Il velivolo della Pan Am fu attaccato nel 1973 all’aeroporto di Roma da un commando di sequestratori. L’amica Ann Blumensaadt cerca tracce di una donna gentile e solitaria, una vita scomparsa (anche dalle memoria)
«Qualcuno conosce Diana Perez, hostess di Pan Am uccisa all’aeroporto di Roma il 17 dicembre del 1973?». L’appello è apparso sull’Hartford Courant, quotidiano del Connecticut, pochi mesi fa, a quasi 50 anni dopo la strage commessa da terroristi palestinesi sul volo in attesa di partire da Fiumicino per Beirut. A lanciarlo è Ann Blumensaadt, 77 anni, anche lei ex hostess della celebre compagnia decisa a onorare la memoria di una collega dimenticata.
L’unica sopravvissuta rimasta
Ann fa parte dell’associazione World Wings International, formata da ex attendenti di volo di Pan Am. «Invecchiamo e ogni anno cerchiamo di ricordare i dipendenti della nostra compagnia morti in qualche tragedia». Fino all’anno scorso non esisteva nemmeno una foto di Diana, finché l’Hartford Courant su richiesta di Ann non ne ha recuperata una. Nel 1974, dopo i funerali di Perez, fu preparata una targa che diceva che «la sua dedizione e il suo eroismo non sarebbero stati dimenticati»: doveva essere affissa al terminal dell’aerolinea (che non esiste più) allo scalo Jfk a New York. Anche quella targa è scomparsa. Degli 8 o 9 membri dell’equipaggio del Pan Am 110, nome Celestial Clipper, tutti sopravvissuti all’attentato a parte Diana, resta oggi in vita solo Barbara Marnock, che «non ha mai voluto parlare di ciò che accadde». Alcuni dettagli però sono arrivati da parte di lettori che hanno inviato vecchi ritagli di giornale.
L’esplosivo
Perez era in piedi davanti alla scaletta, fu uccisa quando i terroristi lanciarono l’esplosivo all’interno della cabina di prima classe, ci racconta al telefono Ann dalla sua casa a Greenwich. Un’altra hostess, Laurette Hamel, scampata all’attentato, rammentava che Diane stava cercando di calmare i passeggeri, e le ultime parole che avrebbe detto furono «Stanno salendo a bordo!». Un eccidio costato la vita ad una trentina di persone, tra cui l’agente della Finanza Antonio Zara e il tecnico Domenico Ippoliti gettato dai «pirati» sulla pista di Atene raggiunta dopo che si erano impadroniti di jet tedesco. Tappa di un’odissea dei cieli. Il dirottamento si chiuderà il giorno dopo a Kuwait City.
Il commando e Arafat
Un massacro per il quale nessuno ha pagato: il commando sarà mandato in Egitto e preso in consegna dall’Olp di Arafat. Pagina nera. Episodio a lungo «trascurato» in quanto avvenuto in un periodo di accordi sotto banco con i fedain, tra trame di servizi e manovre di regimi arabi, interessi petroliferi e aeroporti poco protetti davanti ad una minaccia che sarà sempre più devastante. In mezzo alle fiamme la storia di una donna.
Diana era nata in New Jersey, aveva 44 anni, non risulta che avesse famiglia a parte un fratellastro a Cuba, ma era un’abile cavallerizza e possedeva un cavallo di nome Homer che teneva non lontano da New Milford, il paesino del Connecticut dove risiedeva. Aveva iniziato a lavorare per la compagnia giovanissima prima e secondo un amico, che parlò al funerale, non amava viaggiare in Medio Oriente e stava cercando di farsi trasferire sulla rotta per l’Estremo Oriente. Oltre al fatto di vivere in Connecticut, qualcos’altro lega Diana e Ann. «Io facevo parte dell’equipaggio che arrivò a Roma tre giorni dopo quell’evento terribile — ci dice —, stavamo al Metropolitan Hotel vicino la stazione, ci prepararono una gran cena e camminammo fino al Vaticano per la messa di mezzanotte, ma all’atterraggio a Fiumicino passammo davanti a quell’aereo distrutto».
Il pilota in prima classe
Frammenti di vita. E poi quelli della morte che ti sfiora: John D. Parrott, pilota, doveva viaggiare in prima classe ma cedette il posto alla moglie del capitano, Bonnie Erbeck, che rimase uccisa. Sono storie da romanzo terribilmente reali con incroci imprevedibili. Il marito di Ann, Robert Genna, nato a Roma, giunse in America da bambino nel 1955 a bordo dell’Andrea Doria, che l’anno dopo sarebbe affondata, come ci racconta per telefono in perfetto italiano. L’indagine personale di Ann rivela commozione e anche una nostalgia per la vecchia America. A quei tempi Pan Am era la più grossa compagnia americana internazionale — «Se volavi per Pan Am, eri speciale, rispettato»—, quasi un simbolo coinvolto anche nelle missioni della diplomazia statunitense per evacuare cittadini da paesi a rischio, dal Vietnam al Vicino Oriente.
P.S. Se avete informazioni su Diana Perez, potete contattare Ann Blumensaadt a questo indirizzo email: snookylanson@verizon.net.
11 maggio 2023 (modifica il 11 maggio 2023 | 11:19)
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