Cosa aspetta Putin a sbarazzarsi del capo della Wagner, che continua a insultare i vertici militari russi? E perch lo fa?
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Ma cosa aspetta Vladimir Putin a sbarazzarsi di Evgeny Prigozhin e della brigata Wagner? Per quanto smentite dai diretti interessati, le indiscrezioni pubblicate dal Washington Post su un suo possibile tradimento (informazioni agli ucraini sulla posizione delle truppe dell’esercito regolare russo in cambio del ritiro di Kiev da Bakhmut) avrebbero potuto essere la goccia che fa traboccare un vaso gi abbondantemente pieno, viste le continue critiche di Prigozhin ai vertici militari russi. Nonch, nei giorni scorsi, a un non meglio specificato nonno felice convinto che vada tutto bene nei quali molti hanno visto proprio Vladimir Putin. Dunque, cosa aspetta lo Zar a toglierlo di mezzo?
La domanda giusta, forse, perch aspetta. Ed quella a cui provano a rispondere, sul sito di Foreign Affairs, Andrei Soldatov e Irina Borogan, del Center for European Policy Analysis, cofondatori del sito Argentura.ru, che monitora le attivit dei servizi segreti russi. I due analisti non negano certo che Prigozhin stia provocando un’irritazione — eufemismo — crescente in molti corridoi di Mosca. Ma non in tutti. Per comprendere la forza relativa di Prigozhin e della Wagner in Russia, necessario considerare come la compagnia mercenaria viene vista da quattro diverse parti dello Stato russo: l’agenzia di intelligence militare, nota come Gru; i militari in generale; l’agenzia per la sicurezza dello Stato, nota come Fsb; e lo stesso Putin.
Riassumendo e semplificando: il Gru sempre stato il pi benevolo nei confronti della Wagner. Anche perch molti membri sia dell’uno che dell’altra provengono dalle stesse file: quelle degli Spetsnatz. Si tratta — come aveva spiegato a RaiNews Pietro Batacchi, direttore della Rivista Italiana Difesa — di forze speciali presenti non solo in Russia, ma anche in altri Paesi che fondamentalmente hanno tre missioni speciali da svolgere: la cosiddetta MA, Military Assistance (Assistenza Militare), la ricognizione in profondit degli obiettivi da colpire e delle mosse dei nemici, infine l’azione diretta, ossia colpire, neutralizzare, anche uccidere il bersaglio. Sono un soggetto pubblico, non hanno nulla a che vedere con i “contractors”, i cosiddetti mercenari, ossia soggetti privati pagati dai russi per combattere. All’interno del Gru c’, per, una sezione che supervisiona le attivit dei gruppi mercenari, Wagner inclusa.
Pochi mesi dopo la prima segnalazione dell’esistenza della Wagner (nel 2015, ndr), un funzionario del Gru ci conferm — scrivono Soldatov e Borogan — l’esistenza di questo nuovo dipartimento, che era composto, ovviamente, da veterani Spetsnaz. Per il Gru, la Wagner ha fornito un comodo mezzo per negare le proprie operazioni, in un momento in cui la Russia smentiva pubblicamente il suo coinvolgimento diretto nell’Ucraina orientale, ai tempi dell’annessione della Crimea e del sostegno di Mosca alle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, nel Donbass.
I due analisti sottolineano alcune analogie fra la Wagner e la statunitense Blackwater, altre, forse pi forti, ci sono con periodi passati della storia russa: Per il Gru, la Wagner rappresenta anche la continuazione di una tradizione molto pi antica che risale all’epoca sovietica, quando il Cremlino utilizzava forze per procura per intervenire nei conflitti in tutto il mondo. “ proprio come quando avevamo i nostri militari sotto mentite spoglie in Spagna durante la guerra civile”, ci ha detto un funzionario del Gru nel 2017, quando gli abbiamo chiesto perch l’agenzia avesse bisogno di una compagnia militare privata come la Wagner. (…) Per il Gru, l’esperienza russa nella guerra civile spagnola diventata una comoda giustificazione per il suo sostegno alle forze Wagner in Ucraina, dove il Cremlino ha insistito sul fatto di combattere ancora una volta i fascisti. E fonti contattate da Soldatov e Borogan hanno confermato loro che all’interno del Gru la Wagner viene ancora considerata uno strumento utile.
