Gli abitanti: «Pechino parla di pace in Ucraina ma vuole annetterci con le armi». Lo status quo di Taipei democratica e separata di fatto dalla capitale cinese vacilla
DAL NOSTRO INVIATO
TAIPEI — Che cosa può fare la comunità internazionale per evitare che
Taiwan, l’isola che i grandi navigatori portoghesi chiamarono Formosa (Bella), sia la scintilla della prossima guerra? Cinquant’anni fa, per calmare Pechino e riallacciare le relazioni diplomatiche, il machiavellico Henry Kissinger concordò con il non meno astuto Zhou Enlai che gli Stati Uniti avrebbero riconosciuto «Una sola Cina», quella di Mao. Il resto del mondo si è allineato. È seguito un periodo di attesa tempestosa nello Stretto di Taiwan, con la Repubblica popolare cinese impegnata a costruire la sua economia quasi da zero.
Ora che Xi Jinping guida la seconda superpotenza del mondo, la «questione taiwanese» è diventata esplosiva. Lo status quo di Taipei democratica e separata di fatto da Pechino vacilla: Xi esige la «riunificazione»: pacifica (impensabile resa politica della «provincia») o con la forza delle armi: ancora ieri Pechino ha giurato di «schiacciare i secessionisti». Un esercito di quasi due milioni di soldati contro 180 mila, dei quali 40 mila di leva per soli quattro mesi.
«Non chiediamo a nessun Paese di combattere al posto nostro, al momento ci serve sostegno morale e lo stiamo ricevendo molto più di prima», dice in un’intervista al
Corriere e ad altri giornali internazionali il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu.
Sulle coste dell’isola in questi giorni si svolgono «war games» simulati al computer dalla Difesa di Taipei. Si combatte virtualmente in quattordici «Spiagge rosse» dove gli invasori cercherebbero di costituire le loro teste di ponte. Seguiranno esercitazioni più realistiche, con soldati e munizioni vere. Gli analisti militari prevedono che il T-Day, la prima ondata di uno sbarco cinese, causerebbe un bagno di sangue. Il governo della presidente Tsai Ing-wen dal 2024 allungherà il servizio militare obbligatorio a un anno, dagli attuali quattro mesi.
Ci spiega il ministro Wu: «Dagli Stati Uniti continuano ad arrivare le armi necessarie (è appena stato firmato il contratto per 400 missili anti-nave Harpoon, al costo di 1,7 miliardi di dollari, ndr). Agli amici europei diciamo di considerare che l’impatto di una guerra scatenata dalla Cina sarebbe molto grave anche per le loro economie e l’unico modo per scongiurarla è rafforzarci. Ma siamo chiari: Taiwan deve sapersi difendere da sola, mostrarsi determinata, non avremo il diritto di chiedere ad altri Paesi di combattere al nostro fianco se non ci prepariamo».
Tempi stretti
Il tempo per farlo potrebbe essere poco. Al Pentagono fanno previsioni di sventura sull’attacco in grande stile o il blocco aeronavale da parte cinese: le ipotesi vanno dal 2025 al 2027. Sulle «Spiagge rosse» dunque i taiwanesi si esercitano a tener duro.
La parola d’ordine di tutti gli esponenti governativi che abbiamo incontrato in questi giorni è «niente allarmismi». «Siamo preoccupati, ma non spaventati», ci ha detto Connie Chang, direttrice generale del Consiglio per lo Sviluppo. «Non è la prima volta che siamo sotto la minaccia, anche se ultimamente Pechino ha cambiato approccio in modo irrazionale», osserva.
Ma quanto potreste resistere con questa incolmabile inferiorità numerica? Ci risponde il dottor Shen Ming-shih, direttore dell’Istituto nazionale di difesa: «Siamo un’isola, i rifornimenti possono arrivare solo per mare o con un ponte aereo. Qualcuno dà al nostro esercito dieci giorni di tenuta sotto il fuoco, ma io dico “fino alla fine”. Dovremmo tener testa da soli all’invasione per due settimane, meglio se una, contando su un intervento degli Stati Uniti. Gli americani per arrivare dalle loro basi in Giappone, Sud Corea, Guam potrebbero impiegare anche solo un paio di giorni». Le ultime grandi manovre cinesi ad aprile,
con la scusa dell’incontro tra la presidente Tsai e lo speaker della Camera americana McCarthy, secondo il ricercatore Jiang Hsinbiao, ex ufficiale della Marina «erano una prova di taglio delle rotte con Okinawa e Guam, per impedire alla US Navy di soccorrerci».
La previsione del 2027
La data fatidica, secondo il dottor Shen potrebbe essere il 2027: «Ha una sua logica anche simbolica, perché nel 2027 cade il centenario del Pla (l’Esercito popolare cinese) e Xi ha ordinato ai generali di essere pronti a combattere e vincere una guerra per quel giorno. Credo che non abbia ancora deciso, le sue scelte dipenderanno dai segnali che riceverà dagli Usa e dalla percezione che avrà della nostra forza, sta anche studiando le difficoltà dei russi contro gli ucraini. Penso che i comandi cinesi siano incerti sulla loro capacità di condurre una guerra prolungata».
La gente è serena
«Ren Ai» significa «Generoso amore» in mandarino. Ed è il nome di una delle arterie principali di Taipei, dove abbiamo avvicinato decine di passanti che si godevano una pioggia sottile dopo mesi di siccità. Che cosa pensa di questa crisi? «Quale crisi?» è stata la prima risposta del dottor Huang, 40 anni, medico in un ambulatorio pubblico. La minaccia cinese di invadere, gli diciamo. «Ah, la sentiamo ripetere da molti anni, non mi fa sentire in ansia». La signora Lai ha in braccio una bimba tutta sorrisi: «Penso che sia solo una faccenda della politica e che il nostro governo sappia quello che si deve fare». Una coppia di anziani passeggia con il barboncino: «Non cederemo, Taiwan non è la Cina, siamo due Paesi diversi, noi liberi e loro no». Robert Yu, 45 anni, ride: «Taiwan è sviluppata e solida, mai governata dal Partito comunista, in Cina hanno un sacco di problemi economici, la gente di là lo sa e non credo che voglia risolverli mettendosi a spararci… non ho paura e poi, con o senza paura, bisogna vivere».
Il governo ha lanciato un piano di addestramento per i riservisti dell’esercito, potrebbero richiamare anche il tecnico informatico Yu, che ha 35 anni: «Farei il mio dovere, come ho visto che stanno facendo tutti gli ucraini, spero che vista l’Armata russa bloccata da Kiev, Xi ci pensi bene prima di copiare Putin». La signora Chen Hsiao-ling, infermiera, fa una sua analisi razionale: «Io ho sentito che Xi Jinping ha promesso di lavorare per la pace in Ucraina, come potrebbe fare la guerra a Taiwan? Perderebbe la faccia e ogni credibilità».
17 maggio 2023 (modifica il 17 maggio 2023 | 07:04)
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