Dzeko: «Non chiedete a me quando firmo il rinnovo, chiedete alla società». Mkhitaryan: «Abbiamo giocato una grande partita ma a Istanbul ancora non pensiamo»
Il mondo capovolto nel giro di 25 giorni. Era il mese di aprile quando l’Inter viene sconfitta davanti ai propri tifosi dal
Monza neo-promosso e Simone Inzaghi si trasformava nell’imputato del processo notturno andato in scena nella pancia dello stadio. Appeso a un filo, condannato a passare il turno nella successiva gara con il Benfica di pochi giorni dopo: qualificazione conditio sine qua non per mantenere il posto ed evitare l’onta di un esonero a stagione in corso. Sembra passato un secolo ora che l’Inter a distanza di vent’anni vendica, seppur parzialmente nel primo atto della sfida, l’eliminazione nell’euro-derby del 2003.
Eppure c’è stato un momento nel mondo nerazzurro in cui tutto sembrava sbagliato: un tecnico ostinato ad affidarsi ai fedelissimi e ostaggio degli umori dei senatori e un gruppo di giocatori inchiodati dalla società alle proprie responsabilità. «Sappiate che senza quarto posto i rinnovi dei contratti in scadenza sono congelati» il diktat dirigenziale.
Così mentre il nome di Thiago Motta iniziava a circolare negli ambienti nerazzurri come erede designato della panchina di Simone e il futuro per più di un nerazzurro sembrava un’ipotesi, Dzeko con un sinistro al volo all’8’ ha indirizzato il corso della partita. Con il 14simo centro della stagione, il bosniaco 37enne, che ha vinto il ballottaggio con Lukaku, ha zittito la boy band rossonera e ha messo un mattoncino per la sua permanenza a Milano. Del resto i colloqui sono già a buon punto per il prolungamento di un solo anno a 5 milioni, ovvero a una cifra leggermente inferiore rispetto allo stipendio attuale. «Non chiedete a me quando firmo, domandate alla società» dice sorridendo Edin che ha segnato per l’Inter ma anche per sé. «Mi sentivo fresco, forse perché ho riposato tre giorni fa. Non capita spesso di giocare una semifinale di Champions. Eravamo tutti concentrati» afferma l’attaccante sfinito dopo un lavoro generosissimo. «Io sono questo, gioco per la squadra anche se in genere si parla solo del gol. Ma io do tanto di più».
L’altro vecchietto terribile, Mkhitaryan, 34 anni, un gol e tanta corsa esulta: «Abbiamo giocato una grande partita ma non è finita, c’è ancora il ritorno. Peccato non aver segnato il terzo gol, dobbiamo accontentarci delle due reti fatte. A Istanbul per ora non pensiamo, meglio concentrarsi sulla prossima semifinale».
Simone Inzaghi è soddisfatto. «Potevamo fare più di due gol ma abbiamo giocato ugualmente una grande gara. Nella prossima sfida giocheremo in casa e avremo il nostro pubblico a darci sostegno. Manca l’ultimo sforzo». Poi ancora. «Avevo chiesto ai giocatori cuore e testa. Chi ha giocato ha dato grandi risposte, è giusto essere felici ma manca un pezzo prima di pensare alla finale. Ora dobbiamo recuperare le energie per il Sassuolo, queste sfide comportano un incredibile dispendio di energie. Qualcuno è uscito acciaccato, dobbiamo valutare”. Ma intanto che festa stanotte.
10 maggio 2023 (modifica il 11 maggio 2023 | 00:07)
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