Parte tutto dalla crisi del 2007-2008, scatenata dallo scoppio della bolla immobiliare e dai mutui subprime.
Mes, la genesi
Parte tutto dalla crisi del 2007-2008, scatenata dallo scoppio della bolla immobiliare e dai mutui subprime. Nel giro di poco la crisi finanziaria riduce la liquidit delle banche e la possibilit di credito alle imprese, di conseguenza si abbatte sull’economia reale, aggredisce i debiti sovrani e la capacit di solvibilit di alcuni Stati europei. Quelli pi in difficolt sono Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna che, con la bassa inflazione di allora (in media 2,3% tra il 2000 e il 2008) non hanno sentito la necessit di fare riforme e investimenti per spronare la crescita e arginare la perdita di competitivit. Nel 2008 il tasso di interesse medio sui titoli governativi a 10 anni di Italia, Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna era il 10,4%, mentre quello di Francia e Germania viaggiava attorno al 4%. L’Europa cerca soluzioni per evitare che la crisi si propaghi anche alle economie sane e d vita nel 2010 al Fondo europeo di stabilit finanziaria, rimpiazzato due anni dopo dal Mes.
Come funziona
Il Mes ha un capitale di 80,5 miliardi di euro versato dagli Stati membri in proporzione alle rispettive quote di capitale della Bce, ma autorizzato a raccogliere oltre 700 miliardi sul mercato con apposite obbligazioni, grazie alla garanzia del capitale sottoscritto sempre dagli Stati membri. L’Italia partecipa con 14,28 miliardi versati e 125 miliardi sottoscritti a garanzia. La decisione di aiutare un Paese che ne fa richiesta viene presa all’unanimit dal Consiglio dei governatori, formato dai ministri delle Finanze dell’area Euro.
Il Consiglio pu anche prendere decisioni con una maggioranza dell’85%, ma solo se a rischio la stabilit finanziaria ed economica dell’area dell’euro. I diritti di voto sono proporzionali al capitale sottoscritto: Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15% e possono porre quindi il loro veto anche sulle decisioni urgenti. Una volta dato il via libera, il Mes corre in aiuto al Paese in difficolt con: 1) prestiti economici, 2) acquisti di titoli di Stato, 3) linee di credito precauzionali, 4) prestiti per la ricapitalizzazione delle banche in crisi. Le condizioni dei prestiti variano a seconda del tipo di aiuto. Le linee di credito precauzionale non prevedono misure correttive dello Stato e sono riservate ai Paesi che rispettano le prescrizioni del Patto di stabilit, non presentano eccessivi squilibri, non hanno problemi di stabilit finanziaria, ma si trovano in un momento di difficolt. Le linee di credito a condizionalit rafforzata sono destinate ai Paesi in difficolt strutturale e in questo caso obbligatorio un programma di riforme strutturali, negoziato con il Paese che chiede l’aiuto e vigilato dalla Troika, ovvero da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale.
Chi lo ha usato
Il caso scuola quello della Grecia. Per dieci anni, tra il 2001 e il 2010, il costante aumento della spesa pubblica, la diminuzione delle entrate fiscali e il calo di competitivit gonfiano il debito greco a tal punto che Atene non pi in grado di rifinanziarlo e rischia di uscire dall’eurozona. Chiede aiuto e Bruxelles glielo concede a tre riprese 2010-2013, 2012-2014 e 2015-2018, varando il pi grande pacchetto di assistenza finanziaria nella sua storia: 203,8 miliardi da restituire entro il 2060. Il 40% degli aiuti viene assorbito dal debito pubblico e il resto va ricapitalizzare le banche e ridurre i crediti deteriorati. La condizione quella di approvare riforme per rafforzare crescita, garantire la sostenibilit fiscale; incrementare l’efficienza di pubblica amministrazione e sistema giudiziario. Che si traducono in misure durissime: riduzione dei salari del 22%, aumento dell’et pensionabile (solo il 58% dei lavoratori andava in pensione fra i 58 e i 61 anni, gli altri molto prima). Taglio di benefit e tredicesime, aumento dell’imposizione fiscale, taglio del 30% della spesa pubblica. E poi un imponente piano di privatizzazione: il porto del Pireo ora in mani cinesi e 20 aeroporti in mani tedesche. Sta di fatto che dopo la cura da cavallo, dal 2017 la Grecia tornata a crescere. Il Mes oggi detiene il 50% del debito pubblico greco. Fra il 2010 e 2013 anche l’Irlanda riceve 40,2 miliardi di euro per sostenere il sistema bancario colpito da gravi perdine dopo il crollo del mercato immobiliare nel 2007. Fra il 2011-2014 al Portogallo vanno 50,3 miliardi, la maggior parte a finanziare il bilancio e a ricapitalizzare le banche. La Spagna accede al Mes per 18 mesi tra il 2012 e il 2013 per 41,3 miliardi di euro per ristrutturare il settore bancario in crisi dopo lo scoppio della bolla immobiliare e la recessione economica del 2011. Cipro riceve 6,3 miliardi tra il 2013 e il 2016, per far fronte alla crisi e alle perdite finanziarie. Il Paese avvia riforme per risolvere le debolezze strutturali della propria economia, legata a quella greca, e alla fine del periodo si avvia una solida ripresa. Dal 2016 nessuno dei Paesi aderenti al Mes ha pi chiesto prestiti.
