Caso Usmanov, i giudici amministrativi sospendono il giudizio sulla reale intestazione dei beni al fedelissimo di Putin e rimettono la questione alla Corte di giustizia dell’Ue. È la prima volta, ecco perché potrà cambiare le cose
«Rimettiamo la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione europea e sospendiamo il giudizio
». La contesa fra il governo italiano e gli oligarchi russi entra in stand by. C
on una decisione a sorpresa, il Tar del Lazio ha infatti rimesso nelle mani dei giudici del Lussemburgo la questione principale sulla quale i russi stanno dando battaglia per cercare di scongelare i loro patrimoni posseduti in Italia: ville, yacht, aerei, società; tutti beni sequestrati dopo l’invasione russa dell’Ucraina dal Comitato di sicurezza finanziaria del Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) in ottemperanza al regolamento europeo sui blocchi delle persone vicine al Cremlino.
Il nodo
Il nodo è quello dei trust, i fondi fiduciari ai quali fanno capo la maggior parte di questi patrimoni. In sintesi: le società titolari dei beni (stimati in Italia circa 2,7 miliardi di euro) sostengono che gli oligarchi finiti nella lista nera dell’Europa non c’entrano alcunché con la proprietà e che quindi devono essere dissequestrati; il Mef, con il conforto investigativo del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, ritiene invece che i beni siano riconducibili ai ricchissimi amici di Putin e che quindi il blocco sia giustificato.
Il caso Usmanov
Ora, il caso esaminato dal Tar del Lazio, dove giacciono una decina di procedimenti aperti (sono 28 i russi che in Italia hanno subito blocchi di beni), è quello di Alisher Usmanov, ritenuto fedelissimo di Vladimir Putin, al quale la Finanza riconduce indirettamente la proprietà di alcune ville in Costa Smeralda e di un mega yacht Dilbar. Un caso considerato pilota, il primo del genere ad essere finito sotto la lente dei giudici amministrativi. In cima al castello societario creato da Usmanov nelle isole Bermuda c’è il Pauillac trust, che controlla la società Pauillac Property limited, alla quale fanno a sua volta capo le quattro società ricorrenti: Punta Capaccia, Delemar, Machina e Servizi Sardegna, le prime due immobiliari, la terza di noleggio di autovetture, l’ultima di servizi turistici. Il gruppo è strutturato con un trustee che gestisce e amministra i beni e un protector che vigila sulla corretta gestione.
Le due posizioni
La contesa è presto detta: il Ministero ha sostenuto la piena legittimità del provvedimento nonostante i beni siano intestati al trust: «Non c’è stata una completa cesura del legame fra Usmanov e i beni conferiti nel trust». Le società ricorrenti, invece, negano: «Usmanov è stato estromesso dal novero dei beneficiari, le società sono al di fuori del suo patrimonio e dalla sua sfera d’influenza. Il congelamento è illegittimo». Insomma, per il Ministero in cima a tutto c’è sempre l’oligarca, per le società no.
I dubbi del Tar
E il Tar che dice? «Si tratta di un cambio provvisorio di intestatario formale del bene e non di un vero e proprio passaggio di proprietà. Ciò posto, occorre chiedersi a chi appartengano davvero i beni perché da ciò dipende la legittimità delle misure di congelamento». Il tribunale amministrativo un’idea, comunque, ce l’ha: «Finché il bene non viene trasferito ai beneficiari, si potrebbe ritenere che appartenga al disponente (Usmanov, ndr), consentendo così il congelamento».
Ma siccome c’è un margine d’incertezza sospende qualsiasi giudizio e passa la palla alla Corte. Quando deciderà? «Bah, queste sono cose molto lunghe».
Nel frattempo, se la guerra finisse tutto o quasi si risolverebbe alla radice.
10 maggio 2023 (modifica il 10 maggio 2023 | 10:21)
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