Ne “Il sol dell’avvenire”, nel travaglio di due comunisti italiani dopo i carrarmati russi a Budapest nel ’56, c’ un richiamo all’oggi .
E’ un film politico, fin dal titolo e fino al finale
Ognuno ha detto la sua sull’ultimo film di Moretti, l’autore che piace alle chattering class, le classi medie metropolitane e liberal che chiacchierano. Per tutti si sono concentrati su di lui: quanto cambiato (se cambiato), quanto si citato (molto), quanto parla di s (sempre). giusto, perch Moretti innanzitutto autobiografia di una generazione. Pochi per hanno tenuto conto del celebre appello di Dino Risi: Nanni, scansati e facci vedere un po’ il film. Tutti hanno perci guardato il dito del regista, trascurando la luna che indicava.
Voglio dire che dietro i tic e i toc, le idiosincrasie e le nostalgie, le digressioni sull’amore e le citazioni cinematografiche, Il sol dell’avvenire un film eminentemente politico. Fin dal titolo e fino al finale. Per quanto la storia non si faccia con i se, come Moretti stesso premette, la sua trama immagina invece proprio un’altra storia per quella sinistra in cui lui ha militato. Il cuore della vicenda l’invasione russa dell’Ungheria nel 1956, raccontata con crude immagini di repertorio in bianco e nero: la violenta repressione armata di un popolo che chiedeva libert e indipendenza (2700 vittime, 341 persone condannate a morte, circa 22.000 arresti).
Il regime di Mosca mise allora in chiaro di concepirsi come una prosecuzione della storia imperiale zarista, pronto perci a schiacciare con la forza i vassalli che si ribellavano. Al centro del film ci sono due militanti del Pci che vivono questa tragedia come una sconfitta della loro utopia di una societ egualitaria e libera. Fu davvero consegnata all’Unit, come si vede nelle riprese, una lettera di 101 intellettuali contro l’intervento sovietico, e davvero non fu pubblicata sul giornale del partito. Perch i dirigenti, guidati da Togliatti, scelsero di stare con Mosca, nonostante gi sapessero dei crimini di Stalin rivelati pochi mesi prima.
Togliatti esort addirittura Mosca a non avere indulgenze,
aiutando i “duri” del Pcus a imporre un secondo e definitivo intervento militare. E non mosse un dito per evitare la condanna a morte di Nagy, il riformista ungherese il cui governo era stato rovesciato con la forza; chiese solo di rinviarne l’esecuzione a dopo le elezioni italiane del 1958. Per protesta lasciarono il partito i suoi migliori intellettuali, da Italo Calvino a Renzo De Felice. Che cosa sarebbe successo se avessero invece vinto loro? La storia della sinistra italiana avrebbe potuto essere diversa?
Moretti, nel suo modo fantastico, dice di s. E penso che abbia ragione. Non un messaggio politico da poco. Soprattutto perch impossibile non fare paralleli con l’attualit dell’Ucraina, per quanto Moretti abbia chiarito che la sceneggiatura del film stata terminata prima della guerra scatenata da Putin. Oggi Mosca replica lo stesso schema: invade con i carri armati un paese che considera una colonia. E una parte cospicua della sinistra parteggia anche oggi con l’aggressore, peraltro neanche pi comunista. Se il lavoro di Moretti servisse almeno a ricordare a chi da noi predica la libert che non pu rendersi di nuovo complice di un tale scempio della libert altrui, per me basterebbe a renderlo un gran film.
10 maggio 2023 (modifica il 10 maggio 2023 | 09:07)
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