DAL NOSTRO INVIATO
Questa casa l’hanno costruita i miei genitori, io sono nato qui e non la lascio. Primo Forti invalido al 90%, ma non ne vuole proprio sapere di andar via. E come lui Maria Sarigoni, che di anni ne ha 92, e vive da sola con l’aiuto di una vicina. E i figli? Ne ho 5, ma preferisco star qui. Se vado da loro mi dicono “stai qua”, “ fai questo” e invece qui ho la mia libert. Primo e Maria sono solo due dei 400 abitanti di Ranchio, una frazione di Sarsina ancora totalmente isolata. Non per le esondazioni, ma a causa delle frane. Se ne contano oltre settanta e hanno divorato tutte le vie di accesso. A Ranchio non si entra e non si esce, se non con i fuoristrada o i mezzi pesanti. L’acqua arriva con le autobotti e solo ieri stata ripristinata la corrente elettrica. Il sindaco di Sarsina, Enrico Cangini, residente proprio in questa frazione, dove potuto rientrare solo sabato. Il primo giorno dopo l’alluvione ho dormito in Municipio, per il resto in casa di un assessore.
La casa il camper
Anche Piero Sauti, ex comandante dei Vigili Urbani, abitava qui. Ora invece vivo nel camper — racconta —. Quando arrivata l’alluvione non so come ma sono riuscito a tirarlo fuori. Ed ora la mia casa. Eccolo dunque il borgo prigioniero delle frane. Qui non c’ stato n un morto n un ferito a seguito dell’alluvione, ma stato totalmente devastato. E per metterlo in sicurezza e ritrovare un minino di normalit ci vorranno anni e imponenti risorse economiche. Lo si capisce immediatamente, mentre a bordo del fuoristrada dei carabinieri della stazione di Sarsina, superi una dopo l’altra le frane che ti si parano davanti ad ogni tornante. Ogni giorno il comandante della stazione, luogotenente Luca Carletti, il brigadiere Eugenio Di Giandomenico e il carabiniere Moreno Martorelli vanno su a portare farmaci e cibo. Raggiungono anche i malati che hanno bisogno di essere accompagnati in ospedale per la chemio o la dialisi.
Percorso a ostacoli
Risalire la collina fino a quasi 450 metri di quota, oltre 200 in pi di Sarsina, un autentico percorso ad ostacoli. Ci sono intere porzioni di territorio collassate. Le carreggiate percorribili sono invase da fango e detriti e per affrontare alcuni tornanti bisogna fare dieci manovre a pelo sullo strapiombo. Ma a un tratto non basta neanche questo, perch davanti c’ solo il vuoto. E dunque, zaino in spalla, si procede a piedi. Da Sarsina a Ranchio di norma bastavano 15 minuti — dice Carletti—, in questi giorni ci abbiamo impiegato anche due ore. Lunghi itinerari nel fango e sotto la pioggia, con malati da sorreggere o addirittura portare in spalla per chilometri. Ieri, invece, il bel tempo ha reso la giornata meno dura del solito. Si va su per raggiungere proprio Primo e Maria. Un’ora in auto e mezzora a piedi. Eccolo Primo e la compagna Alina. Qui c’ tutto: latte, conserve, dice Carletti. Mi hai portato anche le sigarette? si preoccupa Alina. Eccole, ma lo sai che non dovresti fumare.
Rito antico
L’arrivo dei carabinieri con lo zaino pieno di provviste ha il sapore di un rito antico che abbatte ogni steccato. Il luogotenente semplicemente Luca e ogni incontro un abbraccio. Casa di Maria nella la zona pi popolata della frazione dove c’ anche un bar, la chiesa, una farmacia. Maria lucidissima, ma ha bisogno assoluto di un farmaco salvavita che arrivato apposta da Bologna e che ieri i carabinieri le hanno portato a casa. Per combattere l’isolamento la gente di Ranchio ha tirato fuori tutto lo spirito e l’ottimismo dei romagnoli. In due giorni la sede della Pro Loco diventata una mensa comune per residenti, forze dell’ordine, operai, volontari. In cucina anche la mamma del sindaco. Noi ce la stiamo mettendo tutta — dice la donna che le sta a fianco — ma voi non ci potete abbandonare.