La sensazione di percepire maggiormente il «male» fisico in alcuni momenti non è frutto di suggestione, ma di un complesso alternarsi della produzione di ormoni e molecole infiammatorie durante l’arco delle 24 ore
Se abbiamo dolore da qualche parte, di notte ci sembra ancora meno sopportabile rispetto al giorno. E non è soltanto una sensazione: la percezione cambia davvero nelle 24 ore perché esiste un orologio biologico anche per il dolore, a cui si è più sensibili fra le tre e le quattro di notte. Il sospetto che fosse così c’era dagli studi sugli animali, ma Claude Gronfier del Neuroscience Research Centre di Lione, in Francia, lo ha dimostrato su 12 volontari che si sono sottoposti al cosiddetto protocollo di routine costante, una condizione ben difficile da sopportare perché tutto è pensato in maniera che i partecipanti non sappiano mai che ora è: luce e temperatura sono sempre uguali, si possono mangiare solo piccoli snack ogni ora, non si può dormire né alzarsi per andare al bagno. In questo modo tutti i cambiamenti biologici registrati dipendono dal ritmo circadiano interno e non dall’ambiente.
Vita «sospesa»
I volontari sono rimasti in questa «vita sospesa» per 34 ore e ogni 2 ore sono stati sottoposti a un test per valutare la soglia del dolore: veniva avvicinato alla loro pelle uno strumento a calore crescente, che dovevano chiedere di allontanare quando iniziavano a sentire male. È emerso chiaramente un «ciclo del dolore», con un massimo di sensibilità nelle prime ore del mattino e un minimo 12 ore dopo, fra le 3 e le 4 del pomeriggio; il ciclo riguarda soltanto il dolore, perché la reazione a un calore sulla pelle che non sia doloroso non ha lo stesso andamento. I ricercatori hanno quindi valutato se il male percepito più intensamente di notte fosse tutta colpa della deprivazione di sonno a cui erano sottoposti i volontari: l’analisi dettagliata del fenomeno attraverso modelli matematici ha confermato che l’andamento del dolore dipende per l’80 per cento dal
ritmo circadiano interno e solo per il 20 per cento dalla quantità e qualità del sonno. «Gli autori se ne sono stupiti, ma è una proporzione ragionevole considerando che sta emergendo come molti mediatori immunitari o anche recettori per il dolore siano controllati da ritmi circadiani attraverso geni-orologio», commenta Roberto Manfredini, cronobiologo dell’Università di Ferrara.
Il ruolo della melatonina
Prosegue Manfredini: «Certamente, poi, la deprivazione di sonno può peggiorare le cose: la melatonina, ormone del riposo, è un potente antinfiammatorio e ha un’azione sulle vie del dolore, se non si dorme quindi perdiamo il periodo della giornata in cui la sua concentrazione è alta e sale invece il cortisolo, ormone dello stress, così il dolore viene percepito ancora più intensamente. Dimostrare la ciclicità del dolore è complicato, anche perché si tratta di un segnale di vario tipo e natura che può emergere da molteplici organi e apparati; tuttavia questi dati, assieme a molti altri raccolti negli ultimi anni, indicano con chiarezza che anche il dolore ha un andamento ciclico». Ce l’hanno il mal di testa, l’emicrania, il dolore dopo interventi odontoiatrici, della sciatica o quello dell’artrite reumatoide, che si presenta soprattutto al mattino in conseguenza a un aumento della produzione di citochine infiammatorie fra le 2 e le 4 della notte. «Nelle malattie reumatiche la ciclicità del dolore è un dato così consolidato da aver modificato le terapie: per i casi più complicati, in cui prendere i farmaci al risveglio significa dover aspettare troppo tempo prima che facciano effetto, si possono usare steroidi a rilascio controllato. Si prendono la sera e agiscono al massimo proprio fra le 2 e le 4 di notte, riducendo il dolore al risveglio», dice Manfredini.
Cronoterapia
«In futuro – continua Manfredini – anche per altri tipi di dolore si potrà avere una cronoterapia più adeguata. Per esempio, varia nel tempo l’azione dei farmaci antinfiammatori non steroidei usati nel dolore postoperatorio, così come l’intensità del dolore stesso e i mediatori infiammatori associati alla guarigione delle ferite: in alcune ore della giornata dare l’antinfiammatorio può rivelarsi perfino controproducente, perché contrasta con la produzione di mediatori che favoriscono il recupero». Per ogni tipo di dolore quindi sarà opportuno capirne il ritmo e il momento migliore per prendere l’analgesico. A oggi non sempre è così, anzi: una recente ricerca del Cincinnati Children’s Hospital ha dimostrato che negli ospedali c’è un «ciclo» nelle prescrizioni di antidolorifici ma che queste ancora non tengono conto dei bisogni reali dei pazienti e sono più numerose al mattino, nonostante tanti riferiscano il dolore soprattutto di notte.
I turni possono influire sul mal di schiena
Ritmi circadiani impattano su molti organi, tessuti e apparati, così come le conseguenze nefaste di una loro alterazione. «Il lavoro a turni notturno in persone sane aumenta il rischio di sviluppare sintomi dolorosi, in chi ha già dolore è più probabile che ne aumenti l’intensità », spiega Roberto Manfredini. L’alterazione dei ritmi circadiani potrebbe favorire poi il mal di schiena, perché la degenerazione correlata all’invecchiamento dei dischi intervertebrali, i cuscinetti fra vertebre che assottigliandosi favoriscono il dolore, si accentua se viene alterata la funzionalità di alcuni geni-orologio: oltre 600 geni sono implicati in percorsi essenziali alla fisiologia dei dischi, che quindi non sono solo ammortizzatori meccanici, ma hanno un loro ritmo da non disturbare. La percezione del dolore ha un ritmo nelle 24 ore; ci sono differenze a seconda del tipo di dolore e degli organi coinvolti, ma spesso di notte la sensibilità è maggiore. Succede per esempio con il mal di testa e il dolore postoperatorio, mentre il dolore reumatico e l’emicrania hanno picchi più spostati verso il mattino. Conoscere il ritmo del dolore potrà aiutare a prendere gli analgesici nel momento più opportuno o con formulazioni a rilascio controllato, realizzando una vera e propria cronoterapia per tenere sotto controllo il sintomo nell’arco delle 24 ore.
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6 marzo 2023 (modifica il 6 marzo 2023 | 16:25)
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