L’ultimo governatore di Hong Kong: «Camminano sul filo. Putin è una delle persone più spiacevoli che abbia mai incontrato, era responsabile per i finanziamenti alla banda Baader Meinhof da parte del Kgb»
DAL NOSTRO INVIATO
OXFORD – L’immagine passata alla storia è quella di Chris Patten, l’ultimo governatore di Hong Kong, che riceve nelle sue mani l’Union Jack, la bandiera britannica ammainata e arrotolata, il giorno del passaggio della colonia alla Cina. Oggi Lord Patten, dopo una lunghissima carriera che lo ha visto anche alla Commissione europea, è prorettore dell’università di Oxford e resta uno degli osservatori più attenti degli scenari globali.
Xi Jinping ha appena annunciato la sua visita a Mosca: quale partita sta giocando Pechino nel conflitto russo-ucraino?
«I loro obiettivi sono confusi, ma come sempre sono intenti ad assicurare la continuità del monopolio di potere del partito comunista. Da un lato dicono che Putin è il loro miglior amico, ma dall’altro sono incredibilmente nervosi di poter essere visti come suoi complici: perciò devono camminare in equilibrio su un filo. Ma la complicità può assumere forme diverse: mentre non vogliono essere visti come sostenitori troppo aperti della Russia, hanno però un forte interesse a mettere l’America in imbarazzo, a dividerla dall’Europa e a minare la posizione dell’America nel mondo. Sono in una situazione difficile, che hanno cercato di mascherare attraverso la loro cosiddetta iniziativa di pace: ma ciò che non concedono è che questa guerra è stata cominciata dalla Russia e che gli ucraini non cederanno territori alla Russia».
A Pechino hanno anche delle preoccupazioni interne?
«Devono essere molto preoccupati dell’interpretazione data dalla loro intelligence riguardo ciò che stava per accadere in Ucraina: devono avere avuto buone informazioni, ma il fatto che non sono stati capaci di interpretarle come ha fatto la Cia e dare un’indicazione di ciò che sarebbe accaduto con l’invasione russa, è di per sé una reale debolezza. Magari non riescono a capire che la gente combatterebbe contro ogni aspettativa per la libertà e la democrazia: forse è al di là della loro comprensione. C’è stato un enorme fallimento di intelligence da parte loro».
Lei ha avuto a che fare direttamente con Vladimir Putin: che impressione ne ha ricavato?
«Putin è una delle persone più spiacevoli che abbia mai incontrato. La prima volta è stata nel 1999, a un summit Ue-Russia per il quale c’eravamo io e Prodi a rappresentare la Commissione. Quella mattina, mentre aspettavamo, c’erano notizie sulle agenzie di esplosioni a Grozny, la capitale cecena: quindi lo abbiamo chiesto a Putin, lui ha detto che non lo sapeva e si sarebbe informato. A pranzo ci ha detto che si trattava di un autogol della guerriglia cecena, che stava trasportando armi che erano esplose nel tragitto. Ma in quel momento le agenzie stavano annunciando che elicotteri russi avevano attaccato Grozny: il punto non è che Putin ci stava mentendo, ma che ci stava mentendo sapendo che noi lo sapevamo. L’ho incontrato diverse altre volte e ho confermato la mia prima impressione: che era un tremendo bugiardo».
Un atteggiamento che viene da lontano.
«Più apprendi di lui e più ti rendi conto che Putin non era un semplice ufficiale del Kgb: lui è uno che ha imparato il suo mestiere negli anni Settanta come legame del Kgb a Dresda con la banda Baader-Meinhof (i terroristi di estrema sinistra): lui era responsabile per i finanziamenti alla banda Baader Meinhof da parte del Kgb».
Fin dall’inizio un maestro delle operazioni coperte.
«Anche qui in Gran Bretagna, pur se non ha ucciso direttamente le persone, è stato acquiescente. Non c’è solo il caso Litvinenko, ci sono state tante morti inspiegabili tra quelli che erano suoi critici: improvvisamente muoiono di infarto o commettono improbabili suicidi. Putin è un uomo malvagio».
13 marzo 2023 (modifica il 13 marzo 2023 | 22:39)
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