Quello che siamo riusciti a ottenere per le multinazionali, dobbiamo farlo ora per i ricchi, si legge. In particolare, nelle idee dei due promotori la tassa dovrebbe mirare a ridurre le disuguaglianze e contribuire a finanziare gli investimenti necessari per la transizione ecologica e sociale. Questo anzitutto perch, come riportano le prime righe, dal 2020 a oggi, mentre l’1% pi ricco della Terra si accaparrato quasi due terzi della ricchezza prodotta, la povert estrema aumentata e i salari di quasi due miliardi di persone non riescono ancora a tenere il passo dell’inflazione. Per questo Lalucq e Zucman hanno sollecitato ad agire l’Ocse, le Nazioni Unite e la stessa Ue, precisando comunque che gli esatti contorni della misura andrebbero definiti collettivamente e democraticamente.
A indignare i firmatari dell’iniziativa, per esempio il fatto che nel 2018 Elon Musk, all’epoca il secondo uomo pi ricco del mondo, non ha pagato un centesimo di tasse federali o che in Francia, un Paese noto per il suo alto livello di tassazione, le 370 famiglie pi ricche sono tassate solo del 2%-3% circa. Come si arrivati a tutto questo? Semplicemente perch le persone molto ricche possono utilizzare elaborati accordi fiscali per ridurre al minimo le loro aliquote – recita l’articolo –, cosa che non possibile per le famiglie comuni, ma anche perch i Paesi hanno progressivamente abbandonato la tassazione sulla ricchezza e sul capitale.
Va da s che questa sorta di patrimoniale globale – che per inciso verrebbe accolta con favore dai 102 super ricchi che l’anno scorso avevano scritto una lettera aperta ai governi chiedendo di imporre loro pi tasse – rappresenti al momento niente pi che un caloroso appello ai decisori politici. Percorso da seguire: proprio quello della gi citata Global minimum tax. Tutti continuavano a ripetere che era impossibile, ricordano Laluq e Zucman. Ma alla fine diventata realt. Purtroppo per gli europarlamentari che hanno sottoscritto l’articolo, tuttavia, salvo rare eccezioni il potere diretto di iniziativa legislativa in ambito Ue spetta esclusivamente alla Commissione. Solo a seguito dell’eventuale presentazione di una proposta formale da parte di Palazzo Berlaymont potranno dunque far pesare concretamente il loro consenso all’ipotesi.