amazzonia, anche se lui desidera che io vada prima possibile, ma c’ stato il Covid, e poi con Bolsonaro c’era anche una situazione politica complicata ….Il mio compagno davvero vuol fare in modo che queste comunit riescano a mantenersi da sole, senza essere sfruttate, perdendo tutte le loro conoscenze. E ci vogliono sempre delle persone per sostenere queste lotte.
LA VACCINAZIONE ANTI COVID, LA PI GRANDE SPERIMENTAZIONE DI MASSA MAI FATTA… NOI COME DELLE PERFETTE CAVIE, RESTARE IN CASA, POI TUTTI MASCHERATI… NON ESSERE PI LIBERI DELLE PROPRIE SCELTE, DEL PROPRIO CORPO, DEI PROPRI MOVIMENTI, PERFINO QUASI DEI NOSTRI PENSIERI. STATO QUALCOSA DI FENOMENALE
Quindi immagino abbiate anche dibattuto il tema del virus e della vaccinazione…
Lui era dubbioso, perch niente era comprovato. Tutto era molto nuovo e poi hanno bandito certi dottori che sapevano di alcuni farmaci che funzionavano. Ma tutto il mondo scientifico ha optato per una “presa” sul mondo. Ed stato qualcosa di veramente radicale. La pi grande sperimentazione di massa mai fatta. Noi come delle perfette cavie, restare in casa, poi tutti mascherati, darci delle nuove leggi per uscire, per parlare con le persone. Non essere pi liberi delle proprie scelte, del proprio corpo, dei propri movimenti, perfino quasi dei nostri pensieri. stato qualcosa di fenomenale. E poi c’ stato un cambio sociale enorme, nelle persone, nelle famiglie, la gente era in uno scompiglio pauroso. La massa delle persone viveva nell’angoscia. Bloccare il mondo, fermare tutto. Non poter uscire di casa nemmeno di qualche metro. Firmare dei documenti, dei permessi. Una cosa insensata. Un ordine mondiale. Ma la riflessione gi cominciata e poco a poco stanno uscendo delle cose.
LA PRIMA VOLTA CHE FUI CHIAMATA IN ITALIA A LAVORARE ERO MOLTO GIOVANE… SONO STATA SOPRAFFATTA DALLO STUPORE. E LA BELLEZZA NON SOLO QUELLA DELLE CHIESE, DELLE ARCHITETTURE, DEI DIPINTI MA ANCHE DELLE PERSONE CHE HANNO IN S UNA LUCE SPECIALE
Che Paese l’Italia?
Quello della bellezza. Quando mi hanno chiamato a lavorare nel vostro Paese ero molto giovane, era prima di Luchino Visconti e di Liliana Cavani, stato con Gianfranco Mingozzi che mi ha fatto fare un film, Sequestro di persona e io stavo vivendo un momento molto difficile in Inghilterra e avevo bisogno di andarmene via.
Era il 1967, avvenne una tragedia familiare. Da poco sua sorella Sarah, a 23 anni, si era suicidata a Buenos Aires, dopo aver dato alla luce il figlio. Un dolore immenso che avrebbe segnato indelebilmente Charlotte (solo dopo tre anni il padre rivel a lei e a sua madre la verit, che Sarah non mor per un’emorragia cerebrale). La verit sempre molto dura, ma sempre la migliore delle cose.
Ma arrivando in Italia lei un po’ si riprese.
Sono stata sopraffatta dallo stupore. E la bellezza non solo quella delle chiese, delle architetture, dei dipinti ma anche delle persone che hanno in s una luce speciale. E io ho viaggiato molto, ma l’ho trovata solo da voi e in voi. Ed rimasto cos anche oggi, per me. Nel mondo l’Italia molto, molto amata perch vi riconoscono delle qualit immense.
Le scelte dei film che vuole interpretare sono sempre un po’ controcorrente. Quale copione sta leggendo?
Volevo ritornare in Inghilterra dalla quale mancavo da tempo. E durante il Covid mi arrivato il copione di questo film indipendente, con quattro protagonisti, che girer in luglio in Gran Bretagna. Un film di forti relazioni, tra una donna e suo figlio, tra un giovane ragazzo che arriva con sua madre, una situazione un po’ huis clos, tutti chiusi dentro una casa. Il titolo Mooring, un nome che in termine nautico significa ormeggio. Lo diriger un’attrice-regista, Jodhi May (britannica di origine turco franco tedesca), al suo primo lungometraggio, mio figlio Barnaby ha diretto un film con lei come attrice. Ha una bella personalit, e mi piace l’idea di aiutarla.
LA VITA – Charlotte Rampling nata a Sturmer, in Inghilterra, il 5 febbraio del 1946. Figlia di un atleta olimpionico poi comandante NATO e di una pittrice, ha iniziato da piccola a cantare e a suonare la chitarra. Il debutto nel cinema risale al 1965 con un piccolissimo ruolo in Non tutti ce l’hanno di Richard Lester, che vinse la Palma d’oro a Cannes.
IL CINEMA – Uno dei suoi ruoli pi riusciti, che l’ha consegnata alla storia del cinema, quello nel film di Liliana Cavani Il portiere di notte (1974). Interpretava Lucia Atherton, un’ebrea sopravvissuta al campo di concentramento. Ma il suo primo film girato in Italia, stato Sequestro di persona (uscito nel 1968),regia di Gianfranco Mingozzi.
LA PITTURA – Rampling dipinge da 30 anni. autodidatta. Fondamentale il suo incontro con il maestro Pierre Soulages. Al Muse d’Art Moderne de la Ville de Paris sono esposti diciotto dipinti nella mostra Mondes Parallles, fino al 10 settembre.
19 maggio 2023 (modifica il 19 maggio 2023 | 08:28)
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