Addio a negozi di abbigliamento, pelletteria, giocattoli. Chiuse anche le piccole librerie. Dal 2012 sono spariti 100 mila negozi nelle principali citt italiane secondo i dati di Confcommercio. Guardando il report di febbraio sulla demografia di impresa nel dettaglio, si vede come il tessuto produttivo e commerciale abbia tenuto molto bene durante la pandemia ma sconti comunque una riduzione dei punti di vendita attorno al 4% tra il 2019 e il 2022, valore che supera il 9% per gli ambulanti. Un dato che peggiora nel confronto con il 2012.
La classifica
Ma quali negozi hanno chiuso? L’analisi sugli ultimi dieci anni interessa i centri storici di 120 citt, escluse Milano, Roma e Napoli. Sul podio dei negozi fantasma i benzinai a -38,5% e gli store di libri e giocattoli diminuiti rispettivamente del 31,5%. Seguono mobili e ferramenta (-30,5%) mentre l’abbigliamento registra un -21,8% tra negozi di calzature e pelletteria. Male anche l’alimentare segna (- 7,6%) e i tabacchi (-2,8%).
Crescono i servizi: farmacie e telefonia
In controtendenza invece i servizi. Nei centri storici aumentano le farmacie che segnano un +12,6% e i negozi di computer e telefonia a +10,8%. In ascesa anche le attivit legati al turismo si pensi a hotel e B&b (+43,3%) e alla ristorazione (+4%). Il problema della riduzione della densit commerciale interessa da vicino i cittadini che vedono ridursi l’offerta in quartiere. Basta pensare che negli ultimi 10 anni si passati da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti nelle citt. Un calo quasi del 20%.