Se le condizioni di salute del soggetto lo consentono pu essere utile l’esercizio fisico. Il ricorso ai farmaci un’opzione, ma diversi sono controindicati in questi malati
Chi soffre di disturbi cognitivi gravi, come quelli presenti nella malattia di Alzheimer, prima o poi manifesta anche disturbi del sonno, che a loro volta possono peggiorare l’andamento clinico generale. I disturbi del sonno in chi soffre di malattia di Alzheimer sono associati a un maggior declino cognitivo, peggior stato funzionale e ridotta qualit di vita — scrivono Ruth Benca della Psychiatry & Human Behavior Unit della Wake Forest School of Medicine di Irvine, e i suoi collaboratori, in un articolo pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease —. Inoltre le persone con malattia di Alzheimer che hanno anche disturbi del sonno presentano spesso sintomi comportamentali, depressione, apatia, sintomi psicotici, con un tipico peggioramento serale. Sono presenti anche comportamenti notturni disturbanti, con incremento del carico assistenziale per i caregiver. I disturbi del sonno rappresentano una delle principali cause di istituzionalizzazione (ricovero, ndr) di persone con malattia di Alzheimer, proprio per l’azione stressante sui caregiver.
Strategie di igiene del sonno
D’altra parte il trattamento dei disturbi del sonno in queste persone particolarmente complicato, dal momento che difficile attuare strategie terapeutiche solitamente utilizzate nell’insonnia. Le prime che vengono messe in atto fanno parte della cosiddetta igiene del sonno e sono di tipo comportamentale, come l’esposizione alla luce durante le ore diurne o l’esercizio fisico, per quanto consentito dalle condizioni di salute. La messa in atto di questi trattamenti non farmacologici pu ridurre la probabilit che si debba ricorrere all’istituzionalizzazione e al suo carico economico — aggiunge Ruth Benca —. Ma assieme a queste strategie in molti casi necessario ricorrere alla farmacoterapia per far s che le persone possano restare a casa il pi a lungo possibile. Purtroppo i farmaci che potrebbero migliorare la durata e la qualit del sonno sono utilizzabili con molte limitazioni in persone anziane che soffrono di gravi disturbi cognitivi, dal momento che comportano un rischio di peggioramento delle condizioni psichiche, ma anche di cadute, fratture, sonnolenza diurna, che a loro volta fanno precipitare le condizioni cliniche generali.
Terapie farmacologiche
Questo vale sia per le benzodiazepine, sia per gli ipnotici non benzodiazepinici come lo zolpidem, del quale infatti l’American Geriatric Society sconsiglia l’utilizzo in questi pazienti. Molti problemi ci sono anche con l’impiego di antipsicotici che, secondo quanto riportato dall’Fda americana, possono aumentare il rischio di morte negli anziani affetti da demenza. Di recente, la comunit scientifica ha mostrato un certo interesse nei confronti di ipnotici che hanno un meccanismo d’azione diverso da quelli finora disponibili: sono gli antagonisti del recettore dell’orexina, che sembrano efficaci e abbastanza sicuri per il trattamento dell’insonnia negli anziani con gravi disturbi cognitivi. Per resta una generale condizione di incertezza a proposito del bilanciamento fra rischi e benefici del trattamento dei disturbi del sonno di persone con demenza di Alzheimer conclude Ruth Benca.
8 marzo 2023 (modifica il 9 marzo 2023 | 11:38)
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