A Padova, l’equipe di Cardiochirurgia guidata dal professor Gino Gerosa riuscito a ricondizionare e a trapiantare con successo un organo oltre i limiti finora sperimentati a livello mondiale. La persona che lo ha ricevuto sta bene
Per la prima volta in Italia siamo riusciti ad effettuare un trapianto di cuore, prelevato da un donatore a cuore fermo. Ma possiamo aggiungere di aver anche sovvertito un paradigma a livello mondiale, dimostrando che possibile trapiantare un cuore rimasto fermo dopo 44 minuti di arresto anossico e ripartito funzionando come un cuore praticamente normale. Cos il professor Gino Gerosa, direttore del Centro di Cardiochirurgia Gallucci dell’Aou di Padova commenta il risultato straordinario ottenuto.
Cosa dice la legge italiana
Perch si possa verificare la possibilit di prelevare organi a scopo di trapianto, il potenziale donatore deve essere deceduto. La morte di una persona pu essere accertata con criteri neurologici (nota come “morte cerebrale”) e con criteri cardiaci. Al di l della modalit con la quale viene accertata la morte di un individuo, importante ribadire che la morte unica e coincide con la totale e irreversibile cessazione di tutte le funzioni cerebrali. Infatti, per determinare la morte con criteri cardiologici occorre osservare un’assenza completa di battito cardiaco e di circolo per almeno il tempo necessario perch si abbia con certezza la necrosi encefalica tale da determinare la perdita irreversibile di tutte le funzioni encefaliche.
In Italia, la donazione a cuore fermo pu avvenire solo dopo che un medico abbia certificato la morte mediante l’esecuzione di un elettro-cardiogramma protratto per un tempo di almeno 20 minuti (nella maggior parte dei Paesi europei questo tempo di 5 minuti) . Questo considerato il tempo di anossia, trascorso il quale si considera vi certamente una irreversibile perdita delle funzioni dell’encefalo e quindi la morte dell’individuo. Una volta accertata la morte, il prelievo di organi da un donatore a cuore fermo a scopo di trapianto si presenta come una procedura complessa dal punto di vista organizzativo, a partire dal sistema di emergenza sanitaria territoriale e dalle quipe di medici e operatori sanitari coinvolti nelle diverse procedure.
Al pari della donazione di organi e tessuti su soggetti di cui stata accertata la morte con criteri neurologici (cosiddetta morte encefalica), anche quella a cuore fermo strettamente regolamentata dalla Legge 29 dicembre 1993 n. 578 e dal D.M. 11 aprile 2008 n. 136 che aggiorna il D.M. 22 agosto 1994 n. 582.
La situazione all’estero
Il donatore a cuore fermo in Italia gi stato utilizzato e sono stati fatti trapianti di rene, di fegato e di polmone. Il trapianto di cuore da donatore Dcd mentre all’estero era gi stato fatto. In Australia, ad esempio, il St Vincent’s Hospital di Sidney ne ha fatti 43 con una sopravvivenza a un anno del 98% e nel Regno Unito, al Royal Papworth Hospital di Cambridge ne hanno fatti 79 con una sopravvivenza a un anno del 91% — spiega il professor Gerosa — . Con questa differenza sostanziale che in Australia il “no touch period” , quindi la registrazione dell’Ecg di 2 minuti e nel Regno Unito di 5 minuti. Per via dei tempi imposti dalla legge, in Italia si sempre ritenuto che il trapianto di cuore da donatore a cuore fermo non avrebbe potuto essere utilizzato, perch gi negli Stati Uniti quando arrivano a 30 minuti di ischemic time considerano di avere ottenuto il range. Perch noi abbiamo 20 minuti di tanatogramma ma dobbiamo aggiungerci altri 20 minuti di warm ischemic time cio quando il cuore si sta fermando che una situazione in cui il paziente non ventilato e il cuore quindi in sofferenza.
Quindi in realt noi dobbiamo aspettare 44 minuti. Quindi non direi che una prima mondiale: abbiamo sovvertito un paradigma della medicina che era quello che in Italia era impossibile farlo per il discorso dei 20 minuti . Noi abbiamo dimostrato, facendo il primo trapianto di cuore in Italia con la legislazione attuale , che anche con 40 minuti di ischemia il cuore pu tollerare. E quando lo abbiamo riperfuso siamo riusciti a farlo ripartire e a pompare in maniera adeguata. Chiaramente si fa una valutazione di questo cuore per decidere se idoneo ad essere trapiantato. Quindi vero che la prima volta in Italia come trapianto di cuore in un donatore Dcd. Ma ha sovvertito un paradigma a livello mondiale dimostrando che puoi trapiantare un cuore che rimasto fermo in normotermia, cio all’interno del torace del paziente. Non che il paziente stato raffreddato per proteggere questo cuore. Nessuno avrebbe pensato che un cuore dopo 43 minuti di arresto anossico potesse ripartire ed essere ricondizionato in maniera tale da poter pompare con un 70% di frazione di eiezione, con un cuore cio praticamente normale.
