Una seconda banca, Signature Bank, stata chiusa dalle autorit americane. Lo affermano fonti del ministero del Tesoro Usa, il Fdic e la Fed in una nota congiunta in cui illustrano i loro piani per Silicon Valley Bank. Signature Bank ha sede nello Stato di New York.
Qui il testo della newsletter Whatever it takes di Federico Fubini che spiega quanto successo:
Garanzie a tappeto concesse nella notte dal Tesoro americano su tutti i depositi e la chiusura di un altro istituto, questa volta la Signature Bank di New York. Mentre l’impatto della caduta di Silicon Valley Bank si dispiega, non posso fare a meno di avere un pensiero per Mitt Romney e soprattutto per Larry Summers. Li conoscete entrambi. Il primo, candidato repubblicano alla Casa Bianca sconfitto da Barack Obama nel 2012 e oggi senatore. Il secondo, ex segretario al Tesoro di Bill Clinton ed ex consigliere economico dello stesso Obama. Due uomini lontani, ma oggi uniti nel chiedere che il governo americano garantisca assolutamente tutti i depositi bloccati della banca californiana fallita. Anche, per dire, quelli di un’azienda di criptovalute chiamata Circle che aveva un conto liquido da 3,3 miliardi di dollari (come gli venuto in mente?). O quello di un’altra azienda di nome Roku che fa media players per lo streaming e aveva un deposito di cassa da 487 milioni di dollari di denaro liquido.
Fine del modello-California degli affari con i tassi zero
Vero che la Silicon Valley Bank era considerata una star fra le banche (applausi per la preveggenza, vedi sopra). Ma l’argomento di Larry Summers e Mitt Romney – se posso riassumere cos – che per salvare Main Street bisogna salvare Wall Street. In sostanza, bisogna mettere denaro pubblico senza limiti a garanzia degli errori dei gestori privati di questa e altre. Oppure sar ancora peggio: le imprese di Silicon Valley che hanno la loro cassa intrappolata nel fallimento della banca non potranno pi pagare i salari e i fornitori, dunque licenzieranno in massa e scaricheranno la crisi su ancora altre imprese. Per questo, secondo Larry Summers e Mitt Romney, il governo deve garantire tutti i depositi (per 342 miliardi di dollari, nel caso di Silicon Valley Bank). Non pi solo fino al limite di 250 mila dollari, ma senza limiti.
Poco prima della mezzanotte di ieri, ora italiana, Summers e Romney hanno vinto: il Tesoro americano ha pubblicato un comunicato, breve e netto, nel quale annuncia che gli azionisti e “certi obbligazionisti non garantiti” nella Silicon Valley Bank non saranno protetti e perderanno i loro soldi. Ma tutti i depositanti saranno tutelati in tutto e per tutto. Anche i miliardari che incautamente avevano messo tutta la liquidit su un solo conto. Altro che limite a 250 mila dollari alla garanzia sui depositi. E’ esattamente ci che il Movimento 5 Stelle esigeva a gran voce in Italia durante la crisi bancaria: mettiamo tutto a carico del contribuente e che non se ne parli pi. Il carattere drastico della misura d l’idea del timore nel governo americano che, da stamattina, altre banche subiscano una drammatica corsa agli sportelli. Il fatto che ieri verso mezzanotte ora italiana le autorit americane abbiano dovuto annunciare anche la chiusura di Signature Bank, un istituto di New York usato dagli studi legali, d l’idea dei rischi di panico che dovevano gestire.
Vedremo nelle prossime ore se questo baster a calmare le acque. Nessuno oggi in grado di escludere che le cose sarebbero andate come Summers e Romney dicevano di temere. Per l’immediato, tuttavia, trovo interessante anche quello che i due non hanno detto. Romney non dice che la sua carriera profondamente legata al mondo del private equity: i fondi che comprano imprese a debito, addossano il debito sulle imprese stesse, le ristrutturano tagliando duramente i costi, le rivendono e cos cercano di ottenere rendimenti a doppia cifra. Larry Summers poi non dice che lavora da oltre un decennio (anche) per Andreessen Horowitz: uno dei pi grandi fondi di venture capital di Silicon Valley, esattamente il tipo di operatore che rischia di perdere molto se il governo non salvasse i depositi bancari delle start up nelle quali il fondo stesso aveva investito.
In sostanza, sia Romney che soprattutto Summers sono moralizzatori pubblici con interessi privati (e non dichiarati). Ma ci basta a dire che si stanno sbagliando?
Per capire meglio, ricostruiamo in sintesi cosa andato storto alla Silicon Valley Bank. Negli ultimissimi anni aveva, appunto, aumentato di varie volte i depositi liquidi accettati dalle start up fino appunto a 342 miliardi di dollari: molte imprese innovative tenevano ferma l la loro cassa per far fronte alle spese, in attesa di iniziare a guadagnare qualche soldo. E anche i fondi di venture capital o di private equity tenevano fermi l i loro soldi, in attesa di trovare start up nelle quali valesse la pena investire. Insomma si comportavano tutti come se il costo del denaro nel tempo fosse sempre e soltanto nullo. Come se vivessimo ancora nel mondo pre-inflazione, nel quale le banche centrali tenevano i tassi a zero.
