L’informativa del ministro dell’interno sul naufragio davanti alle coste della Calabria
«Gli aggiornamenti giunti dalla prefettura di Crotone portano il numero delle vittime a 72, di cui 28 minori, mentre i superstiti sono 80». Con queste parole il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha aperto la sua informativa alla Camera sulla strage dei migranti di Cutro. De superstiti, «54 sono accolti nel locale Centro di accoglienza richiedenti asilo, 12 nel Sistema Sai a Crotone, 8 sono ricoverati in ospedale, 2 minori non accompagnati sono stati collocati nelle strutture dedicate e 3 soggetti, presumibilmente gli scafisti, sono stati arrestati. In particolare, sono stati fermati un cittadino turco e due pakistani, uno dei quali minorenne».
«Sulla base degli elementi acquisiti dal Ministero della giustizia, gli scafisti decidono di sbarcare in un luogo ritenuto più sicuro e di notte, temendo che nella località preventivata vi potessero essere dei controlli; il piano prevedeva l’arrivo a ridosso della riva sabbiosa, con il successivo sbarco e la fuga sulla terraferma».
A proposito dell’inchiesta aperta ha detto: «Attenderemo con fiducia e rispetto l’esito degli accertamenti giudiziari. L’esigenza di tutela della vita ha sempre la priorità, quale che sia l’iniziale natura dell’intervento operativo in mare».
Un passaggio cruciale è stato dedicato alla ricostruzione della dinamica e in particolare al momento in cui diventano evidenti le esigenze di soccorso: « Intorno alle 4 di domenica sull’utenza di emergenza 112 giunge una richiesta di soccorso telefonico da un numero internazionale che veniva geolocalizzato dall’operatore della Centrale operativa del Comando provinciale dei Carabinieri di Crotone e comunicato, con le coordinate geografiche, alla Sala Operativa della Capitaneria di Porto di Crotone. È questo il momento preciso in cui, per la prima volta, si concretizza l’esigenza di soccorso per le autorità italiane». Il responsabile del Viminale ha aggiunto che l’imbarcazione «Summer Love» era comparsa sui radar prima della 4 del mattino.
Sugli attimi fatali del naufragio ecco ancora quanto riferito da Piantedosi: «A circa 200 metri dalla costa, erano stati avvistati dalla barca dei lampeggianti provenienti dalla spiaggia e a quel punto gli scafisti, temendo la presenza delle forze dell’ordine lungo la costa, effettuano una brusca virata nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi dal quel tratto di mare. In quel frangente, la barca, trovandosi molto vicino alla costa ed in mezzo ad onde alte, urta, con ogni probabilità, il basso fondale (una secca) e per effetto della rottura della parte inferiore dello scafo, comincia ad imbarcare acqua».
Altro punto importante: il ruolo avuto dalle navi della Gdf, le ptrima ad andare in cerca del barcone: « «In base alle informazioni acquisite il quadro della guardia costiera, la notte del naufragio, si fondava sulla segnalazione Frontex circa la presenza dell’imbarcazione non in pericolo, non c’erano state segnalazioni di pericolo, sul luogo era presente un’unità navale della Guardia di Finanza dedicata all’evento, che avrebbe anche potuto svolgere attività di soccorso, non erano variate le condizioni meteo». «Secondo il racconto dei superstiti nonostante il peggioramento delle condizioni del mare gli scafisti decidono di riprendere la navigazione – ha aggiunto – due unità navali della guardia di finanza in mare per seguire l’operazione sono state costrette a rientrare in porto per le pessime condizioni del mare confermando il quadro non relativo ad eventuali criticità dell’imbarcazione».
«Sostenere che i soccorsi sarebbero stati condizionati o addirittura impediti dal Governo costituisce una grave falsità che offende, soprattutto, l’onore e la professionalità dei nostri operatori impegnati quotidianamente in mare, in scenari particolarmente difficili» ha detto ancora il ministro. «Le norme di soccorso in mare non sono state modificate dall’attuale governo».
(articolo in aggiornamento)
7 marzo 2023 (modifica il 7 marzo 2023 | 13:32)
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