Le voci degli esperti del Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici: «Il riscaldamento globale c’entra. I terreni secchi perdono la capacità di assorbire acqua». E in autunno è atteso l’arrivo di El Niño
È un ciclone nato nel Tirreno meridionale e oggi intrappolato sul Centro Italia, schiacciato fra due aree di alta pressione, con il suo carico di aria umida, che si scontra con gli Appennini. «Le condizioni di alta pressione che fiancheggiano questa depressione le impediscono di fluire da ovest verso est, seguendo il normale flusso della circolazione atmosferica. Ciò ha generato sulla Romagna questa enorme quantità di pioggia — spiega Silvio Gualdi, senior scientist al Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) dove dirige la divisione Climate Simulations and Predictions —. L’altro fattore che contribuisce a rendere questo evento eccezionale è il riscaldamento globale: un’atmosfera più calda contiene una maggiore quantità di vapore acqueo che, quando si verificano queste condizioni meteorologiche, è quindi in grado di produrre molta più pioggia».
La siccità prolungata dei mesi scorsi ha poi aggravato l’impatto, «perché un terreno particolarmente secco non riesce ad assorbire le precipitazioni in modo efficace, pertanto la pioggia tende a scorrere sul terreno». Meglio abituarsi, e adattarsi, a quella che rischia di diventare la «nuova normalità». «È probabile che questi eventi estremi diventino più frequenti in futuro. Piove meno frequentemente, e quindi aumenta la probabilità di periodi siccitosi, ma quando piove le precipitazioni sono più intense. È una tendenza che stiamo già osservando e secondo le proiezioni dei modelli climatici si accentuerà ulteriormente in futuro», prosegue Gualdi. Intanto, prepariamoci ad un’estate più calda ed umida del solito.
Gli scienziati del Cmcc, che contribuisce al programma Copernicus di previsioni stagionali, prevedono temperature più alte rispetto alla media climatica degli ultimi trent’anni. «Per il periodo maggio-luglio nel bacino mediterraneo occidentale sono probabili condizioni di precipitazioni superiori alla norma». E in autunno è atteso l’arrivo di El Niño, il fenomeno climatico che in genere porta una forte instabilità a livello globale. «Si sta già sviluppando, raggiungerà il suo picco in inverno. El Nino influenza soprattutto la fascia tropicale e alcune aree in Nord America, Asia ed Australia. Sull’Europa ha effetti un po’ meno visibili, generalmente si associano condizioni un po’ più fredde e umide nella parte occidentale del bacino del Mediterraneo, dall’Italia fino alla penisola iberica. Quindi, almeno in linea teorica, potremmo aspettarci un inverno più piovoso del normale».
Paola Mercogliano, responsabile della divisione Remhi (modelli regionali ed impatti geo-idrologici) del Cmcc, conferma l’attesa variabilità. «Le attuali condizioni estreme sono simili a quelle che portarono all’alluvione del Po nel 1994 e nel 2000. Quindi non possiamo affermare che si tratti di eventi mai visti prima ma sicuramente il cambiamento climatico amplifica la loro frequenza e intensità».
Come adattarsi? «Si possono mettere in atto molte misure. Da quelle più “soft” – come l’informazione, la formazione e un sistema efficace di monitoraggio e allarme – alla trasformazione dell’ambiente, rendendolo meno vulnerabile. E poi lavorare sulla mitigazione del cambiamento climatico. Se un aumento delle temperature di 1,2°-1,3° produce simili conseguenze, proviamo a immaginare cosa succederà con temperature più elevate. Gli scenari degli scienziati sono molto chiari al riguardo. Anche sui costi sempre maggiori dell’adattamento, per mettere in sicurezza la popolazione e i beni».
17 maggio 2023 (modifica il 17 maggio 2023 | 20:34)
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