Fuori dalla galleria Glauco Cavaciuti, nell’austera via Vincenzo Monti, a Milano, in queste settimane c’ un quasi perenne assembramento di ragazzi. Hanno 20 anni o poco pi e sono in fila per vedere le opere del trentatreenne Pietro Terzini. Divenuto famoso su Instagram (il suo profilo conta oggi 226 mila follower), sta ora esponendo per la prima volta in uno spazio fisico. E il passaggio dal luogo virtuale a quello reale funziona benissimo. Registriamo 250-300 ingressi al giorno – dice Cavaciuti –. Vengono tantissimi giovani, gli stessi che seguono Pietro online. Vengono per vedere le sue opere, fotografarle. E fotografarsi davanti a esse, per poi postare le immagini sui social.
I prezzi: da 3 mila a 14 mila euro (ed sold out)
Il successo non solo di pubblico ma anche di vendita. Delle 56 opere esposte 45 sono state vendute nell’arco di pochi giorni. E questo nonostante il prezzo parta da un minimo di 3 mila euro per arrivare a 14 mila euro. Gli acquirenti sono eterogenei: si va dai 18 ai 60 anni, dal collezionista alla ricerca di nuovi pezzi al semplice appassionato, che ha scoperto l’artista sui social.
La chiave del successo: sostenibilit, ironia e romanticismo
Da cosa deriva l’effetto Terzini? Come riuscito a intercettare un pubblico “difficile” per il mondo dell’arte, come i ventenni? Sicuramente molto dipende dal suo linguaggio, che contemporaneo, affine a quello di chi lo segue. Le sue opere sono realizzate con le scatole e le shopping bag dei marchi di moda, su cui, usando semplicemente la parola, costruisce dei messaggi, ora ironici, ora stranianti. Cos la shopper con il logo di Vuitton diventa la tela su cui campeggia la scritta The Best Things Are Not Things (Le cose migliori non sono cose) mentre su quella di Prada compaiono due parole: From Nada. Di fatto Terzini riesce a unire alcuni degli hot topic della Gen Z: l’attenzione alla sostenibilit (le scatole e le shopper sono riciclate), una certa ossessione per il logo ( stata la Gen Z a decretare il successo dei capi di Gucci o di Balenciaga con il logo in evidenza), lo sguardo ironico, divertito e divertente. E una vena romantica. S perch molte delle sue opere parlano, in modo pi o meno diretto, d’amore.
Perch non lo potevo fare anche io
Si potrebbe obiettare che molto, troppo facile: prendi una scatola, ci scrivi sopra una frase e la vendi a qualche migliaia di euro. Insomma, il famoso lo potevo fare anche io. Qui Cavaciuti risponde senza esitazione: Pietro ha studiato arte, laureato in architettura e ha sempre dipinto. La sua scelta espressiva , appunto, una scelta e non un ripiego. E poi per chi obietta lo potevo fare anche io resta sempre la pi classica delle risposte e allora perch non l’hai fatto?.