Basterebbe una parola netta. Sarebbe l’ultima, la più giusta, di cui dovrebbero tenere conto tutti
Cara Lilli,
l’assordante silenzio di Meloni sugli episodi di Firenze, dove appartenenti al suo partito hanno aggredito degli studenti di sinistra, non stupisce assolutamente. L’attuale presidente del Consiglio, anche se non può dirlo, è solidale con gli aggressori. È da quando ha cominciato a fare politica, giovanissima, che condivide certe pratiche, lei, “gabbianella” di Colle Oppio, nonostante cerchi di sembrare ciò che non è mai stata, resta sempre una fascista convinta.
Mauro Chiostri
mauro.chiostri@virgilio.it
Caro Mauro,
definire «fascista convinta» Giorgia Meloni, che si dichiara estranea a quella stagione e che non sta governando da “fascista”, è sbagliato, politicamente e da un punto di vista storico. È inoltre un modo semplicistico e fuorviante di interpretare l’attuale fase politica e l’alto consenso che la premier è stata capace di raccogliere alle elezioni del 25 settembre e conservare alle ultime regionali. È inoltre del tutto improprio ipotizzare che Giorgia Meloni sia «solidale con gli aggressori» dell’episodio da lei citato. Chiarito questo, il silenzio di Meloni sui fatti del liceo fiorentino merita però una riflessione. La Procura di Firenze ha aperto un fascicolo in cui si ipotizza il reato di violenza privata aggravata: due studenti del collettivo di sinistra sono stati aggrediti e pestati con calci e pugni da sei giovani appartamenti ad Azione studentesca, un’associazione giovanile di destra che, tra l’altro, proprio Giorgia Meloni ha guidato dal 1996 al 2000. Sarebbe dunque l’occasione migliore per tagliare i ponti con le frange periferiche e nostalgiche della galassia di destra che si rifanno direttamente al fascismo nei modi o nei simboli e che, per quanto marginali, rappresentano motivo di imbarazzo per una leader che sta cercando di affrancarsi da quella storia.
L’afasia però crea ambiguità e l’ambiguità scatena i luogotenenti di partito, come l’on. Federico Mollicone, che dopo una condanna generica della violenza, ha detto: «Ho presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno perché vengano acquisiti tutti i video e identificate tutte le persone e anche ricostruire l’azione avvenuta a Firenze», lasciando intendere che quella violenza possa avere una qualche forma di giustificazione e che i ragazzi picchiati possano essere aggressori al pari degli altri. Questo è un riflesso condizionato di certa destra in questo Paese dalla memoria corta: equiparare, proteggere, confondere, avanzare dubbi, chiedere di vedere «tutto il girato» come nel caso dell’inchiesta sulla “lobby nera”.
Non serve vedere tutto il girato per condannare senza se e senza ma un saluto romano o il pestaggio di un ragazzo inerme a terra. Una parola chiara e netta: questo basterebbe. Sarebbe l’ultima parola, la più giusta, di cui dovrebbero tenere conto tutti: quelli che ingiustamente considerano Giorgia Meloni una fascista, e anche quei neo-fascisti che invece considerano Giorgia Meloni una di loro.
4 marzo 2023 (modifica il 4 marzo 2023 | 09:31)
© RIPRODUZIONE RISERVATA