Il cantante stasera debutter alla Tauron Arena di Cracovia, in Polonia, poi subito due date in Italia, sabato 20 maggio all’Arena di Verona e domenica 21 al Mediolanum Forum di Assago
L’eterno indeciso si finalmente deciso. E l’eterno insoddisfatto a quanto pare finalmente contento del proprio lavoro, tanto da decidere di esibirlo ai suoi fan che da anni lo attendevano (anche un po’ al varco, a dire il vero). Peter Gabriel da Chobam di nuovo in circolazione, stasera debutter alla Tauron Arena di Cracovia, in Polonia, poi subito due date in Italia, sabato 20 maggio all’Arena di Verona e domenica 21 al Mediolanum Forum di Assago, eventi praticamente sold out (ma una risicatissima manciata di biglietti ancora disponibile) che riportano nel nostro Paese l’ex cantante dei Genesis – si dice ancora cos, anche se moll la band ormai nella preistoria, il 16 agosto 1975 – dopo un’assenza di nove anni. C’ sempre un misto di terrore ed eccitazione quando decidi di rimetterti in viaggio. Nulla di pi vero, quando si parla (e a parlare lui) di Gabriel, l’uomo pi lento del mondo nel produrre nuovi album. Lui soppesa, centellina, rifinisce le canzoni, sempre insoddisfatto del prodotto finale. Lo aveva raccontato anni fa, nel 2002, dopo la pubblicazione del suo ultimo album in studio, Up (che peraltro seguiva di dieci anni il precedente, Us): Le canzoni non sono come farfalle che appunti al muro con gli spilloni. Le canzoni nascono, crescono, si evolvono, assumono una vita propria e continuano a cambiare. Poi capisco bisogna mettere un punto fermo e dire: ok, arrivato il momento di fotografarla e di pubblicarla cos com’. Ma anche una volta pubblicate, mi rendo conto che avrei potuto migliorarle ancora.
Un perfezionismo al limite del maniacale, che l’ha portato a far trascorrere altri ventun’anni prima di incidere un nuovo album di inediti. Lo ascolteremo presumibilmente a settembre ma intanto Gabriel, sovvertendo la classica regola disco-promozione-tour, porter da stasera in concerto alcuni di questi brani prima dell’uscita del disco. Anche se, c’ da scommetterci, non si tratter ancora delle versioni definitive-definitive. Ma Gabriel fatto cos, prendere o lasciare. E se le nuove canzoni, che hanno sonorit moderne ma ripescate dai tempi passati, dalla ricerca ritmica, da inesorabilit alla Digging in the Dirt, sono lo specchio del nuovo album, allora vale la pena tutta la vita di prendere. Anche perch la band storica si evoluta in maniera del tutto inaspettata. Sono ormai un vecchio ragazzo, ma mi fa bene avere molta di questa giovane energia intorno. Penso che le cromie che ora possiamo usare, con i corni e gli archi, abbiano un significato che dal punto sonoro mi rendono davvero felice. Ed paradossale che l’uomo che ha introdotto la tecnologia nella musica – do you remember Fairlight CMI, il primo campionatore piegato alle esigenze della canzone? – oggi sia tornato a strumenti analogici, anzi ancora di pi, all’acustico, a una miniorchestra sul palco: Abbiamo l’incredibile violoncellista Ayanna Witter-Johnson, che suona anche le tastiere e canta magnificamente, poi Marina Moore al violino e alla viola. E Josh Shpak, che un brillante trombettista. Me l’ha segnalato Oli Jacobs, un produttore, che l’ha sentito suonare nell’appartamento accanto mentre stava a visitare un amico. Alle tastiere cercavo un musicista funky e Brian Eno mi ha detto: Peter, l’uomo che fa per te si chiama Don E. E ho scoperto che oltre a essere bravissimo sa suonare praticamente tutti gli strumenti.