L’anno della riforma
Il 27 gennaio 2021 i Paesi dell’eurozona firmano un’intesa per riformare il Mes. Previste quattro novit: 1) la verifica preliminare della capacit di ripagare il prestito; 2) un ruolo attivo del Mes nell’erogazione dell’assistenza finanziaria e nel successivo monitoraggio. 3) Diventano pi stringenti i criteri per la concessione delle linee di credito precauzionali, in sostanza possono essere utilizzate solo dai Paesi con i conti a posto, ma in momentanea difficolt. 4) Pu fare da paracadute al Fondo di risoluzione unico, quello che corre in soccorso alle banche in difficolt, per aiutarlo ad assorbire le perdite in modo che non ricadano su tutti i contribuenti. Il Fondo alimentato dai contributi versati da tutte le banche dell’area dell’euro e, secondo un programma che andr a pieno regime nel 2024, raggiunger i 60 miliardi di euro. Lo scopo proprio quello di contenere i rischi di contagio di eventuali crisi bancarie (ed evitare che i correntisti in massa vadano a ritirare i soldi). Quello che la riforma non cambia la responsabilit della Commissione Europea nella valutazione complessiva della situazione economica dei Paesi e la loro posizione rispetto alle regole del Patto di stabilit.
Perch l’Italia non ratifica
L’intesa firmata anche l’Italia. A Palazzo Chigi c’ Giuseppe Conte e un mese dopo arriva Mario Draghi, ma la ratifica non giunger mai in Parlamento perch i parlamentari dei Cinque Stelle, che sono la maggioranza e da sempre contrari al Mes, fanno muro. A ottobre 2022 diventa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, quando era all’opposizione, si diceva pronta, insieme a Fratelli d’Italia, a respingere con tutte le forze questo ennesimo tentativo di riforma di un Trattato che non fa gli interessi dell’Italia. A novembre il neo ministro leghista dell’economia Giancarlo Giorgetti, invece, assicura il s alla riforma del Mes: Mi attesto sulle posizioni del precedente governo di cui facevo parte. Ma passano sette mesi e non succede nulla, mentre due proposte di legge per la ratifica della riforma (a firma Pd e Italia Viva) rimangono ferme in commissione Esteri della Camera.
A novembre il neo ministro leghista dell’economia Giancarlo Giorgetti (…) assicura il s alla riforma del Mes: Mi attesto sulle posizioni del precedente governo di cui facevo parte. Ma passano sette mesi e non succede nulla (…)
Meloni: la carta del Mes giocata su altri tavoli
L’Italia l’unico fra i 20 Paesi dell’Eurozona (a gennaio entrata anche la Croazia) a non aver ratificato le modifiche e finch non lo fa, il Mes non pu diventare operativo. Bruxelles preme: le crisi bancarie negli Usa e in Svizzera hanno alzato la soglia d’allarme anche in Europa. Il tira e molla d’Italia non piace certamente alla Germani, il primo Paese che potrebbe aver fretta di chiedere l’utilizzo del Mes, visto che Deutsche Bank esposta per 42 miliardi di prodotti finanziari quasi tutti rischiosi. La posizione del governo Meloni per non cambia: la richiesta quella di subordinare la modifica del Mes alla revisione di altre norme europee. Nell’agenda del governo italiano, lo ha detto il ministro Giorgetti, ci sono il completamento dell’Unione bancaria e l’Unione dei Mercati dei Capitali. La prima il trasferimento della vigilanza sulle banche dalle autorit nazionali a quelle europee e l’Italia vorrebbe un sistema europeo di assicurazione dei depositi. La seconda la creazione di un mercato unico europeo dei capitali, superando le normative nazionali, in modo che a livello europeo si semplifichi la circolazione dei capitali. E poi, dice sempre Giorgetti, l’Italia vuole una semplificazione della normativa europea in materia di aiuti di Stato e anche norme pi flessibili sul patto di stabilit che, dopo una sospensione di 3 anni causa pandemia, a gennaio 2024 sar ripristinato. Il governo italiano punta rivedere le regole per gli Stati con un debito alto (e qui noi siamo i sorvegliati speciali). E sul patto di stabilit, in zona Cesarini, entra a gamba tesa la Germania: vuole che il rapporto debito-pil si riduca ridursi dell1% ogni anno. E questo crea un problema all’Italia. Una materia infiammabile che entrer nel vivo in autunno.
10 maggio 2023 | 06:58
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