Nana Malashkia il volto simbolo delle proteste contro la legge filorussa: Ci serve il vostro aiuto
DAL NOSTRO INVIATO
TBILISI — Lo sa che la descrivono come un’eroina? Un sorriso, gli occhi che s’abbassano: Non m’aspettavo tutto questo clamore. E non mi piace che la gente parli d’atti eroici. Lo sguardo che si risolleva: E poi dove sarebbe l’eroismo? Io penso che qualunque persona normale, se si fosse trovata in un momento come quello, avrebbe tenuto ben stretta la bandiera dell’Europa. Certe icone non levitano sulle passioni: si buttano nella mischia, accettano il gioco duro, pigliano secchiate in faccia. E nell’epifania della Georgia in rivolta, mercoled notte, un’icona apparsa di colpo con la bandiera stellata che sventolava pi forte e pi coraggiosa di tutte. Resistendo agl’idranti della polizia. Rimanendo in piedi davanti alla folla. Gridando disperata, finch non l’hanno sostenuta anche gli altri. L’hanno vista, l’hanno pubblicata, l’hanno ammirata in tutto il mondo: una donna sola e ostinata, a sfidare i reparti speciali asserragliati nel Parlamento di Tbilisi. Una scena emozionante, ha commentato il dipartimento di Stato americano. Un meme dei tempi: come le ucraine infangate nella trincea, le iraniane che scendono in strada a tagliarsi i capelli, il ragazzino con le sporte di fronte ai tank della Tienanmen. In quel momento non avevo paura, non ci ho pensato troppo.
Sul viale Rustaveli, la piccola Maidan di Tbilisi, quella donna non c’ pi. Per tre giorni s’ chiusa in casa, s’ tolta dai social, non s’ fatta vedere al lavoro. Ha il Covid, la proteggevano i suoi amici. O forse qualche timore d’essere diventata, in tutt’altro senso, virale: Nana Malashkia, 44 anni, una dipendente statale, s’ messa contro il governo, finita su tutte le homepage. E finch ha potuto, ha schivato qualunque dichiarazione che raccontasse il suo gesto: Alla fine, per, ho pensato che fosse giusto uscire allo scoperto. Farsi vedere. Chiedere aiuto. Da soli, noi georgiani non possiamo farcela.
L’icona sembra proprio un’icona, adesso: i capelli a posto, le mani posate, gli occhi liquidi, il trucco appena appena, una blusa candida. Va in studio a registrare un’intervista tv. Ha davanti un laptop. Si vede e si rivede nelle immagini di quella notte. E racconta come si entra nella Storia: successo tutto un po’ per caso. Avevo finito il mio turno di servizio. Stavo andando in ospedale con mio marito, per una visita, e intanto scrollavo le notizie sui social. Ho visto la notizia: la folla s’era radunata sulla Rustaveli per protestare contro la “legge russa”, che voleva punire chi fa informazione indipendente e chi fa welfare ricevendo aiuti dall’estero. Ho capito che le cose si mettevano al peggio. E che non potevo non andarci. C’ voluto solo qualche minuto: In strada c’era una vecchina che vendeva dolci, collanine. E bandiere: ne aveva solo una della Ue, e l’ho comprata io. La manifestazione, all’inizio, sembrava una cosa normale. Finch la polizia non ha cominciato ad avvertire coi megafoni: “Andate via di qui! Se non lo fate, dobbiamo ristabilire l’ordine!”. Mi sono spaventata, perch ho visto che non erano tranquilli. C’era tantissima tensione. Ci dicevano “state calmi!”, ma loro erano i pi nervosi. A un certo punto sono partite le cariche dei Robocop, si sono mossi i mezzi blindati, hanno sparato i lacrimogeni. E hanno aperto gl’idranti. montata la rabbia: S, la gente era davvero furiosa. Non normale che lo Stato si metta l’elmetto in quel modo. Erano tutti ragazzi, studenti… Ho tentato di proteggermi. Ma uno dei dimostranti stato colpito a un occhio ed stato in quel momento che il cuore m’ha detto di muovermi. Ho iniziato a sventolare la mia bandiera e loro mi han preso di mira con gli idranti. Sentivo il peso della mia et, non ero abbastanza forte da resistere. Sono cos grata ai ragazzi che mi han fatto scudo, mi hanno tenuta in piedi, si sono uniti a me! All’inizio pensavo che, per aiutarmi, volessero portarmi via di l: io volevo andare avanti, non indietro! Invece poi i ragazzi m’abbassavano la testa, davanti al getto fortissimo dell’acqua. durato un po’. Ero cos sconvolta che non so nemmeno pi dove sia finita, la mia bandiera. L’ho persa!.
Qualcuno ha criticato Nana per non avere brandito il simbolo della Georgia: Ma io, la bandiera georgiana, la sventolo sempre! Nel 2014, quando sono andata in Ucraina a trovare dei parenti, ho rivissuto la stessa emozione. Mi sono trovata nelle proteste di Maidan. Non volevo manifestare, ma ho visto che cos’ la felicit di lottare per l’Europa. Anche allora, ho comprato una bandiera della Ue, sono andata in prima fila e l’ho sventolata: ho ancora il video che m’ha girato mio marito.
Davanti al Parlamento di Tbilisi, non si smobilita. Siamo al quinto giorno di manifestazioni. Non so perch i russi ce l’abbiano sempre tanto con noi — amava dire il primo presidente georgiano, il post-sovietico Eduard Shevardnadze — forse c’entra il fatto che abbiamo dato i natali a Stalin?. Di sicuro, c’entra che l’85% dei georgiani voglia aderire all’Ue: la storia sembra solo all’inizio e il partito di maggioranza Sogno Georgiano, che da mesi s’ riavvicinato a Mosca e sta fotocopiando le leggi di Putin, al momento ha battuto in ritirata. La folla di Rustaveli per non si fida. E s’ data una nuova bandiera: sempre con le cinque croci di San Giorgio, ma col bianco e il rosso che si sono trasformati nel giallo e nel blu dell’Ucraina. In questa situazione, abbiamo il dovere di non finire come gli ucraini e il diritto di chiedere pi Europa, dice Nana: Quella sera, gli altri mi hanno fatto scudo contro gl’idranti. Ma il nostro scudo l’Ue. Non possiamo difendere da soli la nostra indipendenza. E per proteggere la nostra identit, abbiamo bisogno di voi europei.
11 marzo 2023 (modifica il 11 marzo 2023 | 22:41)
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