A questi, si aggiungono i compagni d’avventura di una vita: Tony Levin, naturalmente al basso e agli stick, e David Rhodes alla chitarra, Manu Katch alla batteria e il ripescato Richard Evans, altro polistrumentista che aveva gi suonato con Gabriel ai tempi del Growing Up Tour. Quello che si pu definire un mix tra una rimpatriata di vecchi amici e l’innesto di linfa nuova. E l’album? Ah s, si chiamer “i/o”, che altro non che la definizione di un canale componente del sistema di input/output di un dispositivo, cos almeno dicono quelli che ne sanno di informatica. Titolo di due lettere, come abitudine di Gabriel, come per gli altri album So (1986), Us (1992) e appunto Up (2002). E tralasciamo i primi quattro, per convenzione chiamati I, II, III e IV ma che in realt non avevano titolo. E titolo ipertecnologico, perch va bene l’analogico, ma Gabriel guarda sempre avanti, come all’intelligenza artificiale che gi aveva cantato nel 2016 con i suoi discepoli OneRepublic. E con molto sospetto. Penso che siamo al punto di una crisi esistenziale, che riguarda l’AI. Sono un grande fan e sostenitore della tecnologia, ma come per ognuno di questi potenti strumenti di trasformazione devi avere un’idea di che cosa vuoi da loro e soprattutto di dove potrebbero portarti.
L’intelligenza artificiale uno dei temi delle nuove canzoni, ma non solo: Ci sono alcune idee che ricorrono in alcune delle canzoni come riconnettersi alla natura. Sento che abbiamo perso il senso da dove veniamo; penso che ci siamo allontanati dal pianeta, dal mondo naturale. Ci piace fingere di vivere in questo ambiente artificiale creato dall’uomo e di essere indipendenti e isolati, ma in realt dipendiamo molto dal pianeta su cui siamo nati. Inoltre, ora ho 73 anni, sto invecchiando. E questo un altro tema. Cercare di semplificare le cose che apprezzi, capire chi e che cosa importante nella tua vita, ora che gli anni passati cominciano a essere tanti. Quindi s, in qualche modo il disco pi riflessivo di altri. Per non preoccupatevi troppo, penso di essere ancora abbastanza vivo e con la band mi sono davvero divertito. Ed verosimile che Gabriel si divertir anche sul palco. Magari non ci si possono aspettare pi tuffi sul pubblico, uscite di scena con i musicisti chiusi in una valigia, passaggi sul palco rimbalzando all’interno di una sfera o camminando a testa in gi appeso al soffitto, per non parlare del suo atterraggio (maldestro) da alieno sul palco di Sanremo nel 1983: oggi Peter Gabriel uno ieratico 73enne dall’aspetto di un vecchio saggio ma la voce, per quanto possa sembrare impossibile, persino migliorata grazie ai toni rochi che l’hanno resa inimitabile. E lo spettacolo assicurato.
Intanto, da una colonna sonora ineguagliabile: Sar un compromesso: le persone generalmente vogliono sentire le canzoni che conoscono e l’artista generalmente vuole suonare le nuove cose. Quindi una sorta di baratto in cui lo spettatore deve subire qualche nuovo brano per ascoltare anche quelli vecchi. sempre stato un po’ cos con me, ma penso che questo sia un bel gruppo di canzoni. Non tutte ritmate, ma sicuramente suonate con molto cuore. Quindi prepariamoci ad ascoltare brani nuovi come The Court, Panopticon e i/o (a proposito: la prima volta che Gabriel ha una title track di un album) ma anche evergreen come Sledgehammer o Red Rain. E poi dal ritorno alla collaborazione con Robert Lepage, responsabile visivo e visionario dei tour di Secret World e Growing Up: S, Robert Lepage un regista teatrale e cinematografico straordinario e visionario, ma la sua mente che amo. anche molto divertente, a volte molto ruvido, quindi divertente lavorare con lui. La sua forza saper raccontare storie, collegare le cose insieme in modo da dare un senso compiuto al tutto. Non riesco a pensare a nessuno migliore per aiutare a realizzare le cose in termini di performance dal vivo perch ha questo meraviglioso senso visivo. proprio vero: l’eterno insoddisfatto questa volta pare davvero soddisfatto. Buon per i suoi fan.
18 maggio 2023 (modifica il 18 maggio 2023 | 17:06)
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