Non altrettanto benevolo invece l’atteggiamento, verso Prigozhin e i suoi, dell’esercito e dell’Fsb, erede del Kgb (dai cui ranghi, notoriamente, proviene lo stesso Putin). Del resto, proprio verso i vertici militari che il fondatore della Wagner dirige, con frequenza e virulenza crescenti, i suoi strali. Anche se, viste le lotte intestine nelle forze armate di Mosca, qualcuno che vede con favore le esternazioni di Prigozhin si trova sempre (ad esempio fra i sostenitori del generale Sergei Surovikin, messo da parte per affidare la campagna in Ucraina al capo di Stato maggiore Valery Gerasimov, tra i bersagli preferiti nei video del capo della Wagner). Quanto all’Fsb, l’ostilit nei confronti della Wagner palese, anche se l’autorit dei servizi segreti si sta solo lentamente ricostruendo, dopo le mancanze messe in luce all’inizio dell’invasione, circa la capacit di resistenza ucraina (va anche detto che probabilmente Putin ha ascoltato soltanto chi gli riferiva gradite bugie, piuttosto che scomode verit).
Nessuna delle tre posizioni su Prigozhin e la Wagner fin qui considerate — Gru, forze armate e Fsb — pesa per, per Soldatov e Borogan, quanto la quarta: quella di Vladimir Putin. Che, a sua volta, deriva dalla complessa relazione dello Zar con l’apparato militare. Durante i suoi primi anni al potere, una delle maggiori sfide di Putin stata quella di tenere sotto controllo i militari. Essendo uno dei pi grandi del mondo in un enorme Paese in cui tutto viene fatto in casa, l’esercito russo ha una lunga tradizione nell’assicurarsi che il mondo esterno sappia il meno possibile delle sue attivit. Ci significa che le solite forme di gestione e controllo pubblico, attraverso il Parlamento, le forze dell’ordine o i media, semplicemente non hanno luogo in Russia. Durante il suo primo decennio in carica, Putin ha cercato di rafforzare la presa sull’esercito nominando l’ex generale del Kgb e suo amico fidato Sergei Ivanov come ministro della difesa. Ma Putin stato costretto a sostituirlo nel 2007, quando era diventato chiaro che gli sforzi di Ivanov per lanciare un’ampia riforma militare erano falliti. In seguito, con Shoigu, un altro estraneo all’esercito, Putin ha di nuovo tentato di ottenere pi influenza. Ma ora, dopo pi di un anno di guerra in Ucraina, ci sono poche prove che Putin abbia avuto pi successo con Shoigu di quanto ne abbia avuto con Ivanov.
Ma c’ di pi. Ed ha a che fare con l’ossessione putiniana per le possibili minacce al suo dominio. Putin capisce che in tempo di guerra i militari tendono a guadagnare pi potere all’interno dello Stato. Sa che pi a lungo la guerra continua, pi questo potere crescer e pi difficile sar per lui esercitare il controllo. E poich tende a vedere il mondo in termini di minacce, il potere relativo dei militari qualcosa che lo preoccupa, per certi versi anche pi delle performance dell’esercito sul campo di battaglia. In quest’ottica, Putin considererebbe Prigozhin, pi che una minaccia, una pedina utile per rimettere in riga chi potrebbe minacciarlo davvero.
Anche in questo caso, i due analisti vanno a pescare un precedente nella storia russa, ma assai pi lontano rispetto al periodo sovietico: Nel diciottesimo secolo, lo zar Pietro il Grande fece di Alexander Menshikov, la sua versione di buffone di corte, il principe pi potente del Paese per lo stesso motivo: Menshikov, con le sue modeste origini, non aveva una posizione all’interno dell’aristocrazia russa, ed era brutale, spietato e assolutamente fedele allo zar, che aveva l’abitudine di picchiarlo con un bastone.
Il calcolo di Prigozhin di poter essere il Menshikov di Putin potrebbe, per, rivelarsi azzardato: Quello che Prigozhin sembra non capire che la Russia di Putin non quella di Pietro il Grande, per quanto lui e Putin abbiano cercato di farla diventare tale. Molti settori della societ russa, in particolare la burocrazia del Paese, guardano con orrore e disgusto alle scorribande del boss della Wagner. E potrebbero approfittare di un eventuale rovescio militare sul campo della Wagner — dopo tante vite e dotazioni militari sacrificate nell’assedio di Bakhmut — per chiederne la testa.
Che, per sua fortuna, potrebbe cadere in modo pi metaforico che reale. Anzi, ricordano Soldatov e Borogan, il presidente russo ha una lunga esperienza nel fare un uso efficace di burocrati, politici e altri scagnozzi falliti: viene in mente l’ex presidente e primo ministro Dmitry Medvedev. Prigozhin potrebbe essere il prossimo.