L’ex ds di Roma e Palermo confessa: «Ho una voglia nevrastenica di tornare, senza calcio sono un uomo dimezzato». E sul suo pupillo Nainggolan: «È un esibizionista, avrebbero dovuto aiutarlo di più i suoi compagni, non dovevano assecondarlo ma marcarlo stretto
«Ho una voglia nevrastenica di tornare, senza calcio sono un uomo dimezzato». Sono le parole di Walter Sabatini ospite della Gazzetta dello Sport su Twitch. Ha parlato di tutto, ha raccontato aneddoti e ripercorso la sua carriera. «Ora mi sento ridotto a brandelli. Non è una mera questione professionale, ma esistenziale. Sono a pezzi senza lavoro», ha continuato. Sabatini ha commentato questa stagione, con uno sguardo alla Roma, in lotta Champions dopo aver vinto nella scorsa stagione la Conference League: «Non capisco come possa fare sold out. Sono cose che dovrebbero accadere quando una squadra fa spettacolo, invece avvengono solo perché la gente si fida di Mourinho».
E a proposito della sua esperienza in giallorosso, Sabatini ha qualcosa da ridire su Nainggolan, oggi alla Spal, in serie B: «A Radja voglio bene come un figlio, ma è un delinquente, è uno che se gli metti davanti 7-8 shottini se li beve tutti. Per lui la vita è un gioco, ma ha dei buoni sentimenti. È un esibizionista, avrebbero dovuto aiutarlo di più i suoi compagni, non dovevano assecondarlo ma marcarlo stretto. Lui ha avuto sempre tutto quello che ha voluto, in campo è un giocatore di primissimo piano. Quello che gli ho visto fare a Roma non l’ho visto in altri giocatori. Paredes? Mi sta deludendo, ogni volta che lo vedo in campo mi viene un attacco di rabbia, sta avendo un’indolenza insopportabile».
Il Napoli sta volando, al di là a sconfitta rimediata contro la Lazio al Diego Armando Maradona venerdì 3 marzo: «Fa paura. Bisogna essere bendati per non vedere che gioca per distacco il calcio più evoluto ed europeo tra le formazioni che giocano gli ottavi. Di Kvaratskhelia mi ha sorpreso l’impatto straordinario che ha in ogni partita, non va sulle montagne russe: gli dai la palla e intraprende con coraggio, sfacciataggine e direi anche con arroganza. Operazione alla Sabatini? Sì. Non sono un uomo invidioso, non è un sentimento che mi appartiene, ma nel caso di Kvaratskhelia un po’ sì, avrei voluto prenderlo io. Spalletti? È il migliore in assoluto, non ci sono discussioni da fare. Non guardo solo la sua conduzione, guardate come gioca il Napoli: un calcio armonico, bello, ampio, profondo. È davvero difficile trovare una squadra che esprima una qualità fatta di geometrie e sincronie, la mano dell’allenatore si vede in un modo sfacciato e riscontrabile in qualsiasi momento». E sempre sul tecnico del Napoli, con il quale Sabatini ha lavorato ai tempi della Roma: «Un risultato a casa lo porta sempre. Un tecnico non è bravo solo se vince lo scudetto, ma se fa un percorso virtuoso e da questo punto di vista lui non è attaccabile. Sul carattere se ne può parlare, ma neanche troppo: è diretto, determinato. L’amicizia mi condiziona ma non mi viene in mente nessuna osservazione negativa». Insomma, il Napoli non ha rivali: «Pensavo che l’Inter facesse meglio, ma non penso che il problema sia nel rapporto tra Inzaghi e i calciatori. Simone è un giovane, magari è portato ad una confidenza giuliva con loro, ma non vuol dire rinunciare all’autorevolezza. Alla Lazio ha allenato grandi giocatori di spessore e personalità. Rafael Leao? Può diventare un campione, ne ha tutte le stimmate. Forse gli manca un po’ di determinazione, quello che invece ha Kvaratskhelia: punta le difese per andare a rompere la porta, non per esibizionismo. Ma ha tutte le caratteristiche per diventare un grandissimo. Deve essere coccolato, circondato d’affetto, perché il talento si esprime meglio in queste condizioni. Al Milan non gli mancherà mai tutto questo, Maldini e Massara sanno perfettamente qual è l’impegno emotivo da mettere. Ricky è un mio ex allievo, non gli vado a dire cosa deve fare».
Sabatini ha il tempo anche di parlare della sua ultima esperienza alla Salernitana, terminata non senza polemiche: «Ci siamo scontrati su una cosa evitabile, è stato un errore mio e non di Iervolino. Ho rammarico, perché non sono mai stato così tanto amato come a Salerno ed è un amore che ho restituito. Sento davvero questo sentimento per la città e per quelle persone, che ancora oggi mi scrivono messaggi di tutti i tipi. È veramente molto importante per me, mi tiene attaccato alla realtà: il calcio di oggi ti isola, i salernitani mi inchiodano al mio personaggio e sono grato per questo. Dormivo pochissimo, il pensiero della retrocessione mi angosciava in un modo difficile da raccontare. Non lo auguro a nessuno. Poi è venuto fuori il mantra del 7% che ha stabilizzato l’umore di tutta la piazza, è diventato di un popolo intero. Io sono un pazzo furioso, se ricordo la mia vita penso di essere l’unico professionista in grado di rifiutare sia l’Inter sia la Roma in otto mesi. C’è un deficiente più deficiente di me nel mondo? Penso di no».
4 marzo 2023 (modifica il 4 marzo 2023 | 08:42)
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