Il grande attore che ha ricevuto la Palma d’oro si racconta: «Dopo Attrazione fatale immaginavo le mogli che dicevano ai mariti, caro, siediti accanto a me. Le scene di sesso con Sharon Stone le provavamo al rallenti. E con la Marvel mi sentivo un idiota».
CANNES «Uao, ho 78 anni e sono più vecchio del Festival», dice Michael Douglas dopo aver ricevuto la Palma d’onore. «A Cannes sono legato per più ragioni, non ultima che mio padre Kirk ha incontrato qui Anne, la sua seconda moglie». Già, il padre, basta dire Spartacus e ripensi a quel torace nudo che lo schermo faticava a contenere: «Per gli altri era superman, per me era papà. Da ragazzo ero aggressivo, gli rimproveravo le sue assenze, girava cinque-sette film all’anno. Crescendo le prospettive cambiano, mi sono detto, beh, mio padre non ha fatto una brutta carriera. Sono stato nella sua ombra per tanto tempo, fino a quando mi consigliò di lasciar perdere ruoli su uomini sensibili per i figli di buona donna». Col broker senza scrupoli e col sigaro in bocca di Wall Street vinse l’Oscar: «Ne ho conosciuti, mi dicevano, hey man, tu sei proprio come noi. Ma io recitavo, fingevo, non avevo niente a che vedere con loro».
Sprizza simpatia da ogni capello bianco mentre ripercorre la carriera. Alcune tappe importanti sono avvenute qui, la prima volta nel 1979, Sindrome cinese, sul pericolo nucleare: «Hollywood ci attaccò dicendo che eravamo stati degli irresponsabili». Poi Basic Istinct, nel ’92: «Sharon Stone fu straordinaria, le scene di sesso sono sempre un problema, oggi ogni attrice ha l’intimate coach, un tempo era una rarità. Le prove con lei erano una coreografia, provavamo i dettagli al rallenty, ora io ti metto la mano qua, poi ti bacio così…». L’anno dopo a Cannes portò Un giorno di ordinaria follia: «Al tempo di mio padre c’erano eroi buoni e villains, mentre per chi, come me, appartiene alla generazione della guerra in Vietnam, la domanda è: qual è la giusta decisione da prendere, come ragionerebbe un uomo normale che affronta una situazione terribile?».
Lo guardi e pensi a Attrazione fatale, l’amante che gli distrugge la vita: «Immaginavo le mogli che dicevano ai mariti, caro, siediti accanto a me. La cosa bizzarra è che il mio adultero veniva subito perdonato, la gente capiva il suo dilemma». Da giovane, a Hollywood non lo prendevano sul serio. Da produttore, a 31 anni, si impose con Qualcuno volò sul nido del cuculo: «Ho avuto il no di tutte le major». Ma ha vinto 5 premi Oscar! Sorride con un ghigno: «Come si dice? La vendetta è un piatto che si serve freddo».
Quanto al magnifico protagonista, Jack Nicholson «non sapeva che avremmo girato in un vero ospedale psichiatrico, e che alcuni pazienti sarebbero entrati nel cast». Viene facile dire che all’inizio Jack diede di matto, «ma andò proprio così. Per il ruolo femminile, l’infermiera Louise Fletcher vinse l’Oscar. Ho assistito a una scenata di Mel Brooks a sua moglie, Anne Bancroft, per aver rifiutato il film: te l’avevo detto che dovevi accettarlo…». Divenne un cult sulla violenza delle istituzioni Usa, la bandiera di un’epoca. Michael era stato figlio dei fiori all’università in California, canne e sesso ascoltando Janis Joplin.
A Cannes è con sua moglie Catherine Zeta-Jones, sono nati tutti e due il 25 settembre. Attori entrambi. «Questo è uno strano mestiere, qualcuno dice che la cinepresa rivela gli attori che mentono. Ma recitare è dire bugie, e io le dico ogni giorno». È entrato nel mondo Marvel, i supereroi di Ant-Man: «Ho grande rispetto per gli attori che usano il green screen, dove grazie alla tecnologia reciti in uno spazio vuoto. Venivano persone mai viste prima che mi dicevano, ora ti verrà addosso un meteorite. Mi sentivo un perfetto idiota».
È nel cinema da 55 anni, «mi chiedo come abbia fatto a stare a galla per tutto questo tempo». Prossimo ai 79 anni, Michael ha superato il tumore alla lingua. «Ho imparato a non dare niente per scontato. Sono felice di essere vivo».
17 maggio 2023 (modifica il 17 maggio 2023 | 18:59)
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