Lo faceva anche la banca, di comportarsi cos. Non concedeva molti prestiti con quei depositi (appena per 74 miliardi). Invece, tempo fa aveva fatto una massiccia scommessa (100 miliardi) in titoli di Stato americani a tre-quattro anni quando quelli rendevano l’1,79% l’anno. Dunque, come i suoi clienti, Silicon Valley Bank si comportava come se il mondo dei tassi zero fosse per sempre: pensava che avrebbe potuto remunerare i depositi a zero e che avrebbe guadagnato un margine netto investendo al rendimento dell’1,79%.
Invece il mondo dei tassi inesistenti non era per sempre. In meno di un anno la Federal Reserve ha portato i tassi da poco pi di zero al 4,75%, perch l’inflazione galoppava. E fino alla scorsa settimana si preparava a alzarli ancora, con decisione. A quel punto la Silicon Valley Bank si accorta che il costo dei rendimenti che doveva pagare sui depositi era cresciuto sopra al tasso dei rendimenti che poteva ricevere sui suoi investimenti. In sostanza stava perdendo denaro. E vendere i titoli di Stato americani per liberare liquidit – com’ stata costretta a fare – ha generato una perdita: infatti quando i tassi salgono, i prezzi delle obbligazioni preesistenti sul mercato di solito scendono.
Di qui la fulminante crisi di fiducia degli ultimi giorni. Preoccupati, i fondi di venture capital di Silicon Valley hanno ritirato i loro fondi, innescando la crisi che ha intrappolato i fondi delle start up nelle quali essi stessi avevano investito. Cos un intero ecosistema di business della California si accartocciato su se stesso, perch era fondato sull’idea che il denaro non sarebbe costato niente per sempre: i tassi sarebbero rimasti a zero.
Qual la lezione riguardo a ci che ci aspetta? Nell’immediato, purtroppo, c’era il rischio negli States (e soprattutto in California) di una corsa fisica o digitale ai depositi delle banche pi piccole o ritenute fragili. Forse l’intervento drastico del Tesoro di questa notte, garantendo tutti i depositi, l’ha contenuto. Forse non del tutto. Molti risparmiatori potrebbero voler spostare comunque i conti nelle quattro grandi banche americane ritenute pi solide: JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo, che hanno attivit fra tre e sei volte pi grandi rispetto quinta banca del paese (US Bancorp). La lobby delle garanzie pubbliche a tappeto e immediate sui 19 mila miliardi di dollari di depositi del sistema bancario – capitanata da Summers e Romney – si far sentire ancora. gi molto rumorosa e ieri sera ha ottenuto un primo successo. Ma non sarebbe un pasto gratis: se per ipotesi (assurda) fossero tutte escusse, quelle garanzie pubbliche sui depositi arriverebbero quasi a raddoppiare il debito pubblico americano al 200% del prodotto lordo. Dunque garanzie a tappeto potrebbero far cadere i prezzi dei titoli di Stato Usa e del dollaro: uno scenario da non prendere alla leggera. Oggi mi aspetto gi che, dopo le mosse di questa notte, sia il dollaro che i Treasuries si deprezzino.
C’ per un altro aspetto, meno immediato, che mi preoccupa. Negli ultimi anni l’industria del private equity cresciuta fino a valere 6.300 miliardi di dollari in gestione e, poich gestisce aziende non quotate in Borsa, non ha fatto piena trasparenza sulle perdite che ha subito nell’ultimo anno con il rialzo dei tassi. L’industria del venture capital vale duemila miliardi di dollari e per essa si pu dire lo stesso. Poich per loro (soprattutto per il private equity) il debito molto importante, l’aumento dei tassi le obbligher a raggiungere rendimenti altissimi perch i business restino sostenibili. Con tassi della Fed al 6%, dati tutti i costi, un fondo dovrebbe avere un rendimento del 25% l’anno per stare in piedi. Credibile? Eppure se non sta in piedi potrebbe generare moltissima disoccupazione nelle moltissime aziende che controlla. La recente crisi del fondo immobiliare da 69 miliardi di dollari del maxi-fondo di private equity Blackstone potrebbe essere un segno premonitore.
In sostanza, la crisi di Silicon Valley Bank la punta di un iceberg che si conosceva, ma ora si vede: l’inflazione e l’aumento dei tassi della Fed stanno facendo saltare una serie di modelli di business basati sui tassi zero. Fra questi le criptovalute, parte dell’immobiliare, parte del venture capital e delle start up (che pensavano di poter tenere i soldi fermi per anni) e soprattutto il private equity. Si potrebbe dire che finito il “modello-California”, quello di un mondo dove regna il tepore del denaro che non costa. La lobby sulla Fed e sulla Casa Bianca perch salvino Wall Street “per salvare Main Street” non ha fatto che iniziare. Allacciamoci le cinture.
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