Caro Aldo,
si parla spesso di Napoli. Da secoli. Anche di recente, e su queste colonne. Tra i tanti dibattiti che stimola c’ quello sulla capitale del Sud. Ossia, se possa rappresentare tutto il Mezzogiorno. O meno. Io dico che esistono almeno due caratteristiche sociali rilevanti che trovi in citt; come in tutto il Sud. Mi riferisco al senso di sfiducia collettivo (nisciun ccrer nat, diceva in dialetto il grande Pasquale Squitieri), piuttosto che alle grandi contraddizioni. L’ammiraglio Francesco Caracciolo fu impiccato all’albero maestro della sua nave, salvo poi intitolargli la strada pi bella della citt! Non trova che questi due elementi sociali siano sufficienti?
Salvo Iavarone
Caro Salvo,
Napoli fa sempre discutere, amata detestata invidiata com’. E a volte si fa confusione. All’estero pensano l’Italia come un’immensa Napoli, il mare il sole la pizza; a noi piace pensare anche al teatro di Eduardo e di Servillo, al cinema di Tot e di Sorrentino, alla musica di E.A. Mario, di Caruso e di Pino Daniele, a tutto quanto fa di Napoli la capitale della cultura materiale italiana. Noi stessi per tendiamo a far coincidere Napoli con il Sud. Che sono in realt due cose molto diverse. Napoli la capitale del Sud; ma non il Sud. una metropoli in pieno boom turistico, epicentro di un’area conosciuta in tutto il mondo che comprende luoghi di commovente bellezza come Amalfi, Positano, Sorrento, Capri, Ischia, Procida, Pozzuoli, Pompei. una citta ben collegata, con un aeroporto internazionale e l’alta velocit ferroviaria. Nel suo porto sono ancorate le navi di crociera pi grandi al mondo e la Sesta flotta americana. Ha una piccola e media imprenditoria dinamica che va dall’agroalimentare alla moda (si pensi a Kiton o a Marinella). E ha in periferia zone di degrado n pi n meno delle altre grandi citt europee. Quest’anno tutto lascia credere che vincer lo scudetto, sia pure con una societ che il Napolista — uno dei migliori siti italiani, un’altra eccellenza della citt come Radio Kiss Kiss o come la libreria storica di Port’Alba o come, diciamolo, il Corriere del Mezzogiorno — ha definito poco napoletana, con un proprietario che cresciuto e vive a Roma e spesso si scontrato con la tifoseria, proprio com’ accaduto all’allenatore Spalletti. Poi c’ il Sud. Che mal collegato al resto del Paese e dell’Europa, che offre poche occasioni ai suoi giovani, che in fondo alle classifiche europee in quasi tutte le voci, dal numero dei laureati a quello degli occupati, dalla lettura dei quotidiani a quella dei libri. Un Sud pi avvezzo al lamento che al cambiamento, che impossibile criticare senza sentirsi definire razzista — mentre in realt si critica quel che si ama —, che ha giacimenti di bellezza e cultura unici al mondo ma non sempre all’altezza di se stesso e delle proprie grandi potenzialit.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
Storia di pap che sfugg all’Africa e ai lager
Mio padre non mi ha mai raccontato nulla, quello che so di lui l’ho messo insieme dai racconti altrui. Era nato a Casatenovo Brianza, primo maschio di sei figli; la sua famiglia allevava bestiame. Con la prima guerra mondiale, l’esercito italiano necessitando di animali per il trasporto di armi e truppe per il fronte, requis l’allevamento, cos a 8 anni inizi a lavorare. Nel 1930 fece il servizio di leva a Napoli, nel 1934 viene richiamato presso la caserma Cesare Battisti di Acqui presso il reparto di Artiglieria da campagna per l’addestramento prima della partenza per la guerra d’Etiopia. Dopo qualche mese conosce e sposa Maria, una maestra di scuola. Da sposato non venne inviato in Africa ma grazie alla sua esperienza di vulcanizzatore e riparatore di pneumatici apr un’officina in citt per dare assistenza ai mezzi della caserma. So che gli fu proposto un lavoro in ferrovia, che per lui rifiut, in quanto era obbligatorio iscriversi al partito fascista. La mattina del 9 settembre 1943 mio padre si trovava in officina e arriv un suo conoscente dicendogli di rientrare in caserma. Era una trappola: un reparto della Gestapo li stava circondando per arrestarli. Molte donne del paese inscenarono una protesta che distrasse i tedeschi, a quel punto inizi un fuggi fuggi generale. Molti soldati furono fatti prigionieri per essere trasportati in Germania. Mio padre durante il tragitto riusc a scappare, si rifugi ad Acqui, poi sulle colline dell’appennino ligure dove trascorse due anni. Agli inizi degli anni 50 dopo aver rimesso in piedi l’attivit di gommista incontr mia madre, ostetrica. Il 18 marzo 1978, dopo aver assistito in tv ai funerali della scorta di Aldo Moro, se n’ andato per sempre.
Aldo Valnegri
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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
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