Preparati da tempo
Come stato possibile? Quando dall’ospedale di Treviso ci hanno avvisato che c’era un donatore Dcd noi ci eravamo preparati da diverso tempo, da diversi mesi lavoravamo sia in ambito sperimentale sia clinico, mettendo a punto una tecnica per poter gestire il donatore prima dell’arresto cardiaco e poi la riperfusione di questo cuore — risponde il cardiochirurgo — . E si rivelata di fatto efficace. Abbiamo utilizzato la circolazione extracorporea per riperfondere il cuore e anche gli altri organi che gi venivano utilizzati da donatore a cuore fermo. A livello nazionale, si cominciato nel 2015 a fare i primi trapianti di rene, di fegato e di polmone da donatore a cuore fermo. E in Regione Veneto nel 2020. Oggi abbiamo dimostrato che pu essere eseguito anche un trapianto di cuore, chiaramente usando la circolazione extracorporea, somministrando al cuore una soluzione per evitare i fenomeni di ischemia e riperfusione inizialmente all’interno delle coronarie poi riperfondendo semplicemente il cuore finch il cuore riguadagna un’adeguata autonomia di pompa e poi abbiamo “svezzato” il paziente dalla circolazione extracorporea. E questo cuore era in grado di mantenere il circolo del donatore e quindi ci autorizzava all’utilizzo in un potenziale ricevente.
Le condizioni del ricevente
In quali condizioni si trova il paziente che ha ricevuto l’organo? in buone condizioni. Ha un decorso post-operatorio regolare, identico a quello di un paziente trapiantato di cuore con un donatore in morte cerebrale — racconta il professor Gerosa—. Il cuore funziona molto bene. Bisogna tenere conto che il paziente un cardiopatico congenito adulto, gi operato due volte. Si sa che il rischio di morte al trapianto per un soggetto in queste condizioni tra il 20 e il 30% , quindi ad alto rischio. Si tratta di un paziente di 100 chili, quindi riuscire a trovare un donatore in morte cerebrale un’impresa quasi disperata tant’ che era da due anni in lista di attesa per trapianto e le sue condizioni si stavano deteriorando in modo importante. Per fortuna questo donatore era compatibile non solo come gruppo sanguigno ma anche per quanto riguarda il peso del donatore stesso.
Una nuova opportunit
Dati internazionali ci dicono che l’utilizzo di cuori da questo tipo di donatori potrebbe portare a un incremento del 30% del numero di trapianti di cuore, e questo potrebbe sicuramente migliorare il soddisfacimento dei pazienti in attesa di un trapianto. Lo sottolinea il direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt), Massimo Cardillo, in merito all’intervento eseguito nell’Azienda ospedaliera di Padova dove stato effettuato il primo trapianto di cuore da un organo che aveva cessato ogni attivit elettrica da 20 minuti. L’intervento realizzato a Padova — afferma Cardillo — sicuramente una nuova opportunit che nasce dall’esperienza che gi stata fatta da anni in Italia nell’utilizzo di organi da donatore con accertamento di morte cardio-circolatoria. Gi utilizzavamo fegato e reni e adesso siamo in grado di utilizzare anche i cuori, ci grazie alla tecnologia e all’esperienza di centri come quello di Padova che hanno effettuato centinaia di trapianti di cuore. Questo tipo di interventi, ha chiarito, si fanno gi da tempo all’estero ed un’esperienza molto consolidata; adesso parte anche l’Italia e questo molto positivo. In Italia c’ un accertamento di morte con criteri molto rigorosi e questo ha reso tecnicamente un pochino pi complesso l’utilizzo di questi organi. Oggi per riusciamo a farlo e ci sar di grande beneficio per i pazienti.
Il direttore del Cnt ha quindi ricordato come nel nostro Paese oggi ci siano 600 pazienti che sono in attesa per un trapianto di cuore ed ogni anno si effettuano circa 250 interventi, quindi il fabbisogno non attualmente soddisfatto: Abbiamo dei lunghi tempi di attesa e purtroppo molti pazienti in attesa muoiono e non arrivano al trapianto. E’ pertanto importante utilizzare tutti gli organi e tutti i cuori disponibili dai donatori deceduti”. “Ovviamente — conclude Cardillo — ribadisco che il concetto importante che i cittadini confermino il consenso alla donazione degli organi che si pu esprimere in vita con varie modalit e il rinnovo della carta di identit. Questo l’unico modo che abbiamo per garantire ai malati in attesa la cura e la terapia di cui hanno bisogno.
15 maggio 2023 (modifica il 15 maggio 2023 | 17:51)
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